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Questo contenuto è tratto da un articolo di Jeff Clark per Celtics Blog, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.



Guardando alle mosse di mercato finora compiute dai Boston Celtics, non si può partire che dalla trade che ha portato Malcolm Brogdon al TD Garden, in cambio di Daniel Theis, Aaron Neismith, Nik Stauskas, Malik Fitts, Juwan Morgan e una scelta al primo giro del Draft 2023.

Per Brad Stevens e soci si tratta certamente di un grande affare. L’opinione diffusa a Boston è che, con tutto il rispetto per Theis, che alla sua seconda esperienza a Boston si è calato bene nel ruolo affidatogli da coach Ime Udoka, e con i migliori auguri a Naismith e agli altri giovani, aggiungere Brogdon a un roster reduce dalle NBA Finals, sostanzialmente senze perdere nessun giocatore in rotazione, è stato davvero un bel colpo.

Brodgon si adatta perfettamente al sistema e alle esigenze di questi Celtics. Solido difensivamente, porta quel playmaking tanto desiderato dai bianco-verdi sul mercato, e in più è un ottimo tiratore. L’aspetto più preoccupante riguarda le sue condizioni fisiche (qui un parere medico a riguardo), essendo stato il giocatore spesso limitato dagli infortuni durante la sua carriera.

Il contratto di Brogdon aveva perso valore per una franchigia in rebuilding – anzi, per citare Kevin Pritchard, in retooling – come gli Indiana Pacers, ma non per una contender alla ricerca del tassello mancante per raggiungere il titolo. Specialmente quando il costo del suo arrivo è così contenuto.

I Celtics ora hanno con Marcus Smart, Derrick White e Malcolm Brogdon (e Payton Pritchard) un reparto guardie profondo e decisamente più completo. Non si conoscono ancora le intenzioni di coach Udoka sulle future rotazioni, ma l’abbondanza di alternative è un’ottima notizia per una squadra che aveva una rotazione molto ridotta nei Playoffs.

A questa abbondanza contribuisce anche l’altro nuovo arrivato: Danilo Gallinari. L’ala italiana si è sempre dimostrata un tiratore affidabile nel corso di tutta la sua carriera, giocando da ala piccola o da stretch-four; anche se ha perso un pò di esplosività nel primo passo, rimane un giocatore con punti nelle mani e capacità di costruirsi un tiro, doti che faranno comodo a Udoka in uscita dalla panchina.

Difensivamente, Gallinari ha perso molta mobilità nel corso degli anni, ma su un minutaggio ridotto e integrato in un sistema come quello dei Celtics, a Boston avrà modo di valorizzare il suo gioco offensivo senza che i suoi limiti nell’altra metà campo diventino un peso insostenibile.

Ora, a Boston servirebbe solo aggiungere un’altra ala con esperienza per allungare le rotazioni, oppure un centro, data la partenza di Theis (anche se le presenze di Robert Williams e Al Horford sembrano una garanzia). In ogni caso, il giocatore dovrebbe provenire dalla free agency: un veterano al minimo salariale. Adesso che i Celtics possono attrarre veterani alla ricerca di un’opportunità per vincere l titolo, ottenere dei role player affidabili sarà più facile.

Attendendo di capire se Grant Williams firmerà un’estensione salariale e se Payton Pritchard sarà coinvolto in una trade (più realisticamente, nel caso, alla trade deadline), il lavoro svolto fin qui da Brad Stevens e soci è stato eccellente. 

Può sembrare un’esagerazione, ma pensando alla trade tra Jazz e Timberwolves per portare Rudy Gobert a Minneapolis, quanto fatto da Stevens negli ultimi 2 anni meriterebbe un applauso. In cambio di tre Draft picks ed uno swap ha ottenuto Horford, White e Brogdon.

Niente male, Brad.