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Questo contenuto è tratto da un articolo di Desmond Ordonez per Air Alamo, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Ogni franchigia vincente ha i propri grandi “what if” che avrebbero potuto cambiare il panorama interno alla squadra. Ma fin quando si vince, raramente si riesce a dar spazio alle ipotesi, poiché la gioia derivante dal trionfo riesce a spazzare via ogni altra cosa. In compenso, i tifosi di ogni sport tendono spesso ad evocare gli scenari da “what if”, quasi per gioco, e ci sono momenti specifici per la franchigia dei San Antonio Spurs che portano a pensare a che situazione potrebbe esserci attualmente in Texas se in passato fossero state attuate scelte differenti e alternative. Ecco un elenco dei 3 principali “what if” nella storia degli Spurs.


3) Se Tony Parker non avesse sostenuto un secondo workout prima del Draft 2001

Tony Parker era già una star in Europa prima di ricevere l’invito al Nike Hoop Summit 2000, per esibirsi contro i migliori prospetti internazionali. Durante quella competizione, Parker ha brillato elevandosi su tutti gli altri, e attirando su di sé le attenzioni dei migliori college degli Stati Uniti. Il playmaker transalpino ha rifiutato parecchie offerte per giocare in rinomati college del campionato NCAA, preferendo la permanenza in Europa per un altra stagione. Con l’avvicinarsi del Draft 2001, Tony aveva già su di sé lo sguardo di molte franchigie, inclusi i San Antonio Spurs. Essendo una squadra con un backcourt in età avanzata, gli Spurs avevano bisogno di una point guard giovane e talentuosa, e Parker sembrava proprio il fit più adatto. Le 2 parti, però, non sono state in sintonia proprio dall’inizio: durante i workout pre-Draft, Parker ha steccato alla prima occasione con gli Spurs. Si ritenne che fosse stato sopraffatto dai tanti dettami tecnici imposti da coach Gregg Popovich durante gli allenamenti. Inoltre, apparentemente non è stato molto sponsorizzato dagli scout, e sembrò che le porte della franchigia texana fossero chiuse per Tony Parker. Ma coach Pop ci ha ripensato, offrendo a Parker una seconda occasione – per lo stupore di tutti i membri del suo staff. Il francese ha ripagato l’intuizione di coach Popovich cogliendo la seconda chance ricevuta, convincendo tutti che sarebbe stato all’altezza delle altre point guard della NBA. Parker è stato quindi scelto alla #28 del Draft dai San Antonio Spurs, e il resto è storia. Il transalpino è divenuto ben presto la 2° opzione nel suo ruolo, sviluppando una particolare intesa con Tim Duncan, gestendo il ritmo in fase offensiva e dimostrandosi un giocatore solido in entrambe le fasi di gioco. Il suo contributo ha spinto gli Spurs a competere per il Titolo NBA anno dopo anno, infrangendo le speranze delle altre grandi rivali nel corso della sua lunga carriera. 

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I tifosi si chiedono, tuttavia, cosa sarebbe accaduto se i San Antonio Spurs non avessero concesso una seconda occasione a Tony Parker, abbandonandolo dopo il primo workout e al Draft anziché riportarlo al campo d’allenamento. I nero-argento avrebbero probabilmente optato per un’altra point guard nel suo anno da rookie – a onor del vero, va specificato che nessun’altra point guard di quel Draft è divenuta All-Star. E solo le fantasie più sfrenate potrebbero raccontare come sarebbe andata. Parker era l’uomo perfetto per quegli Spurs, ed è una delle ragioni principali del successo della franchigia del Texas. Attualmente si trova spesso a San Antonio, bazzicando per la città e per i campi d’allenamento, pronto a dare una dritta ai giovani giocatori in roster. Victor Wembanyama, in particolare, ha imparato molto a fianco della guardia Hall of Famer, affrontando il balzo dalla Francia alla NBA con facilità. La canotta #9 di Tony Parker si erge in alto all’AT&T Center, e per ragioni validissime: Parker è uno dei migliori all-time.

2) Se Ray Allen avesse sbagliato la tripla dall’angolo in Gara 6 delle NBA Finals 2013

Erano rimasti meno di 30 secondi di gioco di Gara 6 delle NBA Finals 2013. Confetti, coriandoli e palloncini erano pronti per i festeggiamenti, con i tifosi già intenti a spacchettare le maglie celebrative per la vittoria del Titolo NBA. L’espressione “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco.” sembrerebbe descrivere perfettamente questo momento. Dietro di 3 punti, sul punteggio di 95-92 nel bel mezzo della corsa al loro 3° Titolo NBA, i Miami Heat non hanno mollato nonostante le speranze ridotte al lumicino. Giocando in maniera aggressiva, LeBron James ha azzardato una tripla, in condizioni di equilibrio precario, atterrata sul lato sinistro del ferro. Ma, sfortunatamente per gli Spurs, il peggio stava per accadere: Chris Bosh ha abbrancato il rimbalzo offensivo, offrendo rapidamente il pallone al liberissimo Ray Allen, già in trepida attesa di ricevere il pallone nell’angolo. Allen ha messo dentro il tiro del pareggio, mandando la sfida all’Over Time e stordendo i giocatori nero-argento, spostando l’inerzia della partita verso la franchigia della Florida. 

I San Antonio Spurs avrebbero poi perso all’OT e immediatamente 2 giorni dopo a Miami, dopo una Gara 7 dall’esito segnato sin dai primi istanti di gioco. I Miami Heat si sono laureati Campioni NBA in back-to-back di fronte al proprio pubblico, con gli Spurs ancora sotto shock dall’esito della sfida di pochi giorni prima. L’intero roster sapeva di non dover assolutamente perdere Gara 6. I fan nero-argento stanno ancora sognando come sarebbe andata se Ray Allen avesse sbagliato la conclusione dal perimetro. Ovviamente, gli Spurs avrebbero vinto il loro 5° Titolo NBA su 5 apparizioni alle NBA Finals. Tuttavia, con il senno di poi, probabilmente non sarebbero riusciti a vincere nel 2014, poiché quelle Finals sono state piene di voglia di rivincita da parte dei texani. Per gli Heat il 2013 ha segnato la fine dell’Era dei Big Three, con James Campione per 2 volte di fila a poter esporre quest’altro argomento in suo favore nel dimostrare chi sia il migliore di sempre in NBA. I San Antonio Spurs erano imbattuti alle NBA Finals fino a quel momento, di conseguenza anche Tim Duncan, e insieme avrebbero costruito una delle migliori coppie di Playoffs-run della decade nella storia del basket statunitense. Duncan avrebbe potuto scalare il Monte Rushmore della NBA, essendo imbattuto alle NBA Finals. 

1) Se Tim Duncan si fosse aggregato agli Orlando Magic nei primi anni 2000

Correva l’anno 2000 e Tim Duncan era già divenuto un All-Star NBA, aveva vinto il Rookie of the Year, il titolo di MVP delle NBA Finals 1999 e si era laureato Campione NBA. Tuttavia, il finale di una stagione che lo ha visto infortunarsi, e i San Antonio Spurs spazzati via dai Phoenix Suns ai Playoffs, lo ha spinto a guardarsi attorno in vista di un possibile trasferimento altrove. Gli Orlando Magic erano una delle soluzioni più appetibili per ogni Free Agent nel corso di quell’estate. La franchigia aveva appena ottenuto via trade Tracy McGrady – via Toronto Raptors – per condurre un anziano roster in mano ad un giovane coach Doc Rivers. Subito dopo hanno settato i loro obiettivi, puntando a Grant Hill – all’epoca ai Detroit Pistons – e Tim Duncan, per creare uno dei migliori trio della lega. Negli anni vari rumors hanno raccontato di un Tim Duncan intento a flirtare con i Magic nel 2000, tuttavia senza mai ricevere conferme. Dopo una recente intervista di Hill all’All the Smoke podcast una parte della nebbia è stata diradata sulla vicenda – è stato chiesto a Grant cosa sarebbe potuto accadere in caso di effettivo finale positivo delle trattative.

“Tim era più intrigato di quanto lo fossi io, e le cose stavano andando bene mostrando chiari segni che tutto potesse andare in porto.”

Grant Hill

Però, stando alle parole della Leggenda di Duke, l’incontro conclusivo tra i 2 giocatori e lo staff di Orlando per stabilire i termini dell’affare non è andato a buon fine, facilitando quindi la permanenza di The Big Fundamental in Texas. Duncan ha poi firmato un’estensione contrattuale da $31 milioni per 3 anni all’inizio della Stagione 2000/01. Quella stagione ha visto Tim Duncan evolversi fino a divenire il miglior giocatore della lega, vincendo il suo primo titolo MVP della Regular Season in un periodo in cui la Western Conference era sovraccarica di superstar. Ai tifosi viene spesso facile ipotizzare come sarebbe andata a finire se Duncan avesse optato per unirsi agli Orlando Magic. I San Antonio Spurs non sarebbero stati capaci di creare la loro Dinasty, come poi accaduto nel corso della decade. Certamente lo staff dirigenziale nero-argento avrebbe inserito a roster dei validi elementi da affiancare a Tony Parker e Manu Ginobili per rimanere competitivi. In compenso, una cosa è chiara e semplice: gli Spurs non hanno ancora vinto un Titolo senza Duncan. Ancora oggi i tifosi si mostrano grati per la sua longeva permanenza in squadra. Non si riesce ad immaginare una persona quieta e silenziosa come Duncan in una città caotica, governata da Mickey Mouse e dai roller coaster, dal ritmo tanto frenetico. Semplicemente, la love story tra Duncan e gli Spurs doveva andare avanti.

Menzioni d’onore

  • Se Kawhi Leonard non si fosse infortunato durante le NBA Semifinals 2017

I San Antonio Spurs avrebbero potuto vincere il Titolo in quella stagione, rendendo Kawhi Leonard 2 volte Campione NBA con la canotta dei texani. Quel successo avrebbe potuto costituire una ragione in più per convincerlo a rimanere in Texas, piuttosto che causare astio tra lo stesso The Klaw e lo staff nero-argento per via della sua riabilitazione. Leonard sarebbe potuto diventare uno dei più grandi nella storia degli Spurs se non si fosse infortunato alle Semifinals del 2017 contro i Golden State Warriors

  • Se David Robinson non avesse concluso la stagione per infortunio l’anno prima del Draft 1997

David Robinson è stato il leader dei San Antonio Spurs per l’intera decade precedente l’arrivo di Tim Duncan in città. Robinson è stato varie volte All-Star, oltre che dominare la lega tra i migliori centri della stessa e avendo vinto un titolo MVP. Tuttavia nel 1996 ha dovuto affrontare parecchi infortuni, perdendo quasi l’intera stagione. La sua assenza ha causato un record di ben 60 sconfitte per gli Spurs. Ma si è trattato di un intoppo fortunato, poiché ha permesso agli Spurs di costruire il percorso per arrivare alla scelta che ha portato Tim Duncan dal Draft 1997. Se Robinson non fosse stato vittima di tanti infortuni, senza un’annata povera di risultati per gli Spurs, questi ultimi non sarebbero riusciti ad ottenere Tim Duncan.