Di ritorno dall’infortunio, il playmaker degli Heat ha accettato un ruolo da mentor in uscita dalla panchina.

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Marta Policastro per Around the Game.
MIAMI – Poco prima dell’All-Star Game, quando il presidente dei Miami Heat, Pat Riley, lo invitò nel suo ufficio, Kyle Lowry pensava che si sarebbe trattato di una chiacchierata. Invece, quel giorno, l’ex coach e Hall of Famer gli diede una notizia inaspettata, comunicandogli che, al ritorno dall’infortunio al ginocchio, non sarebbe più stato titolare e il suo minutaggio sarebbe stato ridotto. Per la prima volta dopo 677 partite, il playmaker 37enne non sarebbe più partito in quintetto.
Dopo lo stupore iniziale, tornando a casa, Lowry cominciò ad abituarsi all’idea che il suo ruolo sarebbe cambiato: “Lì per lì non ho provato nessuna emozione, ma poi mi sono detto che così va la vita”, ha raccontato Lowry ad Andscape.
Il coach dei Golden State Warriors, Steve Kerr, ha recentemente raccontato al The Draymond Green Show di essere piacevolmente colpito dal rispetto del giocatore degli Heat per il proprio ruolo e dalla sua voglia di vincere. Kerr ha affermato che quando i giocatori accettano il proprio ruolo “le decisioni del coach diventano molto più semplici”.
La mentalità della squadra è proprio una delle ragioni che hanno permesso a Miami di arrivare alle NBA Finals, dopo essersi qualificata come ottava forza a Est.
Erik Spoelstra si è dimostrato lusingato per le parole di Kerr:
“L’atteggiamento dei giocatori è la cosa più importante, quando si cerca di costruire una squadra che possa competere per il titolo”, ha dichiarato dopo l’allenamento di martedì. “Devono mettere al primo posto la vittoria, anche se significa fare dei sacrifici o ridimensionare il loro ruolo all’interno della squadra, ma sono sufficientemente maturi e lo capiscono. Molti dei nostri giocatori hanno avuto ruoli diversi nel corso della loro carriera e si sono sempre dimostrati all’altezza, in ogni situazione”.
Lowry ha appunto messo al primo posto la squadra e la vittoria del titolo, invece del proprio ego.
Il giocatore, utilizzato in uscita dalla panchina dal 2006 al 2010 a Memphis e a Houston, è diventato playmaker titolare dalla stagione 2010/11. Lowry è stato uno dei migliori nel suo ruolo in NBA, come dimostrano le sue cinque convocazioni consecutive all’All-Star Game (2015-2020) e il titolo vinto con i Raptors nel 2019. Durante gli anni in Canada, le medie di “Mr. Raptor” sono state di 17.5 punti, 7.1 assist e 4.9 rimbalzi. Nel 2021, il giocatore ha lasciato Toronto e ha firmato con gli Heat un contratto triennale da 85 milioni di dollari, con l’obiettivo di aiutare gli All-Star Jimmy Butler e Bam Adebayo a vincere il loro primo anello.
“È stata un’ottima decisione, che ha funzionato per entrambi: era arrivato il momento che lasciassi la squadra a Fred VanVleet, perché potesse esprimere tutto il suo potenziale. Infatti, è diventato un All-Star e il suo prossimo contratto rifletterà la sua crescita come giocatore; se lo merita. Venendo qui, ho avuto l’opportunità di giocare con uno dei miei migliori amici, Jimmy Butler, e con Bam Adebayo, Tyler Herro, Gabe Vincent… In questa squadra viene riconosciuto il mio valore e ho la possibilità di continuare a migliorare e di vincere un altro anello”.
Nella sua prima stagione in Florida, Lowry ha viaggiato a 13.4 punti, 7.5 assist e 4.5 rimbalzi di media in 63 partite. L’infortunio al ginocchio lo ha tenuto fuori per 15 partite, tra il 2 febbraio all’11 marzo, periodo durante il quale il suo posto è stato preso da Gabe Vincent. Al suo ritorno sul parquet Lowry, nella sconfitta in OT contro Orlando (126-114) l’11 marzo, ha messo a referto 12 punti e 4 rimbalzi in 36 minuti partendo dalla panchina.
“Gli importa solo vincere; arrivati a questo punto della carriera, non si hanno più molte stagioni davanti, quindi bisogna sempre essere competitivi e Kyle è estremamente competitivo”, ha spiegato Spoelstra.
“È stato relativamente semplice farlo partire dalla panchina: dopo cinque settimane fuori era previsto che il suo minutaggio fosse limitato, ma contro Orlando l’ho fatto giocare 36 minuti e lo staff medico mi ha rimproverato. Il giorno seguente Kyle e io ci abbiamo riso su”.
Lowry ha affermato che, quando Spoelstra gli ha comunicato ufficialmente che sarebbe partito dalla panchina, ha capito subito la necessità di saper scendere a compromessi per vincere.
“Bisogna essere professionali”, ha affermato Lowry. “L’importante è vincere; per me conta solo questo, onestamente. Certo, se da domani fossi di nuovo titolare non mi lamenterei, ma in questo nuovo ruolo posso aiutare la squadra a vincere ed essere un mentor per i miei compagni”.
Prima di quest’anno, l’ultima partita in uscita dalla panchina era stata nel 2013 contro i Cavaliers.
Gabe Vincent, nel nuovo ruolo da titolare, ha segnato in media 10.8 punti con 2.4 assist in 34 partite di Regular Season. Il giocatore, undrafted, ha cominciato la propria carriera da professionista in G League e, nelle prime due partite delle Finals, le sue medie sono state di 21 punti e 4.5 rimbalzi.
Da quando ha perso il posto in quintetto, Lowry ha ricoperto un importante ruolo da mentor per Vincent:
“Sono molto orgoglioso di lui, perché nessuno gli ha mai dato una possibilità, ma ha lavorato duramente e ha ottenuto il rispetto della lega. Nella scorsa stagione e in quella attuale, in alcune partite non ha nemmeno giocato, mentre ora è titolare”.
“Ha gestito molto bene la situazione e mi ha sempre supportato; gli sono molto riconoscente”, ha dichiarato Vincent.
Lowry ha anche sorpreso se stesso, trovandosi a proprio agio nel ruolo di riserva: gli è infatti sembrato strano ritornare in quintetto al posto dell’infortunato Vincent in Gara 5 delle Eastern Conference Finals, nella sconfitta (110-97) contro i Boston, il 25 maggio: “È stato strano, ma quando si parte in quintetto bisogna subito mettere in campo l’energia, avere il giusto atteggiamento ed essere aggressivi. L’approccio è diverso da quando si parte dalla panchina, ma avere come unico obiettivo la vittori rende tutto più semplice. Sono concentrato sulla partita e sono pronto a giocare non appena il mio nome viene chiamato. Non è una questione fisica, ma mentale”.
Secondo Lowry, essere cresciuto in un quartiere difficile nella zona nord di Philadelphia ha avuto un grande impatto sul suo atteggiamento. L’ex star di Villanova University ha aggiunto che la più grande sfida, da giovane, era costituita dalla consapevolezza di poter essere vittima di una sparatoria in ogni momento. Lowry è molto riconoscente al fratello maggiore, Lonnie Lowry Jr., per averlo tenuto lontano dalle cattive compagnie. Il tenore di vita di Lowry, grazie al basket, è nettamente migliorato: nella sua carriera NBA, il giocatore ha guadagnato circa 250 milioni di dollari.
“Sono cresciuto con mia madre e con mia nonna, cercando di tenermi fuori da guai. Mio fratello Lonnie mi ha insegnato il valore dell’umiltà e ho sempre cercato di seguire il suo esempio. Alla fine, siamo tutti esseri umani, perché non aiutarci tra noi?”.
Lowry ha iniziato la stagione 2022-2023 come dodicesimo giocatore più vecchio della lega. Visto che sia Udonis Haslem sia Andre Iguodala dovrebbero ritirarsi, Lowry potrebbe salire al decimo posto, nell’ultimo anno del suo contratto. Anche se non pensa ancora al ritiro, è cosciente del fatto che questi siano i suoi ultimi anni in NBA.
Questa stagione potrebbe proprio concludersi centrando l’obiettivo per il quale Lowry è arrivato a Miami: il titolo NBA.
“Sono nell’ultima parte della mia carriera, ma ho ancora molto da dare, soprattutto dal punto di vista mentale: se contasse solo quello, potrei giocare ancora 25 anni! Dal punto di vista fisico, invece, inizio a sentire i segni dell’età… Ma bisogna anche vederla così: il basket rappresenta solo un capitolo, anche se lungo, della mia vita, mentre la mia famiglia ci sarà sempre. Arriverà il momento di dedicarmi interamente a loro.
Non ci sono parole per spiegare che cosa un secondo anello significherebbe per me; non riesco nemmeno a pensarci”.