La squadra di Los Angeles si prepara ad un estate complicata, in cui dovrà cercare di rinforzare la squadra nonostante il limitatissimo spazio salariale. Ecco alcuni dei nomi più chiacchierati, in attesa di una svolta che dovrebbe arrivare dopo il Draft.

I Los Angeles Lakers sono certamente da annoverare come i più grandi delusi della stagione appena conclusa. Partiti con l’idea di tornare a competere per la vittoria finale dopo il successo nella Bolla di Orlando, la loro stagione si è articolata in maniera spesso surreale, terminando con l’esclusione anche dai Play-in, ultimo appiglio per raggiungere una post-season oggettivamente immeritata.
Nonostante le difficoltà tecniche, tuttavia, il gruppo – guidato a partire dall’estate da coach Devin Ham – non dovrebbe subire particolari sconvolgimenti, a causa della difficilissima situazione salariale della squadra.
Los Angeles, infatti, presenta al momento solamente cinque giocatori sotto contratto (LeBron James, Anthony Davis, Russell Westbrook, Talen Horton-Tucker e Kendrick Nunn, che ha da poco ufficializzato la propria permanenza tramite player option) per un totale di 147 milioni in stipendi, una cifra che – nonostante il numero esiguo di atleti con un accordo – pone la franchigia californiana già alle soglie del limite minimo per la luxury tax. E la situazione si fa ancora più grigia immaginando una permanenza prioritaria di Malik Monk.
Anche quest’anno, quindi, a meno di clamorosi stravolgimenti dell’ultimo minuto, i gialloviola si troveranno costretti a lavorare con pochissimo margine di manovra e a pagare un salatissimo conto alla NBA per aver sforato i limiti del cap. Proprio per evitare di incorrere in tassazioni ancora più elevate – aggravate anche, da regolamento della Lega, a causa della recidività – LA sta imbastendo operazioni in grado di abbassare, seppur leggermente, il monte ingaggi per la stagione in corso. Ecco alcuni dei nomi più chiacchierati.
La Rotazione: Stanley Johnson ed il mini-camp
Prima di buttarsi sulle situazioni più scottanti – tra cui l’agognata ricerca di un paymaker in grado di togliere a Westbrook e James l’onere della conduzione dal palleggio – il front office dei Lakers ha deciso di risolvere il problema della rotazione, ingolfata lo scorso anno di veterani all’ultima chiamata ormai lontani dall’avere un impatto positivo.
Proprio per evitare le decadenti sorprese dell’ultima stagione, la squadra ha organizzato un mini-camp per testare possibili free agent in cerca di nuove avventure. Il camp – come riportato da JD Shaw di Hoops Rumors – ha visto come protagonisti otto giocatori, tra cui spiccano alcuni nomi molto noti e già associati ai Lakers.
“I Lakers hanno tenuto un mini-camp ieri con l’ex-seconda scelta assoluta Derrick Williams, Darren Collison, Justin Tillman, Craig Randall II, Sindarius Thornwell Olivier Sarr, Antonio Blakeney e Jaylen Adams.”
Se alcuni nomi non daranno particolari ricordi ai più – e difficilmente vestiranno la maglia gialloviola – è da sottolineare come, nonostante il fallimentare 10-day contract della scorsa stagione, Darren Collison sia ancora considerato uno dei candidati per quel ruolo di backup point guard che fu di Rajon Rondo.
Accanto a questi giocatori osservati, tuttavia, bisogna certamente fare il punto sulle conferme che avverranno per rimpolpare la rotazione. I papabili per un ritorno alla Crypto.com Arena sono tre: Stanley Johnson, Wenyen Gabriel e Austin Reaves.
Tutti e tre, infatti, dispongono sul proprio contratto di team option decisamente cap-friendly (Johnson, il contratto più remunerativo dei tre, supera di poco i 2 milioni di dollari) e non sembra in discussione la propria permanenza, considerando anche l’ottimo apporto in termini di energia dato nei momenti di maggiore difficoltà della squadra.
Con Nunn già confermato, i tre restanti e un paio degli invitati ai mini-camp (oltre a qualcuno che potrebbe raggiungere la California via trade) la second unit sembra essere quindi già praticamente delineata, lasciando a Pelinka spazio per occuparsi dei problemi più pressanti
Taxpayer MLE: Batum o Irving?
In una situazione di cap così stretta, l’unico contratto veramente “spendibile” da parte di una franchigia è quasi sempre la taxpayer midlevel exception, eccezione salariale da 6.3 milioni annui.
Anche Los Angeles, ovviamente, sta cercando in questa fase di trovare il profilo giusto a cui dare quello che al momento si profila come l’ultimo contratto sopra al minimo rimastole a cap. Oltre al sopracitato Monk, i nomi da fuori che si fanno al momento sono sostanzialmente due, di cui uno più vicino alla boutade fantacestistica che alla verità: Nicolas Batum e Kyrie Irving.
Il francese, che ha giocato la scorsa stagione con i Los Angeles Clippers, ha infatti declinato la player option sul proprio contratto, diventando di fatto unrestricted free agent.
Come riportato da Chris Haynes, tuttavia, il giocatore non dovrebbe avere troppe remore a firmare un nuovo accordo con i Clips, organizzazione per cui ha avuto solamente parole d’affetto e che lo considera come un leader imprescindibile dello spogliatoio. Al momento, quindi, pur monitorando la situazione e gradendo il giocatore, la Los Angeles gialloviola parte con un passo indietro rispetto ai “cugini“.
Al contempo, non si può non riportare – per quanto con tutte le precauzioni del caso – quanto emerso nella giornata di ieri dal notissimo insider Adrian Wojnarowski sul caso-Irving. Secondo il reporter di ESPN, infatti, proprio Los Angeles sarebbe una delle destinazioni preferite dal playmaker newyorchese in caso di rottura totale con Brooklyn (e quindi di impossibilità anche di orchestrare una sign-and-trade).
“Se non riuscisse a far sign-and-trade e rompesse non avrebbe molte opzioni, non ci sono squadre con particolare spazio. E le poche squadre che ne avrebbero non gli interessano (e lui non interessa a loro). Ora, i Lakers sono da considerare la maggiore minaccia per Kyrie in questo momento, ma questo vorrebbe dire ridursi lo stipendio di circa 30 milioni rispetto all’accordo attuale a Brooklyn (36.5). Potrebbe firmare la taxpayer MLE. Ora, so che qualcuno potrà dire che i giocatori non lasciano sul piatto tutti quei soldi, ma Kyrie ha rinunciato a 17 milioni lo scorso anno a causa del rifiuto del vaccino, perdendo anche un accordo con Nike. Penso che sia una possibilità, lui fa le cose diverse in carriera. Ci sono però delle possibilità di accordo con i Nets.
– Adrian Wojnarowski
Per quanto sia veramente difficile che il giocatore accetti una riduzione di stipendio di questo tipo, quindi, bisogna considerare anche Irving per la MLE, accordo che si staglia ormai come possibile fulcro della Free Agency dei Lakers.
Ciò che rende davvero difficile il tutto è che, anche in base alle notizie delle ultime ore, per Ky si parli sempre di una opt-in&trade, e cioè di una conferma della player option da $36.9 milioni prevista per la prossima stagione per poi approdare altrove tramite uno scambio. Come si può dedurre, i Lakers non hanno asset da offrire per un’eventuale trade, e l’unico modo in cui possano arrivare a Irving è molto articolato, con quest’ultimo che dovrebbe essere girato ad una squadra con asset, possibilmente in rebuilding, per poi venire tagliato e firmare al minimo o al prezzo della MLE.
Sebbene questa opzione appaia improbabile, così come l’opt-out dalla player option – insensato per un giocatore che ha perso decine di milioni in multe lo scorso anno, la follia della situazione permette quantomeno di speculare su quel che sarà – oltre che sponda Lakers, anche sponda Brooklyn.
Le Trade: Brogdon ed il ritorno su John Wall
Al di là della difficilissima operazione-Kyrie, appare ormai evidente la ricerca dei Lakers di una point guard pura in grado di portare creation secondaria e tiro da fuori.
Tra i nomi più chiacchierati delle ultime ore va certamente menzionato quello di Malcom Brogdon (un anno/22 milioni), secondo diversi insider – tra cui lo stesso Woj – possibile sacrificato della ricostruzione degli Indiana Pacers, ormai pronti a dare le chiavi dell’attacco in mano a Tyrese Haliburton.
Secondo Jonathan Givony, altro insider di ESPN, i Lakers avrebbero approcciato Indy per il giocatore, offrendo Russell Westbrook, Talen Horton-Tucker (due anni di contratto a 21 milioni complessivi) e la scelta al primo giro del 2026, l’unica rimasta a Los Angeles nel prossimo futuro.
L’offerta, per quanto sostanziosa, sarebbe stata rifiutata, probabilmente anche a causa della bassissima considerazione di cui THT e Russ godono in questo momento nella Lega dopo la difficile stagione appena conclusa.
Sempre in ottica playmaker, poi, va citato – per quanto non ci siano aggiornamenti in merito – il nome di John Wall. Da sempre unico contratto paragonabile per spesa e ritorno sul campo a quello di Russell Westbrook, con la recente accettazione della Player Option da 47 milioni il suo nome potrebbe tornare in auge. Rafael Stone, tuttavia, potrebbe tentare – come in inverno – di ricavare una first-round pick dall’operazione. Vediamo se i Lakers, categorici a febbraio sull’assenza di draft assets nella trattativa, decideranno di accontentarlo.