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Questo contenuto è tratto da un articolo di Wayne Spooney per Celtics Blog, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Spesso la maggior parte dell’evoluzione dei progetti e dei team passa per l’innesto di nuove skills durante l’offseason, per tramutare i punti deboli della squadra in aspetti del gioco su cui fare affidamento. Per ovvie ragioni le innovazioni tecniche sono linfa vitale per lo sviluppo dei giocatori. Trasformano atleti della G-League in role player, permettono l’evoluzione di questi ultimi in dei giocatori da quintetto iniziale, ed infine sviluppano gli starters in giocatori di livello All-Star. 

Detto ciò, bisogna anche prestare attenzione a ciò in cui si è già raggiunto un buon livello e risultati significativi, ignorando le tradizionali convinzioni, e trasformando ciò che è di buon livello in qualcosa di ottimale, quasi perfetto.

Ogni singolo giocatore di un roster può migliorare in un qualsiasi aspetto del gioco, ma in questo caso l’attenzione verrà focalizzata su tre giocatori del roster dei Boston Celtics. Si tratta di tre giocatori fondamentali per coach Joe Mazzulla, del calibro di Derrick White, Jayson Tatum e Robert Williams III

Derrick White, forma di tiro e progressi da oltre l’arco

Derrick White ha tirato con il 31.2% da oltre l’arco nella Stagione 2021/22. Ciò sembra quasi insignificante rispetto a quanto messo a referto dallo stesso n°9 bianco-verde nella scorsa stagione: White ha infatti terminato la Stagione 2022/23 con a referto il 38% di media dal perimetro, con almeno 5 tentativi a partita. 

Si tratta di un’evoluzione di gioco che potrebbe cambiare la sua carriera, poiché gli permette di superare lo storico limite al tiro delle point guard in NBA. Si tratta di una statistica ingannevole, dato che nella Stagione 2020/21 aveva riportato il 34.6% dalla linea dei 3 punti: seppur lontano dal recente 38%, è un dato molto migliore rispetto a quello ottenuto nella stagione successiva. Si potrebbe parlare di aumento del numero di open shot, ma in realtà c’è sotto molto di più. Per metterla in termini più comprensibili, Derrick White ha davvero lavorato duro.

La scelta dei termini “lavorare duro” non è stata casuale: infatti, White si è allenato per rafforzare in particolare le gambe. Il suo problema non riguardava il rilascio del pallone in aria, nonostante fosse un pò lento – ed abbia comunque corretto questa sua imperfezione. Ha dovuto infatti migliorare la sua inconsistenza in fase si caricamento del tiro e posizionamento degli arti inferiori, che in passato non gli hanno permesso di “decollare” correttamente e dare ai suoi jump shot la massima efficienza.

Il lavoro duro ha permesso a Derrick di trovare la quadra e l’equilibrio, che gli hanno donato precisione ed efficacia al tiro. Tornando a termini più familiari all’ambiente cestistico, White è finalmente riuscito ad allineare testa, spalle, ginocchia e piedi in ogni situazione di gioco.

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La cosa più interessante è che lo scorso anno può essere considerato l’Anno Zero del nuovo jump shot dell’ex San Antonio Spurs. Da qui in avanti è possibile aspettarsi dei miglioramenti, acclimatandosi alla nuova forma di tiro ed aumentando la precisione. Avverrà una crescita parallela della qualità di tiro e della consapevolezza nei propri mezzi, alimentando ancora crescita del giocatore. Non si sa ancora dove riuscirà ad arrivare lo sviluppo del tiro di Derrick White, ma di una cosa siamo certi: difficilmente commetterà errori – parlando in termini statistici, è possibile che a fine anno superi il 40% di media.

Jayson Tatum, l’efficacia attaccando il canestro

Pensando ai migliori rim finisher in NBA, la mente deve scorrere parecchi nomi prima di giungere a quello di Jayson Tatum. Ciò è dovuto principalmente alla lenta ma costante evoluzione di JT nel finalizzare al ferro. Anno dopo anno è riuscito a raggiungere il canestro con maggior frequenza e ottenendo di volta in volta medie migliori, arrivando ad essere la prima scelta offensiva dei Celtics, essendo il giocatore con volume di tiro più ampio, nella Stagione 2022/23. E le sue recenti affermazioni (di cui abbiamo parlato QUI), si muovono chiaramente in questa direzione.

Solo tredici giocatori hanno provato 7 o più conclusioni al ferro a partita. Tatum è uno di questi – anche Jaylen Brown fa parte di questa lista. Nonostante JT sia soltanto 10°, il suo 66.0% è ben lontano dal 60.9% di Anthony Edwards appena dietro di lui. Ma anche dal 73.0% di Joel Embiid che conduce questa particolare classifica.

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Un ampio volume nell’attaccare il ferro è un’ottima qualità anche per giocatori non particolarmente portati ad attaccare il canestro. Tatum sta approcciando questo tipo di situazione con 7.3 tentativi a partita e mantenendo alta la sua efficacia. Il suo repertorio e bagaglio tecnico da mettere in pratica è destinato a crescere, e senza dubbio è migliorato molto nel farlo utilizzando la mano sinistra – pur continuando a indossare una polsiera che ad alcuni potrebbe ricordare un paracolpi medievale..

Tenendo conto di quanto già effettuato è incredibile pensare a quanto e come Jayson potrebbe ancora evolvere il suo gioco. Può ancora affinare la sua forma di tiro e migliorare la sua tecnica di attacco al ferro in allenamento, e certamente col tempo il polso smetterà di essere una preoccupazione. Età ed esperienza lo aiuteranno a risolvere i problemi di equilibrio contro difensori solidi e strutturati, che attualmente lo mettono ancora in difficoltà spingendolo ad errori anche banali. Sia chiaro, Tatum non sarà mai come Giannis Antetokounmpo nell’attaccare il ferro, ma potrebbe diventare molto simile.

Robert Williams III, abilità nel servire i compagni

Da circa due anni Robert Williams III ha compreso come sfruttare e mettere al meglio le sue potenzialità al servizio della squadra. Il suo stile di gioco è passato da confusi spasmi di velocità e potenza a vere e proprie incursioni, diventando un giocatore solido e irremovibile. Ha imparato a spiccare il volo, ma soprattutto a far parte di un sistema di gioco corale. 

Nel post All-Star Game della Stagione 2020/21 Time Lord ha avuto 2.7 assist di media a partita (4.4 in 36 minuti di gioco effettivi), col 17.0% di assist percentage: un periodo di crescita incredibile, che ha messo il giovane centro sotto i riflettori. Purtroppo, subito dopo ha dovuto fare i conti con un infortunio, con conseguente riabilitazione nella successiva offseason e impossibilità di cimentarsi nel migliorare il suo skillset. Probabilmente Rob non ha ancora fatto vedere il meglio di sé. Ha mostrato qualche sprazzo del suo potenziale con coach Ime Udoka sulla panchina dei bianco-verdi, totalizzando 2.0 assist a partita (2.4 in 36 minuti) ed il 9.5% di assist percentage.

Ma ciò che Time Lord ha mostrato finora è solo un frangente del suo potenziale. Ha gran rapidità e riesce ad essere estremamente illuminante, possedendo qualità quasi irreali, capaci di lasciare increduli gli spettatori. Che dire, ad esempio, di quella giocata contro i Phoenix Suns? L’unico problema, in questo caso, è che dopo l’All-Star break run le statistiche di Williams III nel passaggio sono andate lentamente in calo, con l’ultima stagione come nadir. La percentuale di assist, sia a partita che in 36 minuti di gioco, è stata la più bassa sin dal suo anno da rookie. 

Rispetto a Derrick White e Jayson Tatum, di cui si può predire già il futuro sviluppo del rispettivo skillset, Robert Williams si trova in traiettoria e situazione opposta. Ma non perché sia improvvisamente divenuto incapace di leggere il gioco o passare il pallone, poiché i suoi problemi vanno oltre le sue abilità e le sue skills, celandosi nel suo ruolo all’interno della fase offensiva dei C’s.

Non si tratta di muovere colpe a Joe Mazzulla per non aver sfruttato le abilità di Rob nel passaggio durante la scorsa stagione. Anche perché Williams è tornato a disposizione quando i meccanismi offensivi dei Boston Celtics erano già ben oliati e funzionanti, e lui non è mai stato davvero in piena forma, non potendo mostrare il vero Time Lord. Mazzulla non lo ha utilizzato diversamente da Udoka, ha solo avuto a disposizione una sua versione in fase di recupero da un infortunio, di cui le statistiche hanno chiaramente risentito. 

Williams non riuscirà mai ad essere efficace come Nikola Jokic, ma le qualità dei suoi passaggi possono essere affinate affinché diventi più pericoloso in fase offensiva. È necessario tanto lavoro ed allenamento, ma il n°44 ha dimostrato che ciò sia nelle sue corde, potendo diventare un’ulteriore risorsa per la fase offensiva dei Celtics. Anziché avere un Williams attendista sotto canestro o a fungere da rollante, potrebbe diventare un fulcro di gioco in cui attirare vari avversari. 

Sarebbe interessante vederlo all’opera in post alto o sul perimetro, con i suoi compagni a muoversi off-the-ball. Per coach Mazzulla significherebbe concedergli maggior autonomia. Finora i risultati ottenuti da Time Lord sono stati molto soddisfacenti e non sembrerebbero esserci ragioni affinché ciò non possa diventare una consolidata routine delle offensive bianco-verdi. 

Farebbe rendere al meglio sia Robert che la squadra nelle situazioni in uscita dai blocchi, trovando i tagli in backdoor e generando triple catch&shoot dai vertici. La storia di Rob Williams è fatta di cime e valli, ma la fine è davvero lontana. La speranza dei Boston Celtics è che il prossimo capitolo sia quello del ritorno di Time Lord.