L’esperienza degli Warriors contro l’euforia dei Grizzlies, i 5 fattori che decideranno la serie.

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E’ arrivato il momento dell’apertura delle danze del secondo turno dei Playoffs 2022.

Facendo affidamento sul record accumulato durante la Regular Season, tra le quattro serie in procinto di iniziare, a promettere il livello più alto è proprio quella che vedrà affrontarsi i Memphis Grizzlies e i Golden State Warriors, con rispettivamente il secondo e il terzo miglior andamento in stagione regolare.


Se i Grizzlies, dopo un finale di stagione straordinario, hanno mostrato qualche difficoltà a superare il primo turno, gli Warriors sono invece apparsi incandescenti al debutto ai Playoffs, a discapito di una chiusura di Regular Season un po’ zoppicante.

Ogni serie Playoffs però ha la sua storia, e a fare la differenza a volte sono il modo in cui le squadre si incastrano tra di loro. Dunque, anche se Stephen Curry e compagni sembrano sulla carta superiori, lo sgambetto da parte di Memphis potrebbe palesarsi da dietro l’angolo.

Proviamo quindi a individuare cinque fattori, tattici e non solo, da considerare potenzialmente decisivi ai fini del risultato finale.

1 – Le scelte difensive su Ja Morant (e Desmond Bane)

Nonostante la serie sottotono (almeno sotto il punto di vista della realizzazione) giocata contro i Minnesota Timberwolves, chiusa a 21.5 punti di media con 49% scarso di True Shooting, il pericolo numero uno per le difese avversarie rimane Ja Morant.

Le scelte difensive su di lui sono decisive anche e soprattutto perché influenzano le conseguenti scelte sui suoi compagni, su tutti Desmond Bane, che ha meravigliato la lega chiudendo il primo turno a 23.5 punti di media, grazie soprattutto a una percentuale dal perimetro che tocca il 48%.

L’exploit di Bane non è avvenuto casualmente, o almeno non del tutto, ma è invece almeno in parte frutto del modo in cui Minnesota ha difeso il Pick&roll di Morant per l’intera serie, ovvero portando l’uomo del rollante al livello del blocco, per evitare al Most Improved Player la penetrazione in area. Come potete vedere dal video in basso, risalente a qualche giorno fa, coach Taylor Jenkins ha risposto posizionando un tiratore mortifero come Bane sul lato debole, pronto a sfruttare le dovute rotazioni sul rollante del Pick&roll.

Come risultato, nel corso delle sei gare giocate contro i Timberwolves, i Grizzlies hanno prodotto 1.09 punti per possesso dai Pick&roll condotti da Morant, in crescita rispetto ai 0.96 della Regular Season.

La soluzione scelta da Finch non può dunque essere quella definitiva per diminuire significativamente la pericolosità dei ball-screen di Memphis.

Un’altra opzione sul tavolo è la conservativa drop coverage, che prevede il lungo a proteggere il pitturato, e permette agli altri giocatori di non lasciare tiratori eccessivamente smarcati sul perimetro. La drop coverage è un’alternativa solida quando a portare la palla è un giocatore senza particolari doti nel tirare dal palleggio, ed è proprio il caso di Ja Morant.

Nonostante ciò, Il numero 12 riesce talvolta a punire questo tipo di difesa grazie all’uso del floater in corsa, un tipo di conclusione di cui ormai è diventato specialista.

Per tentare di impedire un comodo floater al prodotto di Murray State, gli ingredienti sono una posizione del lungo non troppo profonda e una buona capacità del suo marcatore di passare sul blocco. Ad occuparsi del secondo compito dovrebbero essere per la maggior parte del tempo Andrew Wiggins e Gary Payton II; il primo ha la taglia e la fisicità dalla sua, il secondo la rapidità quasi equiparabile a quella di Ja.

La terza e ultima carta difensiva, da adottare con i quintetti small, prevede invece i cambi su tutti i blocchi, con l’obiettivo di costringere Ja Morant e i Grizzlies a giocare in isolamento. Guardando i numeri della Regular Season, in cui Memphis ha prodotto 1.02 punti per possesso dagli isolamenti della sua superstar (76esimo percentile), non sembrerebbe l’idea del secolo; tuttavia, durante il primo turno, complice il sapiente contenimento dei difensori dei Timberwolves, nei 18 possessi in cui Morant è stato costretto all’isolamento la squadra ha prodotto solamente 0.44 punti per possesso.

La verità è che probabilmente nessuna delle coverage difensive proposte sopra rappresenta la soluzione perfetta. La bravura di Steve Kerr e degli Warriors starà nel saper alternare i vari tipi di difesa a seconda del momento della partita e del quintetto avversario. Ad esempio, la drop coverage potrebbe essere affidabile nella prima parte di gara, mentre show e switch potrebbero essere preferibili con l’andare del secondo tempo.