I Philadelphia 76ers ci riprovano ancora una volta. Le ambizioni sono le medesime degli ultimi anni, e il sogno è ormai ossessione: vincere l’anello.

FOTO: NBA.com

Offseason

Per arrivare alla terra promessa, il roster ha visto l’aggiunta di PJ Tucker con un curioso 3×30 come starter al posto di Danny Green, spedito a Memphis. A dare una mano nelle rotazioni sono arrivati De’Anthony Melton, Danuel House e Montrezl Harrell, mentre – oltre al già citato Danny – hanno salutato DeAndre Jordan e Paul Millsap, dopo un’esperienza totalmente fallimentare che ha visto il suo culmine nella tragica serie giocata da DeAndre negli scorsi Playoffs a seguito dell’infortunio di Joel.

I momenti successivi all’ennesima uscita al secondo turno hanno trovato la loro sublimazione nei riferimenti continui di Doc Rivers e Joel Embiid alla “toughness”, la cui mancanza nella squadra sarebbe (secondo loro) il motivo delle mancate vittorie. Il mercato è andato dietro a questa curiosa interpretazione, mantenendo un andamento orientato, più che su questioni tecniche e di campo, sulla durezza.


Concetto completamente estraneo a chi scrive, ma su cui l’head coach ha tentato di fornire delucidazioni:

“Penso che, quando la gente dice ‘dobbiamo essere duri’, intenda fisicamente. Ma è spesso mentale. Più duri, più scaltri, più attenti mentalmente. Questo è quello che intendo quando uso la parola ‘più duri’. Una parte è anche fisica, certo, dobbiamo essere più fisici, ma gran parte di questo è mentale. Quello che succede riguarda la stanchezza mentale, e PJ è qui per questo. Ha un’estrema concentrazione, ha portato molta energia al nostro team.”

Doc Rivers, su “The Woj Pod

Per costruire, con il pochissimo spazio di manovra a disposizione, un roster che soddisfacesse i desideri di Joel e Doc, Daryl Morey si è pesantemente affidato ai “suoi” Rockets con le aggiunte di PJ e House (in misura minore, Harrell). Quella squadra aveva però una guida tecnica che puntava forte sul movimento di palla e sul creare tonnellate di tiri da tre punti, cosa che Doc non sembra propenso a voler fare, tanto è vero che l’attacco della “sua” Philly è statico e ha uno dei pace più bassi della lega (25° nel 2021/22).

Key Factors

  • Rotazioni delle ali

Tra Media Day e Training Camp sono già emerse delle indicazioni sullo starting five, che dovrebbe essere quello dello scorso anno, ma con PJ al posto di Danny. La questione che è balzata subito agli occhi è la sistemazione di due forwards come Tobias Harris e Tucker.

Doc non ha tardato a risolvere la questione dichiarando a “The Painted Lines”:

“Abbiamo provato diverse cose per i 4 con Reed e Joel, poi con Joel, Harris da 4 e PJ da 3. Direi che [PJ] è più un 3 che un 4, e noi vogliamo che lui occupi gli spazi dove si sente a proprio agio”

Il fido Harris, sentito sulla questione, ha detto che non c’è differenza tra le ali nel basket di Rivers, e che quindi di fatto lui e PJ sono intercambiabili.

Successivamente è arrivato ovviamente il turno di Joel, che ha fatto sapere come il suo target sia fare dei Sixers la prima difesa della Lega. Il proponimento è nobile, ma i problemi difensivi di Philadelphia, su tutti un backcourt che – senza mezzi termini – è un telepass, non potranno sparire con la semplice aggiunta di PJ.

Certamente il veterano aiuterà con la disastrosa questione rimbalzi della squadra (29esima nella lega lo scorso anno), e potrà prendere in consegna per minuti consistenti, se il fisico lo sorregge, la superstar della squadra avversaria. Ma da qui a diventare la miglior difesa della lega ce ne passa. Non sarebbe del tutto impossibile con un quintetto differente ma, stanti gli starter, è molto difficile immaginarsi questo tipo di performance.

  • fluidità e spaziature

Certamente Doc nei primi giorni è sembrato più consapevole di certi limiti che le sue scelte hanno imposto ai Sixers. Un buon esempio è la conversazione in favor di telecamere avuta con Harden: Doc ha chiesto al Barba se fosse d’accordo sul fatto che la squadra si stata pessima nei passaggi in post perché “non siamo stati buoni passatori”, sottolineando come, con il concetto di “1 in, 4 out”, questa squadra dovrebbe schiacciare gli avversari ma, quando ha provato, non ha funzionato.

L’analisi di Rivers è giusta, ma sembra guardare più il dito, che la luna. Due dei cinque titolari di Rivers, Tyrese Maxey e Harris, sono due pessimi passatori quando si tratta di servire il post e, inoltre, non sono due buoni spaziatori, eppure hanno sempre avuto il posto garantito dall’allenatore.

È evidente che, se Doc vuole implementare questa strategia, deve fare scelte diverse, circondando Joel di tiratori che non necessitino di avere a lungo la palla in mano. In questo caso, diventerebbe più che spendibile anche Matisse Thybulle, che sugli assist di Harden ha segnato da tre punti con un insensato 42.9% nella passata Regular Season.

Sicuramente il fatto che Doc sembri rendersi conto di determinate cose poco curate nella scorsa stagione fa ben sperare. Starà poi a lui trovare degli aggiustamenti e proporre qualche esperimento che possa tornare utile anche ai Playoffs.

  • variazioni sul tema

Sul campo del Training Camp si è vista, e questa è una novità assoluta, una sperimentazione molto spinta con un quintetto composto da Jaden Springer, Melton, Thybulle, Furkan Korkmaz e Paul Reed. Fantascienza assoluta rispetto alla tradizione Riversiana. La speranza è che possa essere l’inizio di un laboratorio di basket finalmente libero e funzionante nelle facilities di Philly e, con un esercizio di wishful thinking, chi scrive vuole immaginare che – anche a telecamere spente – si provino cose diverse da quelle ripetute e viste ad libitum fino ad ora, ascendendo ad un livello superiore di basket.

Livello dove si possano vedere cose come Melton di fianco ad Harden con Thybulle o Korkmaz, a seconda delle necessità del momento, e PJ sotto con Joel; o la grande tradizione philadelphiana rivisitata con Maxey à-la-Iverson, circondato da Melton, House, Reed e Thybulle, consentendogli di essere totalmente libero di crearsi tutti i tiri che vuole, non essendo assolutamente un giocatore “da set”. O, ancora, una second unit che abbia minuti con Harris da portatore e che esplori il pick&roll con Harrell, essendo (parere personale) Tobias un giocatore sottovalutato in questa situazione. La qualità del roster consente diverse variazioni sul tema e ci si augura che l’essersi trovati senza soluzioni alternative al Piano A nei Playoffs abbia lasciato un’eredità importante alla guida tecnica di questa squadra.

Depth Chart

Ad ogni modo, la stagione comincerà sicuramente con delle gerarchie precise ereditate dalla scorsa stagione e, almeno inizialmente, questa dovrebbe essere la depth chart:

STARTER2ND3RD4TH5TH
James HardenDe’Anthony MeltonShake MiltonFurkan KorkmazJaden Springer
Tyrese MaxeyFurkan KorkmazMatisse ThybulleDe’Anthony MeltonJaden Springer
PJ Tucker Matisse Thybulle Danuel House Furkan KorkmazTobias Harris
Tobias HarrisPJ TuckerPaul ReedGeorges NiangMichael Foster jr
Joel EmbiidPaul ReedMontrezl HarrellPJ Tucker
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Siamo ormai all’inizio del nono anno di Process, e la finestra si restringe sempre di più. È decisamente il momento, per i Philadelphia 76ers, di giungere alla terra promessa, guidati da quella che deve essere la stagione dell’ingresso nell’Olimpo dei grandissimi per Joel Embiid e James Harden.

Go Sixers!