Come avevamo raccontato su queste pagine, appena Kyrie Irving ha chiesto ai Brooklyn Nets di essere ceduto, i Phoenix Suns sono stati dal primo momento in prima fila per una trade. Alla fine, però, l’accordo tra James Jones e Sean Marks non è stato raggiunto, e la point guard ha raggiunto Luka Doncic a Dallas, ma come sono andate le cose?

Nelle ore successive all’ufficialità dello scambio con i Mavs, sono emerse diverse indiscrezioni sul “dietro le quinte” dell’affare. Oltre all’offerta respinta dei Lakers e alla trattativa sfumata con i Clippers, la dirigenza dei Nets ha rispedito al mittente anche la proposta in arrivo da Phoenix.


I Suns avevano messo sul tavolo, secondo l’insider Chris Haynes (B/R), un pacchetto composto da Chris Paul, Jae Crowder e un non meglio specificato Draft capital; che Shams Charania (The Athletic) ha poi quantificato in una first-round pick, mentre la richiesta dei Nets sarebbe stata di tre prime scelte al Draft, in aggiunta a CP3 e Crowder. Un prezzo che James Jones e soci hanno ritenuto eccessivamente alto.

Sfumato l’accordo e archiviato il passaggio di Irving ai Mavs, Brooklyn e Phoenix si affacciano a una tre giorni potenzialmente molto movimentata sul mercato, da qui alla trade deadline (9 febbraio). E, come abbiamo spiegato qui, sembrano avere qualcosa in comune, condividendo sostanzialmente lo stesso obiettivo: competere per il titolo con Kevin Durant.

I Nets sono intenzionati a continuare a costruire intorno a KD, circondadolo del talento necessario a sopperire alla partenza di Irving (secondo Shams, potrebbero muoversi utilizzando le scelte acquisite o alcuni role player); i Suns, dal canto loro, aspettano speranzosi alla finestra un’eventuale richiesta di trade di KD, che potrebbe cambiare lo scenario e forzare Sean Marks ad ascoltare offerte per lui. La trattativa sfumata in offseason, in tal caso, potrebbe riprendere slancio. Altrimenti, la franchigia del neo-proprietario Mat Ishbia – determinato a scommettere ancora su questa championship window, secondo Charania – virerà su altri obiettivi.

In ogni caso, doveva essere una trade deadline tranquilla, secondo molti. Un po’ per la negoziazione in corso del nuovo CBA (che tiene in stand-by diverse logiche e proiezioni salariali), un po’ per la carenza di stelle disponibili sul mercato. Al Barclays Center, però, la tranquillità non è di casa da almeno tre anni.