Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Edoardo Viglione per Around the Game.
Il coach di Portland Chauncey Billups si sta impegnando nel dare a Scoot Henderson ciò di cui lui aveva bisogno. Come Scoot, infatti, anche Billups venne draftato come terza scelta assoluta, ma non ricevette il supporto di cui aveva bisogno. Dopo essere stato scelto dai Boston Celtics, Billups venne scambiato nel suo anno da rookie ai Toronto Raptors.
“Una delle cose principali che gli ho detto è stata “sarò per te ciò di cui io avevo bisogno quando avevo la tua età”. Necessitavo di qualcuno che sapesse cos’avrei dovuto fare, di qualcuno che mi aiutasse ad imparare bene il gioco e di qualcuno potesse essere paziente con me, ma non l’ho mai avuto. Gli ho detto che sarò quello di cui ha bisogno una terza scelta assoluta al draft di 20 anni. Gliel’ho promesso ed è ciò che sarò per sempre.”
– Chauncey Billups
Henderson era senza dubbio il miglior playmaker dell’ultima classe draft e l’opportunità di essere titolare in questi Portland Trail Blazers si è presentata quando a fine settembre la franchigia dell’Oregon ha scambiato la sua stella Damian Lillard ai Milwaukee Bucks. In questa prima preseason Scoot ha chiuso con 13.5 punti di media e 5.7 assist per partita.
E, per aiutare Henderson, i Trail Blazers offrono un gruppo di supporto unico per una point guard che sembra essere una garanzia di successo futuro. Partiamo dal coach, Billups è un playmaker veterano con 17 anni di carriera NBA alle spalle, è stato selezionato per cinque volte all’All Star Game e nel 2004 ha ottenuto il premio di MVP delle Finals quando vinse l’anello con i Detroit Pistons. L’assistant coach Scott Brooks, invece, ha giocato per 10 anni nel ruolo di point guard e in passato è stato un head coach con il merito di aver lanciato la carriera di Russell Westbrook. I Blazers, inoltre, hanno ottenuto via trade Malcom Brogdon, un veterano che è già pronto a fargli da mentore, come development coach hanno anche Pooh Jeter, ex point guard in NBA ed ex membro dei G League Ignite.
“Il supporto è tutto, specie se arriva dallo staff tecnico. È fantastico sapere che ti coprono le spalle. Chiunque nell’organizzazione dei Blazers, sia chi fa parte dello staff tecnico ed anche chi lavora dietro le quinte, danno molto ai giocatori. I medici ed il personale, ad esempio, si presentano in un modo che non ti aspetteresti. Sto osservando molto. Mi prenderò in carico tutta la pressione, ma sapendo che ho la loro fiducia li rispetterò anche molto di più.”
– Scoot Henderson
“Dobbiamo essere in grado di supportare i nostri ragazzi, dovevamo costruire un sistema che li supportasse intorno a loro e penso che siamo stati davvero bravi nel farlo. Sono entusiasta.”
– Chauncey Billups
Billups ha giocato alla University of Colorado per due stagioni e nel suo anno da sophomore, nel 1997, è stato anche inserito nel second team All-American. Nel draft dello stesso anno è stato selezionato come terza scelta assoluta dai Boston Celtics. Nel suo anno da rookie, come prevedibile, ebbe degli alti e bassi. Viaggiava con una media 11.1 punti, 4.3 assist e 2.3 palle perse a partita, ma il coach biancoverde Rick Pitino non ebbe la pazienza di aspettarlo e lasciarlo crescere. Voleva vincere subito e quindi spinse il front office a scambiarlo e così il 18 febbraio del 1998 i Celtics cedettero Billups, Dee Brown, Roy Rogers e John Thomas ai Toronto Raptors in cambio di una point guard più esperta come Kennedy Anderson e due centri quali Popeye Jones e Zan Tabak.
Billups ha giocato a Toronto, Denver e Minnesota dovendo affrontare anche diversi infortuni prima di trovare il sistema adatto a lui e confermarsi come point guard d’élite con i Detroit Pistons. In Michigan vinse l’anello nel 2004, ottenendo il premio di MVP delle Finals, ed i Pistons decisero anche di ritirare la sua maglia numero 1. Ad Andscape nel 2012 Pitino, il suo ex coach a Boston, tornò a parlare di quella trade.
“All’epoca non stavamo andando bene, eravamo in difficoltà e avevamo bisogno di più esperienza. Probabilmente è stato un errore, avremmo dovuto avere pazienza e rimanere con lui.”
– Rick Pitino
Sull’argomento ha rilasciato qualche dichiarazione anche Roy Rogers, oggi assistant coach a Portland, che in quel febbraio del 1998 venne scambiato insieme a Billups.
“Chauncey quell’anno fu la terza scelta assoluta al draft ed è stato scambiato prima della pausa dell’All Star Game. Oggi, nell’NBA attuale, questo non accadrebbe. È arrivato con grandi aspettative, ma Boston ci rinunciò subito. Oggi ci ridiamo e scherziamo sopra, ma Chauncey ha dovuto affrontare numerose trade prima di affermarsi in grande. Se tutto ciò non fosse successo sarebbe diventato comunque Mr. Big Shot? È stato scambiato ed ha subito diversi infortuni, tutto ciò che ha affrontato ha contribuito a renderlo più forte ed a plasmarlo nel giocatore che è diventato.”
– Roy Rogers
Scoot Henderson apprese della trade di Billups nel suo anno da rookie dopo la sconfitta contro i Phoenix Suns in preseason, ma rimase a dir poco sbalordito dalla notizia.
“Non sapevo che fosse successo, sono abbastanza sicuro che oggi sia abbastanza improbabile che accada. Probabilmente le cose erano diverse, ma oggi devi fare qualcosa di folle perché si verifichi.”
– Scoot Henderson
A Billups, inoltre, è stato anche chiesto di fare un confronto tra il sistema di supporto che ha Scoot Henderson a Portland e quello che aveva Chauncey nel suo anno da rookie a Boston.
“Non avevo niente di tutto questo, avevo tanta pressione addosso, avevamo subito l’esigenza di vincere ed avevo un allenatore che non aveva pazienza. Era un ottimo coach, ma senza pazienza, la quale è una condizione necessaria per i rookie, specie con quel ruolo. Non avevo un allenatore ed un assistente che fossero due buoni playmaker NBA. Pooh, inoltre, è stato suo compagno di squadra in G-League. Non avevo tutte queste cose per sentirmi a mio agio, se le avessi avute forse la mia carriera sarebbe stata differente.”
Chauncey Billups
Russell Westbrook, oggi playmaker dei Los Angeles Clippers, nel suo anno da rookie agli Oklahoma City Thunder era allenato da Scott Brooks, oggi assistant coach a Portland. Henderson era un grande fan di Russ e nel migliorare il suo gioco si è ispirato anche a lui. Secondo Brooks, Scoot ha tutte le qualità per essere una sorta di Westbrook 2.0 e crede che ci siano diverse somiglianze nel loro modo di giocare.
“Sono entrambi molto intelligenti, tenaci, competitivi e determinati. La loro voglia di allenarsi e migliorarsi è tanto grande quant’è quella di voler vincere, già questo è raro. Non si parla nemmeno del loro atletismo o delle loro caratteristiche fisiche, ci sono già così tantissime somiglianze. Ho allenato Russ da quando aveva vent’anni per otto stagioni, Scoot ne ha diciannove ed ha Chauncey che lo aiuta davvero a fare il salto. Ha tutto quello che desideri che abbia un giovane, quindi sappiamo chiaramente che è sulla strada per la greatness.”
– Scott Brooks
Billups ha detto ad Andscape che Lillard sarebbe potuto essere un grande mentore per Scoot qualora non fosse stato scambiato a Milwaukee. Lo stesso Dame, nei ringraziamenti fatti a Portland, ha attribuito grande merito per il suo sviluppo alle ex guardie Mo Williams ed Earl Watson che l’hanno preso sotto la loro ala all’inizio della sua carriera con i Blazers. Anche Scoot può contare su un playmaker esperto che gli sta già facendo da mentore: il neo arrivato da Boston Malcom Brogdon. Henderson ha detto che l’ex Pacers ha già iniziato ad insegnargli come muoversi in NBA e che gli abbia chiesto come sta gestendo le sue finanze. Al primo anno da rookie Scoot guadagnerà 9.8 milioni di dollari, ma il suo contratto quadriennale gli frutterà più di 44 milioni di dollari.
Brogdon ha già detto di essere davvero impressionato da quello che è Scoot Henderson.
“Spero di poter essere una presenza che lo possa tranquillizzare. L’altro aspetto a cui penso è la professionalità, voglio che capisca cosa significa essere un professionista. Sono un ragazzo che ha avuto successo e penso che Scoot ne possa avere ancora di più. Tutti vedono il suo talento, la sua esplosività ed il suo atletismo. Ciò che mi ha colpito tantissimo è la sua capacità nell’ascoltare le critiche, accogliere quelle costruttive ed interiorizzarle per poi correggere il suo gioco subito dopo. Penso che sia incredibilmente umile, quando gli parli ti guarda negli occhi. È cresciuto bene e ha tante basi dietro di sé che gli danno una grandissima fiducia.”
– Malcom Brogdon
Scoot, dal canto suo, ha affermato che trarrà beneficio da tantissime qualità di Brogdon. L’ultima, ma non per importanza, aggiunta nel sistema di Portland è Pooh Jeter, ex playmaker che ha giocato due anni con Scoot in G-League. Per coincidenza i Blazers hanno assunto lui come player development coach e assistente GM per quanto riguarda la loro squadra affiliata in G-League due settimane prima che Scoot venisse draftato, il quale era felicissimo di ritrovare qualcuno che già conosceva bene.
“Pooh mi parla sempre durante la partita. Contro i Suns mi diceva di respirare, mi copre le spalle come se fosse mio fratello maggiore e lo tratto proprio in questo modo. Mi ha sempre rispettato sia come giocatore che come persona, mi ha preso velocemente sotto la sua ala. In G-League come coach avevo Jason Hart (ex playmaker NBA), quindi son sempre stato circondato da giocatori che conoscessero bene il gioco. Sto cercando di rendere orgogliosi anche loro.”
– Scoot Henderson
La prima scelta assoluta al draft Victor Wembanyama può contare a livello locale sulle ex stelle degli Spurs come Tim Duncan, David Robinson, Manu Ginóbili o Tony Parker, ma non c’è nessun rookie che può contare su un sistema di supporto migliore ogni giorno come Scoot Henderson.