In ogni sessione di mercato NBA ci sono situazioni delicate che coinvolgono “max players” e franchigie nel pieno della propria “championship window”. Situazioni potenzialmente esplosive che possono causare un effetto-domino di proporzioni tali da interessare, un po’ per gli sviluppi della vicenda stessa e un po’ semplicemente per logiche competitive, tutta la lega o quasi.

In queste settimane, i protagonisti dell’intrigo più scottante sono la stella controversa della lega per eccellenza e la franchigia che ha avuto più turbolenze negli ultimi mesi: Kyrie Irving e i Brooklyn Nets. Nessuna sorpresa, molto rumore.

Aggiungete al mix, poi, il solito tweet criptico di Irving, e che le tre squadre che potrebbero osservare con interesse gli sviluppi della situazione, secondo Shams Charania, ci sono in prima fila Los Angeles Lakers, Los Angeles Clippers e New York Knicks… ed ecco a voi un mix esplosivo, destinato a generare chiacchiere e speculazioni di ogni genere, 24 ore al giorno, fino al prossimo 29 giugno, deadline della player option ($36,934,550) di Kyrie.


Ma andiamo con ordine. Cosa sta succedendo a Brooklyn dopo la deludente e breve Playoffs run di quest’anno, e cosa ci si può aspettare dalla situazione di Irving?

Come detto, la prossima settimana decorrerà il termine ultimo per la decisione di Kyrie sull’opzione prevista dal suo contratto da quasi 37 milioni di dollari. Un eventuale “opt-in” eviterebbe che il giocatore diventi free agent e scongiurerebbe dunque che possa lasciare Brooklyn gratis, ma rappresenterebbe un’opzione abbastanza rischiosa per entrambe le parti.

Brooklyn aumenterebbe le possibilità, infatti, di perdere la point guard senza ottenere nulla in cambio a luglio 2023 (come capitò ai Celtics nel 2019) e di trovarsi improvvisamente, e senza spazio salariale, alla fine della propria finestra per competere; il giocatore, di contro, correrebbe il pericolo che un’altra stagione segnata da infortuni (o problemi/assenze di vario genere) ne mini definitivamente la considerazione – leggere: il prossimo contratto – nei front office della lega, già oggi non ai massimi storici.

Insomma, restare dentro a questo contratto per rimanere al Barclays Center non è uno scenario particolarmente auspicabile per nessuna delle due parti. Le alternative, oltre all’opt-out e dunque alla free agency, sono un accordo Irving-Nets per prolungare la permanenza sulle rive dell’Hudson, oppure un opt-in per facilitarne il passaggio via trade a franchigie che non dispongono di spazio salariale.

I rumors delle ultime ore, così come il tweet sopra menzionato di Kyrie e le ambigue dichiarazioni di Sean Marks (GM dei Nets) del mese scorso, possono essere interpretati come parte (per vie traverse) delle trattative-schermaglie tra il front office e l’entourage del giocatore. Una trattativa che al momento, secondo Charania, è in una fase “stagnante”.

Una possibile estensione da 190 milioni di dollari in quattro anni non sembra convincere del tutto la franchigia newyorkese: se da un lato è vero che la terminazione del contratto coinciderebbe con quella prevista per Kevin Durant e Ben Simmons (e dunque, con un preciso punto d’arrivo della corrente “championship window” di Brooklyn), dall’altro corrispondere più di 52 milioni a un 33/34enne Irving (nel 2025/26) potrebbe non essere un’opzione gradita a Marks e soci.

Irving, da parte sua, ha il coltello dalla parte del manico. E quel coltello potrebbe avere una lama letale per i Nets, che di fronte a una sua perdita (senza ottenere nulla in cambio) consegnerebbero a Durant quel poco che rimane dell’esperimento Big Three. Ovvero, una sola stella (Simmons, con tutte le incognite del caso), una serie di role player e un coaching staff con cui le cose non sono andate per il meglio finora, e un front office che non si sarebbe dimostrato all’altezza dei propri obiettivi. Per immaginare una richiesta di trade di KD, a quel punto, servirebbe ben poca fantasia, soprattutto considerando il raffreddamento tra le parti riportato da diversi media nelle ultime settimane.

E dunque, come potrebbe funzionare un addio… meno tragico?

In caso di opt-out e firma da FA con un’altra squadra, Irving lascerebbe sul piatto dei milioni e con ogni probabilità dovrebbe accontentarsi di unirsi a una squadra in rebuilding, considerando che nessun Playoff team, o quasi, ha la possibilità di liberare sufficiente spazio salariale per accoglierlo.

La situazione potrebbe essere più interessante, invece, in caso di opt-in & trade, scenario che consentirebbe a diverse squadre di proporre un pacchetto di giocatori in cambio di Irving. Tra cui, sempre secondo The Athletic, ci sarebbero squadre che vogliono competere (e città attraenti) come Lakers, Clippers e Knicks.

La strada che porterebbe a un ritorno di Kyrie al fianco di LeBron James, destinazione Lakers, è complessa da immaginare. I Lakers – come noto – non dispongono infatti di contratti e asset da spendere sul mercato, e la soglia dei 29.3 milioni (minimo) da spedire a Brooklyn potrebbe essere raggiunta solamente includendo Westbrook (che ha una player option per la prossima stagione) nel deal. Difficile, se non impossibile, che possa avvenire una trade del genere, anche ipotizzando il coinvolgimento di una terza o quarta squadra, considerando che Rob Pelinka non dispone di giovani o Draft capital per provare a trovare GM disposti – in cambio del classico “dolcificante” – ad agevolare la trade.

Clippers e Knicks, invece, dispongono quantomeno dei contratti per imbastire una trattativa di questo tipo. New York potrebbe includere una combinazione di Fournier, Burks, Noel e Walker, più giovani e/o scelte; i Clips invece dispongono di Powell, Morris, Kennard e Jackson come contratti per “matchare” quello di Irving, più Terance Mann per rendere allettante il pacchetto (per i Nets o per altri possibili trade partner).

Il nodo, prima di tutti, passa però dalla trattativa nei prossimi 10 giorni tra i Nets e Kyrie. Sarà davvero addio?

Perdere ora Irving, nonostante tutte le vicissitudini degli ultimi mesi e il rapporto ormai incrinato tra il giocatore e la franchigia, sarebbe indubbiamente un pericoloso salto nel vuoto per i Brooklyn Nets. E in primis per la superstar, Kevin Durant, che si è impegnata con l’organizzazione fino al 2026.

Un po’ per la spinta interna verso un’estensione, dunque, e un po’ per la possibilità di continuare a competere per il titolo insieme all’amico KD, alla fine lo scenario più probabile sembra il prolungamento del rapporto – teso – tra Irving e i Nets. L’alternativa, l’unica ipotizzabile per Brooklyn, è un suo addio al giusto prezzo.

Altrimenti sarà un bagno di sangue, con il rischio di tornare ad essere… l’altra squadra di New York.