Altra estate, altre pesanti decisioni da prendere in casa Clippers per mantenere e potenziare un roster a caccia del titolo NBA.
Questo contenuto è tratto da un articolo di Josh Douglas per The Lead, tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game.
Dopo un’altra stagione deludente e condizionata dagli infortuni dei protagonisti, i Los Angeles Clippers si trovano, ancora una volta, davanti a grandi decisioni da compiere. Tra le tante, ce n’è una da non prendere affatto: mandare tutto all’aria.
Gli infortuni che hanno colpito Kawhi Leonard e Paul George sono stati molto frustranti, ma i due sono ancora affidabili al punto giusto per costruirci attorno una squadra da titolo. The Klaw, nelle poche partite giocate al primo turno contro i Phoenix Suns, ha dimostrato di essere ancora in grado di classificarsi come il migliore sul parquet, anche contro Kevin Durant e Devin Booker. Quando c’è, insomma, è ancora un giocatore di livello assoluto.
Lo stesso è valso per Paul George e per la sua ultima run di Playoffs degna di nota, quella del 2021: in quell’anno PG non solo ha portato i Clips alla prima finale di Conference della loro storia, ma è anche diventato uno dei soli 4 giocatori ad aver segnato almeno 20 punti in 18 gare consecutive di post-season assieme a Michael Jordan, Kobe Bryant e Kevin Durant.
I campioni NBA degli ultimi anni hanno spesso dovuto affrontare infortuni nel corso delle stagioni antecedenti o successive al titolo. I Los Angeles Lakers e i Golden State Warriors, per esempio, hanno vissuto annate molto altalenanti, dimostrando però che basta un anno giusto per dimostrarsi migliori di tutte le altre squadre.
I Lakers, dopo il 2020, sono usciti al primo turno contro i Phoenix Suns anche a causa di pesanti infortuni di LeBron James ed Anthony Davis, acquisendo poi Russell Westbrook in estate e tornando competitivi solo nel corso di quest’anno, dopo aver cambiato molte cose (e aver salutato Russ). L’arrivo di Rui Hachimura e compagni è coinciso con lo stato di migliore forma di James e AD, e ciò ha permesso loro di volare alle Conference Finals.
Per Golden State il discorso è simile: nel 2019 l’assenza di Kevin Durant (e Klay Thompson in Gara 6) contro i Toronto Raptors in finale li ha privati del titolo; poi, dopo sole 5 partite e una parziale ricostruzione estiva, Stephen Curry si è rotto il polso e si è aggiunto a Klay nella lista degli infortunati per tutta la stagione.
L’anno dopo la squadra ha nuovamente mancato i Playoffs, perdendo sorprendentemente contro i Memphis Grizzlies ai Play-In per poi trionfare nel 2022 grazie al ritorno di Klay Thompson e all’esplosione definitiva di Andrew Wiggins.
Due storie simili, colmate col titolo. Anche se, si sa, non sempre finisce così. Guardiamo i Brooklyn Nets, apparentemente risorti da anni di crisi dopo l’arrivo di tante superstar ma convinti a smantellare tutto dopo due anni di insuccessi causati anche dagli infortuni.
C’è una differenza tra Nets e Clippers: se i primi hanno voluto dimenticare tutto puntando su giocatori giovani e soprattutto sul recupero di scelte al Draft, sacrificando tanti asset importanti nelle trade, come possono comportarsi i secondi, non potendosi assolutamente permettere di scambiare le loro stelle? Se succedesse, il ritorno non potrebbe mai compensare il loro addio, perché attualmente il loro valore porterebbe a materiale di livello inferiore.
Finché George e Leonard resteranno, la priorità sarà puntare al titolo. Non ci sono giocatori che, scambiati per queste due superstar, potrebbero far sperare lo stesso a Steve Ballmer. L’opzione, eventualmente, sarà quella di sacrificare un po’ di profondità per qualche upgrade in diversi ruoli. E, si sa, la profondità è sempre stato un tema ricorrente in casa Clips.
Con l’avvicinarsi del Draft, potremmo vederne delle belle. Il nuovissimo Intuit Dome sarà pronto per la stagione 2024/25, e i Clippers, sperando che il trasferimento porti anche un po’ di fortuna, vogliono e devono inaugurarlo al meglio.