Partiamo dal presupposto che, se James Harden è quello di Gara 1 e Gara 4, è lui stesso l’arma letale dei Philadelphia 76ers. Il Barba ha messo in piedi due masterclass offensive che hanno letteralmente trascinato i suoi alla vittoria, segnando due game winner fino ad ora nella serie dopo prestazioni monstre da oltre 40 punti e 5+ assist.
Dando un po’ di noiosi numeri, la soluzione preferita di Harden, non si scopre certo oggi, è il pick&roll, che gestisce a meraviglia in questi Playoffs, sia per finalizzare (1.032 punti-per-possesso, molto buono), sia per servire i propri compagni (1.134 punti-per-possesso includendo i passaggi, sempre molto buono), alternato con l’isolamento, soluzione che cavalca molto – addirittura più della prima – ma su cui è meno efficiente (0.887 PPP, nella media). Comunque tutti casi che lo vedono agire palla in mano e gestire l’azione in prima persona, con un debole per il pick&roll alto (81% del totale del playtype) e quello laterale, prevalentemente a destra (15.9%).
Tolti i numeri, anche l’occhio vuole la sua parte. Ad esempio, una cosa che si può notare è che il lungo sul pick&roll con Harden cambi spesso angolo di blocco (“flip the screen”), soprattutto sulle azioni di lato, per permettere al Barba di ottenere al meglio il proprio spot. Questo è un qualcosa che ha fatto molto bene Paul Reed e, sporadicamente, PJ Tucker. Ma non è questa l’arma segreta.
Tra i pregi del guardare Harden giocare a pallacanestro, oltre a saltare sul divano sui suoi sontuosi step-back, c’è anche quello di notare come accetti sporadicamente di non iniziare il possesso palla in mano, posizionandosi nella metà campo offensiva e lasciando che sia il Maxey o Melton di turno a fare da portatore – espediente che utilizzava anche a Houston. Perché?
Perché questo gli consente di ricevere, sì, non potrebbe essere altrimenti, ma dinamicamente, in modo da agire subito per lo step successivo. Quello che i 76ers fanno è giocare una “Orlando/Miami” action, cioè far posizionare il Barba in ala senza palla, il portatore in avanzamento verso di lui e il lungo in punta (un assetto Pistol), usando in prima istanza un handoff per far ricevere a Harden, il quale poi gioca il pick&roll centrale con il lungo.
Questa collaborazione può dar vita a svariate soluzioni, che riguardino il coinvolgimento del lungo come nel caso precedente, la conclusione del Barba sul pick&roll o semplicemente una bomba in uscita, qualora Harden fosse caldo.
Da notare come Jaylen Brown, nella prossima clip, sul cambio si posizioni in maniera da essere pronto a navigare il blocco, probabilmente facendo ice sul pick&roll. A quel punto, però, non ci può già far nulla.
Non sempre è tutto così impostato, capita di innescare Harden in questa maniera anche in situazioni di gioco rotto, per forzare il cambio favorevole o semplicemente qualora servisse tirare fuori un coniglio dal cilindro. Quindi, perché non giocare dei dribble hand-off centrali, che portino a un pick&roll?
Quest’ultima soluzione permette al Barba di trovare al meglio il proprio spot, soprattutto dalla media, concedendogli di farsi spazio contro corpi più deboli in caso di switch (clip 1 sottostante) o di giocare il classico snake a centro area (clip 2).
Non c’è nulla di trascendentale o troppo preparato in queste collaborazioni, si tratta solo di espedienti molto basilari per evitare di risultare troppo prevedibili e troppo dipendenti a causa dei pick&roll centrali o degli isolamenti. Non a caso, questa soluzione viene perlopiù adoperata nei quintetti senza Joel Embiid, dove a James Harden viene richiesto di agire maggiormente da scorer “vecchia maniera”.
Per adesso, in Gara 1 e Gara 4 ha funzionato molto bene, vedremo se Gara 5 invertirà il trend.