Numeri ed efficienza in calo: cosa sta succedendo a Ja Morant?
Nella spettacolare sconfitta contro i Philadelphia 76ers, oltre ad aver subito una terrificante stoppata da Joel Embiid, Ja Morant ha chiuso con un misero 3/16 dal campo, emblema della difficoltà sia a segnare che a crearsi lo spazio per tirare.
Partita storta? Più che possibile. Ma allargando il campione, vediamo come contro le migliori dieci difese della lega Morant viaggi con il 50% di Effective Field Goal (43esimo percentile). In stagione, includendo anche tutti gli altri avversari, la percentuale sale solamente al 50.6%.
Se l’anno scorso concludeva con il 66% al ferro, dato che con la frequenza di penetrazioni faceva di lui una minaccia statisticamente incredibile in relazione all’altezza, quest’anno è al 60% (44esimo percentile tra le Point Guard).
Da guardare ancora, e ancora, e ancora. Da ogni angolo.pic.twitter.com/UAZWf9NgPo
— Around the Game (@AroundTheGameIT) February 24, 2023
Tra attacchi sempre più completi e difese sempre meno intense (e tutelate dal punto di vista regolamentare), l’efficienza al tiro media in NBA è letteralmente schizzata alle stelle in questa Regular Season. La True Shooting media (miglior statistica per valutare l’efficienza: dà leggermente più valore al canestro da tre punti e tiene in considerazione anche i punti segnati in lunetta) è passata dal 56% al 58%, punto più alto degli ultimi 40 anni.
Tutte le superstar mantengono agilmente una True Shooting individuale quantomeno intorno al 60%, se non abbondantemente oltre:
- LeBron James: 59%
- Giannis Antetokounmpo, Kawhi Leonard, Jayson Tatum: 60%
- Kyrie Irving, Jimmy Butler, Donovan Mitchell: 61%
- Shai Gilgeous-Alexander, Luka Doncic, James Harden: 62%
- Anthony Davis, Joel Embiid: 63%
- Damian Lillard, Zion Williamson: 65%
- Stephen Curry, Kevin Durant: 67%
- Nikola Jokic: 70%
Ja Morant, invece, non va oltre il 55%. Per quanto possa essere demonizzata, l’efficienza, in quanto indicatrice della facilità con cui si trova il fondo della retina, è la caratteristica fondamentale di una superstar, soprattutto se non ha grande impatto difensivo come nel caso nel numero 12. Avere alta efficienza al tiro significa segnare tanto con pochi possessi, tenere maggiormente in ritmo l’attacco e soprattutto costringere le difese a scelte drastiche, aprendo sempre più possibilità per i compagni. Per capirlo, basta salire di qualche riga e rileggere chi sono i migliori tre giocatori per TS%.
Tra tanti meriti suoi e un pizzico di spinta di narrazione dei media, Morant ha assunto ormai da mesi lo status da superstar. E un’efficienza al tiro inferiore di tre punti percentuale rispetto alla media della lega non è sufficiente per rispettare gli standard di tale status.
E’ vero, la stagione dei Memphis Grizzlies è più che positiva, finirà con un probabile secondo seed della Western Conference, e non possono non esserci tantissimi meriti di Morant in quanto è stato costruito. Ma è anche vero che la squadra di coach Taylor Jenkins vince partite soprattutto attraverso la fase difensiva, metà campo in cui Ja contribuisce solo in minima parte. I Grizzlies hanno infatti il tredicesimo attacco della lega e la seconda miglior difesa.
Inoltre, come è stato più volte dimostrato negli anni, è sostanzialmente impossibile fare tanta strada ai Playoffs senza l’aiuto di una Superstar vera e propria, da Top 10 della lega o giù di lì. E le prestazioni di Morant sono attualmente ben lontane da quel livello.
Forse, tra una schiacciata abbacinante e l’altra, ci siamo dimenticati di giudicare in modo critico il giocatore.
Quanto è preoccupante per il futuro?
Se per attaccanti che basano il loro gioco su un alto volume di tiri dalla media e dal perimetro si può parlare di varianza in caso di momenti no, lo stesso non si può fare per attaccanti con lo stile di gioco di Morant. Una diminuzione del 6% di efficacia al ferro non può essere attribuito alla casualità, e occorre interrogarsi sulle motivazioni.
Se non può essere varianza e possiamo tranquillamente escludere anche l’ipotesi del calo dell’atletismo, possiamo assumere che le difese abbiano cominciato a prendergli le misure, e che sappiano ora come toglierlo dalla comfort zone.
Allargando il discorso, potremmo anche presupporre con una certa convinzione che, se l’obbiettivo è quello di diventare uno dei dominatori offensivi a tutto tondo presenti in NBA, un giocatore alto intorno al metro e 90 non possa in nessun modo prescindere dall’avere un tiro affidabile.
Morant tira con il 33% da tre e con il 40% scarso dal long mid-range, con bassa frequenza di tentativi. Dati alla mano, i difensori possono tranquillamente concedergli quelle opzioni, sia nell’uno-contro-uno che passando dietro ai blocchi, e contro le difese ad alti livelli diventa poi complicato ottenere tiri di alta qualità partendo da queste condizioni. Soprattutto ai Playoffs, soprattutto quando la pressione sale.
Per quanto possa suonare ripetitivo, fino alla nausea, la discriminante tecnica per diventare veramente uno dei simboli della nuova NBA rimarrà sempre quella.