Traduzione da: Celtics Blog

Con Smart da point guard titolare, i Boston Celtics sono stati una buona squadra l’anno scorso. Anzi, un’ottima squadra: durante la stagione 2022/23, i bianco-verdi erano il secondo miglior attacco (117.3 punti segnati per 100 possessi) e la seconda miglior difesa (110.6 punti concessi per 100 possessi), totalizzando il dato più alto della lega per Net Rating (+6.7).

Insomma, niente male, no? Considerando le mosse di mercato di Brad Stevens negli ultimi due mesi, peró, la risposta sembra che sia stata: niente male, sì, ma non abbastanza. Il President of Basketball Operations, infatti, ha dato una scossa al roster con lo scambio più importante da quando è passato dalla panchina alla scrivania: l’affare che ha portato all’addio di Marcus Smart, direzione Memphis, e all’arrivo al TD Garden di Kristaps Porzingis (QUI i dettagli dell’affare).


Il tutto ha avuto senz’altro origine nelle insicurezze e negli alti e bassi emersi durante gli ultimi Playoffs, in cui i Celtics hanno mancato l’accesso alle NBA Finals venendo eliminati dai Miami Heat. Nel corso della post-season, sia l’attacco sia la difesa hanno avuto un preoccupante calo: nelle tre serie disputate l’Offensive Rating è passato da 118.8 (contro gli Hawks) a 117.4 (Sixers) e infine a 112.2 (Heat); nell’altra metà campo, sono stati concessi 114.3, 107.9 e 116.6 punti ogni 100 possessi. Dati altalenanti e distanti dagli standard in stagione regolare, dunque.

Certo, in questi numeri si riflettono tante cose: i matchup, gli infortuni, gli aggiustamenti, l’andamento delle serie. D’altra parte, la fatica con cui Boston si è liberata di Atlanta (4-2) e Philadelphia (4-3) ha destato un diffuso scetticismo verso questa squadra, esploso durante le Conference Finals contro Jimmy Butler e compagni.

Un aspetto particolarmente negativo è stata la gestione del clutch time per la squadra di coach Joe Mazzulla. In Regular Season l’andamento dei Celtics nelle partite punto-a-punto era stato abbastanza buono (24-13, +4.6 Net Rating, ottavo dato della lega), ma nei Playoffs è cambiata la musica: 40 “clutch minutes” giocati e un pessimo -11.4 Net Rating. E non è un caso se le due finaliste di quest’anno, Miami e Denver, fossero la seconda e terza nel clutch time durante tutta la stagione (rispettivamente 32-22 e 22-15, con Net Rating di +14.7 e +10.4).

Detto di tutti questi problemi, ovviamente nessuno pensa che la colpa sia di Marcus Smart. Anzi, negli ultimi anni il numero 36 è stato protagonista di ampi miglioramenti, soprattutto nella metà campo offensiva, che hanno aiutato i Celtics ad essere una squadra competitiva ai massimi livelli, più di quanto non lo sia mai stata durante l’era Brad Stevens (coach). Il front office e lo staff tecnico, peró, hanno capito che era diventato necessario un cambiamento, e che il momento era inequivocabilmente giunto.

Lo scambio per Porzingis ha consegnato a coach Mazzulla un roster che sarà strutturato in modo differente rispetto agli ultimi due anni, sacrificando la profondità nel backcourt per ottenere un lungo con caratteristiche diverse da quelle degli altri già a roster. Aprendo un nuovo ventaglio di possibilità tattiche ai bianco-verdi.

Ora, non rimane che aspettare di poter valutare tutto ciò sul campo. Ancora qualche settimana (il debutto in Preseason è atteso per l’8 ottobre, quello in Regular Season per il 25 ottobre), infortunio di Porzingis permettendo, e giungerà quel momento.