Nonostante le innumerevoli critiche, Marcus Smart è un giocatore fondamentale per i Celtics anche nella metà campo offensiva.

Questo contenuto è tratto da un articolo di Jack Simone per Celtics Blog, tradotto in italiano da Edoardo Bertocchi per Around the Game.
Tra i tifosi dei Boston Celtics non c’è unicità di vedute su Marcus Smart. Nel corso di tutta la sua carriera, c’è chi lo ha amato e odiato, tutto ciò alle volte all’interno di un singolo possesso. Tuttavia, nessuno ha mai cambiato idea. Secondo quanto riportato da Action Network, infatti, la scorsa stagione Smart ha ricevuto la più alta percentuale in assoluto di tweet negativi: 41,03%, circa tre punti in più rispetto a Draymond Green e cinque in confronto a Ben Simmons.
Quando è stato confermato come guardia titolare, un sacco di persone non hanno condiviso questa scelta; chiedevano che Smart fosse retrocesso a riserva dopo l’arrivo di Malcolm Brogdon. Eppure, a dispetto delle difficoltà iniziali, Smart sta giocando probabilmente il miglior basket della sua carriera.
Già durante la scorsa stagione, facendo anche fronte a tutte le richieste (tuttora in corso) da parte dei tifosi e dei media di firmare una “vera guardia”, Boston aveva concluso la seconda parte della Regular Season con un record di 28-7, arrivando poi a giocarsi le NBA Finals, e Smart si era aggiudicato il premio di Miglior Difensore dell’Anno.
Durante la striscia di sette vittorie consecutive conquistate dai Celtics, Smart ha avuto 10.7 punti, 2.5 rimbalzi, 8.2 assist e 1.3 palle rubate di media, tirando col 45.6% dal campo e il 37.9% da tre punti. Il tutto, perdendo solo 1.3 palloni a partita. Ovviamente, non sono queste cifre che definiscono l’impatto di Smart, che prima di ogni altra cosa è uno straordinario difensore; ciò, però, è ampiamente appurato, e in questa analisi ci concentreremo sul suo impatto nella metà campo offensiva.
In queste prime settimane di stagione, Smart è tra gli unici tre giocatori in tutta la NBA a poter vantare 7 o più assist e meno di 2 palle perse a partita. Gli altri due sono Chris Paul, riconosciuto all’unanimità come una delle migliori point guard di tutti i tempi, e Mike Conley, All-Star che ha ricoperto il ruolo di guardia titolare in nove diverse squadre da Payoffs. Insomma, due discreti veterani di questo ruolo.
In molti hanno interpretato la firma di Brogdon come un segnale per Smart, pensando che sarebbe partito dalla panchina dopo due stagioni nel quintetto titolare. Ciononostante, la situazione è rimasta pressoché inalterata, dato che il neo-arrivato non ha messo in ombra Marcus.
Tra le principali critiche che si sono susseguite nel tempo sulla guardia dei Celtics, vi è sicuramente il fatto che si prenda troppi tiri e che la selezione non sia ideale. Ora che è stato sgravato di molte responsabilità sul piano offensivo, potendo concentrarsi maggiormente sul playmaking, in questo inizio di stagione Smart sta tentando 9.5 tiri di media a partita, il dato più basso dalla stagione 2018/19, quando si aggirava intorno ai 7 (e come risaputo, in una squadra con molte “primedonne”).
Di questi circa 10 tentativi, la metà partono da dietro l’arco. Per quanto non possa sembrare l’ideale, visto che Smart non è mai stato ritenuto un grande tiratore, va detto che si tratta di tiri quasi sempre “open”, conseguenza dell’essere parte di una squadra che attualmente ha il miglior attacco della Lega (119.2 Offensive Rating) e in cui non manca certo il talento.
Coach Joe Mazzulla ha dichiarato pubblicamente che “non accade mai nulla di buono quando rinunci a tiri come quelli”, riferendosi a “open threes” come quelle che tende a prendersi Smart. Nelle ultime sette partite, comunque, il numero 36 ha tirato con il 35.3% da tre punti.
In attacco, poi, Smart sta mostrando tutta la sua accresciuta abilità come passatore, servendo i compagni sui tagli e giocando bene in situazione di pick&roll. Ciò ha contribuito a creare una grande chimica con Tatum, per cui è molto importante essere “attivato” in situazioni dinamiche e non dover creare da situazioni stagnanti. Le difese avversarie sono talmente preoccupate a difendere Tatum sul perimetro, che vengono colte spesso alla sprovvista quando JT taglia all’improvviso verso canestro (aspetto che ha sviluppato nel corso del tempo), e Smart sa passargli la palla con un timing eccezionale.
E se tutto ciò non bastasse, riflettori puntati su un’ultima statistica. Secondo PBP Stats, solamente sei coppie di giocatori dei Celtics si sono distribuiti 10 o più assist fino a questo punto della stagione. Le prime quattro sono: Tatum-Horford (11 assist), Tatum-Brown (12 assist), Brown-Tatum (11 assist) e White-Tatum (11 assist). Le ultime due coppie vedono invece come principale protagonista proprio Marcus Smart, e numericamente non hanno nulla a che vedere con i casi precedenti: ben 31 e 29 gli assist serviti rispettivamente a Jayson Tatum e Jaylen Brown, per un totale di 75 e 70 punti generati. Allo stato attuale, dunque, Smart ha partecipato al 23% dei canestri di Tatum (135) e al 28.9% di quelli di Brown (112). Ad accrescere ulteriormente il valore dei due “assi”, il fatto che si trovino al secondo e quinto posto per questa voce statistica in tutta la NBA (gli altri tre sono: Haliburton-Hield a 36, Murray-Jokic a 31, Conley-Markkanen a 30).
Insomma, nel corso degli anni Marcus Smart sembra aver migliorato i suo impatto offensivo, mantenendo la sua iconica attitudine difensiva, migliorando come playmaker e sviluppando un’importante connessione con le altre due stelle di Boston. Possiamo quindi dire che, a discapito di tutti i dubbi e le critiche nei suoi confronti, Smart è la point guard dei Celtics e fino ad ora si è dimostrato all’altezza di questo ruolo.