FOTO: Twitter

Ieri notte LeBron James ha preso parte a un’intervista speciale faccia a faccia con Dave McMenamin di ESPN, per parlare delle cose più disparate riguardo alla propria carriera. Nonostante il programma dovesse andare in onda alle 4.30, inizialmente è spuntato solo un estratto con due domande, una sul record di Kareem, l’altra sull’evoluzione del gioco di LeBron, con il resto del dialogo uscito poco più di un’ora fa.

Ecco la prima parte, seguita dal resto:


  • Di tutti i tuoi traguardi, che importanza dai al record di punti di Kareem Abdul-Jabbar?

“Ehm, proprio non lo so. Non lo so perché non era nei miei piani riuscire a batterlo quando sono entrato nella Lega, non era uno degli obiettivi che mi ero posto. Fare parte dell’All-Star Team, essere il rookie dell’anno, far parte dell’All-NBA Defensive first team, vincere il titolo, essere MVP… ma lo scoring record non è mai stata una cosa che ho pensato nella mia testa, sono sempre stato un ‘passing first guy’, ho sempre amato l’emozione di vedere il successo dei miei compagni.”

  • Come pensi di esserti evoluto come scorer?

“Il miglior insegnamento nella vita arriva dall’esperienza e, nel corso della mia carriera, credo di aver migliorato ogni aspetto del mio gioco. Ci sono state volte in cui non avevo un gioco credibile dal post basso, a volte era il tiro dalla media, altre quello da fuori, ma adesso mi sono evoluto in un giocatore che fa tutto quello che vuole fare sul parquet. Prendo i tiri che voglio prendere, ho imparato a leggere ogni tipo di difesa perché le ho affrontate tutte, in primis non tanto per me ma a favore dei miei compagni. Ho imparato molte cose negli anni.”

In seguito, nel resto dell’intervista con McMenamin rilasciata da ESPN, LeBron James ha parlato degli argomenti più disparati, rispondendo una ad una alle domande dell’insider:

  • i Lakers giocheranno contro i Sacramento Kings nel weekend, la prima squadra affrontata da James in carriera (il nostro racconto QUI):

“Sapevo di essere pronto per quel momento. Sapevo di appartenere alla più grande Lega del mondo, ma non sapevo cosa aspettarmi. E ero assolutamente molto nervoso, non sapevo come avrei segnato il mio primo canestro.”

E, a tal proposito, ecco le sue parole sui primi punti:

“A dire il vero è stato un tiro abbastanza difficile. Ero nervoso per l’emozione, nervoso per la la paura di fallire. Non voglio deludere le persone.”

  • si va poi sull’argomento scoring, spesso topic discusso nella carriera di LeBron:

“So come infilare la palla nel cesto. Quando dico di non essere uno scorer, intendo che non è l’unica parte che definisce il mio gioco, non è la mia etichetta. Ma ci sono certo argomenti a riguardo, soprattutto guardando a quanto a lungo il record di Kareem sia rimasto in sospeso. Ma non voglio discuterne perché non ne sento il bisogno.”

  • molto curiosa, invece, la risposta sulla signature move:

“Non ho una signature come il fadeaway a una gamba di Nowitzki, o il fadeaway di Jordan, lo skyhook di Kareem o il Dream Shake di Olajuwon. Penso che l’unica di cui la gente possa parlare pensando a me sia la tomahawk dunk in transizione.”

  • si passa poi alla parte più “croccante” di attualità, sul pensiero di LeBron James riguardo ai Los Angeles Lakers:

“Voglio vincere, perdere non fa per me. Non mi piace ricevere premi se si traducono in sconfitte. Come squadra sotto il 50% di vittorie abbiamo giocato una buona pallacanestro ultimamente, ma vogliamo – e voglio – vincere al massimo livello possibile. Battere record, farne di nuovi o superare i grandi senza vincere è uno sforzo sprecato, non è mai stato nel mio DNA.”

A tal proposito, ha spiegato perché nella passata stagione non abbia giocato le ultime gare, pur potendo vincere il premio di scoring champ, sebbene i Lakers fossero fuori dalla corsa Play-In:

“Giocare per vincere lo scoring title in gare senza valore mi sembrava così stupido, perciò decisi di non scendere nemmeno in campo. Nulla di questo è mai stato importante senza vincere.”

Ha poi parlato del fatto di voler essere una minaccia per le difese avversarie:

“Essere in grado di scendere in campo ed essere il punto focale dello scouting report dei miei avversari mi fa essere consapevole di giocare ancora ad alto livello. Voglio continuare a giocare a un livello da titolo ed essere rispettato ogni volta che scendo in campo come una minaccia, indipendentemente da quanto gioco.”

  • infine, per chiudere, il capitolo Bronny, il desiderio di giocare con il figlio, eleggibile per il Draft 2024:

“Voglio condividere il campo con mio figlio, voglio giocare con Bronny. Che sia con la stessa canotta o da avversari. Non intendo marcarci l’un l’altro, siamo in ruoli diversi, lui gioca da guardia e io a questo punto faccio tutto quello che serve alla squadra, anche il centro. Ma mi piacerebbe molto fare una cosa alla Ken Griffey Sr. e Jr., sarebbe ideale per me.”

“A Bronny ho chiesto quali siano le sue ispirazioni e lui ha detto di voler giocare in NBA. Perciò, se vuole farlo, deve mettersi al lavoro. Io sono qui, lo aspetto.”