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Dopo Cam Reddish, Immanuel Quickley è l’ennesimo giovane di belle speranze inserito sul mercato dai New York Knicks. Certo, non è una novità (ne avevamo parlato QUI), ma l’utilizzo riservato al giocatore nelle ultime gare da coach Tom Thibodeau sembrava spingere nella direzione opposta: 42.2 (!) minuti di media giocati nelle ultime 7, tutte da titolare, con 20.3 punti, 5.9 assist e 5.3 rimbalzi di media, seppur con un’efficienza non proprio stellare – 53.7 di true shooting%, il 4% in meno rispetto alla media della Lega.

L’allenatore si è comunque dichiarato molto soddisfatto in una recente conferenza stampa, e per questo fa strano vedere Quickley accostato ad altre squadre. Il coach ha lodato la versatilità del prodotto di Kentucky sia con i titolari, sia con le riserve, e non ha effettivamente tutti i torti: +5.3 di net rating (83esimo percentile) nelle lineup con Jalen Brunson, Julius Randle e RJ Barrett; +7.3 di net rating (90esimo percentile) in quelle citate da Thibs con Miles McBride e Barrett:


“Sta giocando una grande pallacanestro in questo periodo e mi piace con entrambi i tipi di quintetto (titolare e non, ndr.). Penso che sia complementare a Brunson, così come si incastra bene con Julius Randle e RJ Barrett, ma mi piace anche la second unit quando RJ è dentro assieme a Quick(ley) e Deuce McBride. Questi tre sono molto versatili e producono molto dal palleggio, stanno giocando a un livello davvero alto.”

– coach Tom Thibodeau

Con questo rendimento, sembra paradossale pensare a uno scambio, e infatti è bene far comprendere cosa significhi l’inserimento di Immanuel Quickley sul trade market. Michael Scotto di HoopsHype ha citato un interessamento da parte di 3 squadre per il giocatore dei Knicks: Milwaukee Bucks, Dallas Mavericks e Washington Wizards, su tutte, sebbene la lista apparentemente non si fermi affatto qui.

Il prezzo riportato in prima istanza sarebbe quello di una first-round pick, ma è difficile da valutare al momento, visto il rendimento di Quickley. E, infatti, l’idea di fondo potrebbe non essere quella di cederlo in uno scambio “secco”. Già a inizio dicembre, Fred Katz di The Athletic aveva parlato di una possibilità di assemblare, qualora si fosse presentata l’occasione, un pacchetto costituito da Evan Fournier, Cam Reddish e lo stesso Quickley, eventualmente per qualcosa di “grosso” sul mercato.

Per spiegare meglio la situazione, prendiamo questo estratto da un nostro precedente articolo:

L’obiettivo di Leon Rose, dichiarato da Fred Katz su The Athletic, e implicitamente suggerito anche da Shams Charania in questo pezzo, sarebbe quello di arrivare a un big, come spiegherebbero i numerosi asset accumulati:

“New York ha un ingente Draft capital da poter mettere sul tavolo (fino a 8 prime scelte), essendo in possesso di tutte le proprie first-round pick dei prossimi anni, più quelle di Dallas (2023, protetta 1-10), Detroit (2023, protetta 1-18), Washington (2023, protetta 1-14) e Milwaukee (2025, protetta 1-14).“

“Con tutti questi asset, e una batteria di contratti spendibili come cap filler (Evan Fournier, Derrick Rose) in unione a qualche giovane promettente (Quentin Grimes, un rivitalizzato Cam Reddish, Obi Toppin e Immanuel Quickley), l’arrembaggio a qualche big scontento o, guardando al futuro, in scadenza, sembrerebbe tutto fuorché inverosimile.“

In parole povere, i Knicks hanno accumulato tutti gli asset necessari per la corsa al loro obiettivo primario, e cioè quello di arrivare a una star. Inoltre, la presenza di molti giocatori che richiederanno un’estensione, come Toppin e lo stesso Quickley in primis, Quentin Grimes (e McBride, da valutare) in secundis, rendono impossibile non pensare al sacrificio di almeno uno o due di questi elementi per un altro singolo pezzo.

Chiunque voglia arrivare a Quickley, dovrà farlo offrendo qualcosa che New York ritenga davvero appetibile e considerando che, probabilmente, Leon Rose sarà più alla ricerca di uno scambio che ruoti attorno a un “pacchetto”, anziché a un semplice swap di giocatori. Questo perché Quickley ha effettivamente valore, dato dall’età e dal fatto che sia futuribile, sia sul campo, sia a livello contrattuale: chi lo firmerà, infatti, dovrà compiere un’ulteriore valutazione, relativa al fatto che non si tratterà della firma di un veterano per un anno o due, ma di un profilo che chiederà una meritata estensione.

Tutti fattori che, se analizzati a trecentosessanta gradi, rendono molto complesso un accordo lampo entro la trade deadline. Ma, a New York, tutto è possibile.