Questo contenuto è tratto da un articolo di Ben Mertens per Welcome to Loud City, tradotto in italiano da Edoardo Viglione per Around the Game.


FOTO: NBA.com

Ovviamente avrebbe poco senso definire “vincente” un roster che su 17 partite ne ha vinte 6, però solamente un mese fa sentivamo dire che gli Oklahoma City Thunder avrebbero potuto raccogliere pochissime vittorie in questa stagione. E invece, attualmente sono a ridosso della zona Play-In.


La motivazione di ogni previsione su OKC risiedeva nei tanti giovani presenti a roster e nel fatto che dovrebbe essere nell’interesse della franchigia vincere meno partite possibili, in modo da ottenere una scelta alta al Draft il prossimo anno. Tanti giornalisti, secondo questa logica, hanno erroneamente paragonato questi Thunder ai 76ers di Sam Hinkie nella famosa era del “Process”, basandosi sull’idea che Oklahoma non ha aggiunto veterani o role player ad un roster che l’anno scorso ha vinto solamente 22 partite sulle 72 disponibili.

Secondo molti, i Thunder avrebbero fatto peggio di squadre come i Rockets (1-16), che hanno tenuto Eric Gordon (perché nessuno lo voleva) e firmato Daniel Theis, oppure dei Pistons (4-13), che con Jerami Grant a roster hanno preso dalla free agency Kelly Olynyk e Trey Lyles. Per il momento, però, OKC è sembrata più competitiva di queste due squadre, per i risultati ottenuti e non solo. Tutto questo solo per ricordare che OKC sta facendo molto meglio di franchigie che molti opinionisti ritenevano superiori.

Nei Rockets, la seconda scelta assoluta Jalen Green e Alperen Sengun formano lo young core insieme a Jae’Sean Tate, Kenyon Martin e Christian Wood. Nel roster è presente anche John Wall, il quale al momento non sta giocando e sta vivendo una situazione simile a quella di Al Horford a OKC nella stagione precedente. Tutti questi giovani hanno un ottimo potenziale: Green, in primis, può essere una futura superstar, ma nessuno al momento è già al livello di Shai Gilgeous-Alexander. Lo stesso discorso si può fare per Detroit, e per la sua stella nascente Cade Cunningham.

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Shai sta vivendo la sua stagione peggiore dal punto delle percentuali al tiro, ma molto è dovuto alle attenzioni che le difese possono concentrare sul canadese. Di questo ne ha approfittato Luguentz Dort, che invece è sembrato migliorato in attacco. Nonostante sembri più confidente al tiro, da tre punti Lu continua a non avere una percentuale ottimale ed è molto altalenante; in compenso, dentro il pitturato è cresciuto vistosamente, tirando circa con il 60% al ferro e “short mid-range”. Probabilmente questi numeri caleranno, ma Dort sta mostrando una sicurezza sempre maggiore anche dal palleggio, e questo fa ben sperare per lo svilupo del suo tiro.

L’aspetto che incide maggiormente sul sorprendente avvio di stagione di OKCè la difesa, la 14esima dell’NBA. Potrà mantenere questi dati? Probabilmente sì.

Dort è un ottimo difensore, Shai sta avendo un buon impatto nella propria metà campo e ha mostrato diversi miglioramenti. Il rookie Josh Giddey ha un fisico e un’apertura alare che lo aiutano, anche se soffre nella difesa sulla palla. Darius Bazley sta deludendo nella fase offensiva, ma è un eccellente difensore, sta ritoccando il proprio career-high nelle stoppate e e sa difendere bene contro le guardie e le ali avversarie.

Oklahoma riesce a proteggere bene il pitturato, con gli avversari che prendono meno del 30% dei tiri al ferro, facendo dei Thunder la quinta squadra migliore in questa statistica.

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A questo punto, cosa ci possiamo aspettare dalla stagione dei Thunder?

Le loro 6 vittorie su 17 partite si possono proiettare in un ipotetico 29-53 a fine stagione. Non abbastanza, ovviamente, per avvicinarsi alla zona Play-In, che comunque non era e non è l’obiettivo della stagione di OKC. I Thunder finiranno in Lottery e magari durante il finale di stagione cercheranno di aumentare le loro chance di ottenere una pick alta.

Questo, comunque, è solamente il punto di partenza per la giovane squadra di coach Daigneault. E quanto dimostrato finora fa ben sperare per il futuro.