In un TD Garden infuocato, gli Warriors avranno il match point per il titolo; come siamo arrivati a questo punto e cosa aspettarsi dal primo close-out game delle Finals 2022

FOTO: GOLDENSTATEOFMIND.com

Solamente qualche giorno fa, i Boston Celtics erano avanti 2-1, con i netti favori del pronostico per la conquista dell’anello. Oggi invece parliamo dopo il pivotal game vinto dai Golden State Warriors, e il conseguente vantaggio per 3-2 nella serie.

Come siamo arrivati a questo punto? Come ha fatto Golden State a sovvertire l’inerzia della serie e portarsi a una sola vittoria dal titolo?


La risposta principale non è l’esplosione offensiva di Andrew Wiggins in Gara 5, e nemmeno la leggendaria prestazione di Stephen Curry in Gara 4, ma un netto cambio di marcia nella metà campo difensiva.

Contenimento perimetrale: la base di ogni successo difensivo

Fatta eccezione per il terzo quarto di Gara 2, i Celtics non hanno avuto problemi a far funzionare il loro attacco nei primi tre episodi della serie. Questo principalmente perché Jayson Tatum, Jaylen Brown e Marcus Smart battevano spesso abbastanza agilmente dal palleggio il diretto marcatore, e le letture in drive&kick erano abbastanza semplici.

Dal terzo quarto di Gara 4 in poi, i difensori perimetrali in maglia Warriors si sono fatti molto più fisici e attenti, e sono riusciti a contenere la prima penetrazione con buona costanza. Riuscire a rimanere di fronte ai palleggiatori contro un attacco come quello di Boston, contribuisce a renderlo statico e tendente all’errore.

Quando il difensore perimetrale riesce a contenere discretamente la penetrazione, ed evitare linee dirette e facili verso il canestro, gli uomini in aiuto possono evitare di staccarsi troppo facilmente dai tiratori sul perimetro, e la difesa può affidarsi ai late-help al ferro, che fatti da Draymond Green risultano essere parecchio efficaci.

I giocatori chiave del sopracitato innalzamento del livello della difesa perimetrale sono i soliti Andrew Wiggins e Gary Payton II, con l’aggiunta del “sorprendente” Klay Thompson. Dopo due anni ai box per gli infortuni che tutti conosciamo, Thompson non era mai apparso nemmeno lontanamente il difensore pre-2019; all’improvviso, proprio a partire dal terzo quarto di Gara 4, Klay si è riavvicinato alla migliore versione di se stesso, almeno nella sua metà campo, contenendo in più occasioni Brown.

E se Thompson può contenere Brown (e Tatum), come ha fatto a più riprese in Gara 5, ciò vuol dire che Green può rimanere per più tempo nel suo ruolo naturale di difensore in aiuto. Questo passaggio è di importanza capitale per Golden State.

Contenimento perimetrale e aiuti chirurgici si traducono, come diretta conseguenza, in palle recuperate. Su 107 possessi totali a disposizione, i Celtics hanno registrato 18 palle perse in Gara 5. La facilità con cui Tatum e compagni perdono la palla non è certo una novità, è stata una costante per l’intera durata dei Playoffs, ma gli Warriors la stanno accentuando, e ci stanno costruendo sopra la propria efficienza offensiva: giocano il 17% dei possessi totali in transizione, ottenendo da essi 1.26 punti per possesso.

Pazienza e lucidità, le chiavi per Tatum e Brown per portare i Celtics in Gara 7

Nonostante i Celtics abbiano perso due partite di fila, si trovano “solamente” in svantaggio per 3-2, con la possibilità di giocare Gara 6 davanti al rumoroso pubblico di casa. Se dovessero vincere al TD Garden, si darebbero la possibilità di giocare una Gara 7 in cui potrebbe succedere di tutto.

Per respingere Curry, Thompson e Green in cerca del quarto titolo sarà però necessario attaccare meglio rispetto a quanto fatto nelle ultime due partite.

Anche togliendo dal calcolo le palle perse, Jayson Tatum e compagni appaiono troppo spesso poco disciplinati e frettolosi, e finiscono per forzare tiri dall’arco e al ferro. Nonostante le buone difese degli Warriors, si è visto frequentemente un penetratore in maglia Celtics non servire un compagno completamente libero sul perimetro, e preferire sfidare due difensori avversari al ferro.

Per disciplina si intende soprattutto quella nei confronti del game-plan. Anche nei peggiori blackout offensivi, Boston ha avuto un certo successo forzando il cambio con Stephen Curry. Oltre ad avere un carico offensivo che toglie fisiologicamente molte energie, Curry è troppo piccolo ed esile per rimanere con Tatum e Brown. Attaccarlo significa dunque costringere la difesa a chiudersi maggiormente, concedendo linee di passaggio più facili per i tiratori liberi.

Ovviamente Steve Kerr non vuole concedere quel cambio facilmente, e prova ad evitarlo usando l’hedge&recover (fatto a ripetizione durante la scorsa serie contro Luka Doncic) o facendo lottare Curry contro il blocco. Si tratta comunque di situazioni che lasciano ai Celtics un vantaggio da poter sfruttare.

Occorre comunque saper leggere al meglio la situazione, e non accanirsi sulla ricerca di Curry se non sta funzionando e mancano pochi secondi alla fine del possesso. In una parola, occorre lucidità.

Lucidità nel non perdere troppi palloni, lucidità nel rimanere fedeli al piano partita e non farsi prendere dall’emozione della partita, lucidità nel servire i compagni liberi invece che attaccare a testa bassa. In questo senso, la dimensione di Tatum da passatore è quasi più importante di quella da realizzatore.

Se i Celtics, e in primis Tatum e Brown, riusciranno a soddisfare questi requisiti, avranno buone possibilità di tornare a San Francisco per Gara 7.