
“Il mare di rumors che ha travolto Ja Morant dopo gli ultimi controversi episodi che lo hanno visto protagonista sembra destinato a placarsi nelle prossime settimane”, era stato l’esordio del nostro aggiornamento su Ja Morant e sul rischio che il giocatore dei Memphis Grizzlies perdesse il resto della stagione. Non poteva che succedere il contrario.
Dopo aver preso parte a un programma di counseling in Florida, infatti, Morant sembra essere già nelle condizioni di poter fare il proprio ritorno in NBA. Stando a Adrian Wojnarowski di ESPN, il giocatore si sarebbe incontrato a New York con il commissioner Adam Silver, lasciando la Florida (e il programma) per avvicinarsi a un ritorno nel breve periodo.
Se l’unico ostacolo in un primo momento poteva essere rappresentato dalle indagini in corso da parte della Lega, il repentino aggiornamento da parte della NBA ha cambiato subito le carte in tavola: citando testualmente, “l’investigazione non ha trovato evidenze del possesso dell’arma da parte di Morant durante il viaggio con la squadra o all’interno di ambienti NBA, così come le autorità del Colorado non hanno trovato materiale per accusare Morant”. Una semplice sospensione, perciò, della durata di 8 gare per il giocatore, per condotta dannosa nei confronti della NBA.
Il giocatore sarà dunque eleggibile per un ritorno in campo a partire dalla partita contro i Dallas Mavericks del 20 marzo, essendo le partite saltate già comprese nella sospensione. Sulla data esatta per il rientro starà ovviamente ai Grizzlies decidere.
Queste le dichiarazioni di Adam Silver riguardo alla condotta di Ja Morant, che ha portato a decidere per una sospensione di 8 gare:
“Il suo comportamento è stato irresponsabile, sconsiderato e potenzialmente molto pericoloso. Questo ha conseguenze legate anche al suo enorme seguito e alla sua influenza, specialmente in relazione ai giovani appassionati che lo ammirano. Ha espresso sincera contrizione e rimorso per la propria condotta. Ja mi ha anche fatto capire di aver imparato da questo incidente e di capire i propri doveri e responsabilità nei confronti dei Grizzlies e la comunità NBA estesa ben oltre il campo da pallacanestro.”