Dopo aver forzato i Phoenix Suns (almeno) fino a Gara 6 a seguito di una intera stagione inaspettatamente positiva, a NOLA non si può che sorridere.
Alla vigilia dei Playoffs la serie tra Phoenix Suns e New Orleans Pelicans sembrava essere quella più scontata, con la franchigia della Louisiana arrivata in post-season per il rotto della cuffia e destinata a subire uno sweep da parte della squadra con il miglior record della lega in stagione regolare. Invece la serie si sta rivelando molto più equilibrata del previsto, sia per demeriti dei Suns di Chris Paul e compagni, che per meriti dei Pelicans guidati da coach Willie Green e Brandon Ingram, il vero fattore di questa serie.
Il tutto, naturalmente, senza dimenticare comunque l’assenza di Devin Booker, che dovrebbe però essere pronto a rientrare nelle prossime partite.
I meriti di Nola: Ingram ma non solo
L’ex-Lakers, dopo una Gara 1 nella quale ha probabilmente pagato lo scotto della prima partita di Playoffs in carriera, ha inanellato 3 partite giocate ad un livello di basket celestiale, andando oltre quota 30 punti e regalando due successi ai suoi, uno in Arizona ed uno allo Smoothie King Center – facendo intravedere dei flash davvero stellari.
Ingram in queste 5 partite di post-season ha dimostrato una maturità fino a prima sconosciuta, riuscendo a prendersi tiri congeniali (nonostante debba maturare ancora nella shot selection) e segnando contro qualsiasi avversario messo in marcatura su di lui da Monty Williams.
Nella serie le percentuali sono più che positive e raccontano di un 48.5% dal campo, 42.9% da tre punti e 81.8% ai liberi per una media di 28.2 punti a partita, ai quali aggiunge anche 6.4 rimbalzi e 5.2 assist a gara. Un netto miglioramento rispetto ai 22.7 punti di media in Regular Season, quando viaggiava a percentuali decisamente inferiori (46% dal campo e 32.7% dalla lunga distanza).
Dopo aver chiuso una stagione ai massimi in carriera per usage% (30.7%, 96° percentile), percentuali dei tiri assistiti per i compagni (26.8%, 97° percentile) e rapporto fra assist% e usage% (0.87, 88° percentile), Ingram sta traslando questi numeri anche nei Playoffs, con risultati quasi totalmente invariati in ogni categoria e sempre oltre l’80° percentile.
Quello che ha stupito molto in positivo fino ad ora è la maturità nelle letture, a livelli d’élite per un debuttante, considerando anche la non presenza di un pass first guy o un primary ball handler accanto, nonostante vedremo come McCollum contribuisca bene a facilitare il flow offensivo.
Ciò che fa Ingram nella maggior parte dei casi è forzare la difesa a collassare su di lui, visto il suo profilo da scorer, per sfruttare così la rotazioni avversarie per un passaggio al compagno più libero. Questo processo di manipolazione sembra semplice, ma non è scontato per un giocatore con le sue caratteristiche e più dedito a buttare la palla nel cesto che non a facilitare gli altri. Se in stagione questi progressi si erano già palesati, assistervi ai suoi primi Playoffs è quantomeno notevole.
L’ex-Lakers gioca l’82.8% dei suoi pick%roll totali da handler dalla punta, generando 1.042 punti-per-possesso, posizionandosi al 68° percentile di Synergy Sports – molto bene rispetto alla media.
I meriti dei Pelicans non si fermano però al solo Ingram. Coach Willie Green ha infatti approcciato nel migliore dei modi la serie, chiedendo alla propria squadra un’intensa elevata che sta mettendo in grande difficoltà i Suns, in particolare Chris Paul con la marcatura asfissiante di Jose Alvarado.
Nelle prime tre partite della serie Nola ha giocato molto bene in transizione, prolungando una tendenza che era emersa anche in stagione. Prima dei Playoffs, il 15.6% dei possessi offensivi dei Pelicans iniziava infatti in transizione (10°), contesto da cui venivano generati 130.4 punti ogni 100 azioni (6°): dalla combinazione di questi due fattori, New Orleans aggiungeva ben 3.6 punti ogni 100 possessi da giocate in transizione, dato da top 3 nella Lega – e lo stesso di Phoenix, piccola curiosità.
Ai Playoffs la frequenza si è abbassata all’11.6% dei possessi, ma l’efficienza è rimasta molto simile, con 1.368 punti segnati per azione in transizione e 3.0 punti aggiunti ogni 100 possessi.
Green sta sfruttando molto bene anche CJ McCollum che, grazie alla sua esperienza, approfitta della mancanza di difesa point-of-attack dei Suns per crearsi spazio per il tiro dal palleggio o trovare i compagni liberi, risultando così un secondo violino di lusso per New Orleans.
CJ è stato bravo nel coinvolgere i compagni. McCollum assiste il 22.9% dei tiri di squadra, con un rapporto di 0.77 fra assist% e usage%, entrambi il massimo in carriera per lui ai Playoffs. L’ex-Portland eccelle nelle situazioni in cui scarica la palla da handler sul pick&roll, generando 1.118 punti-per-possesso dai passaggi dopo un raddoppio o un cambio difensivo (77° percentile per Synergy Sports).
Ottima anche la gestione dei lunghi in casa Pelicans tra Jonas Valanciunas, Larry Nance Jr. e Jaxson Hayes. Il lituano, nonostante una pessima Gara 3 nella quale ha sofferto Ayton, è un fattore determinante a rimbalzo, soprattutto nella metà campo offensiva, nella quale cattura il 19.4% dei tiri sbagliati dai compagni (massimo percentile per Cleaning the Glass).
Inoltre, come dimostrato in Gara 4, se riesce a sopravvivere difensivamente al bahamense può decisamente incidere in attacco.
Il lavoro svolto nella metà campo difensiva è altrettanto egregio, con i Pelicans che riescono ad arginare e a rallentare l’uscita dai blocchi dei tiratori di Phoenix, messi in questo modo completamente fuori ritmo anche quando hanno a disposizione triple wide open. New Orleans sta limitando i Suns a 1.009 punti-per-possesso in spot up con una adjusted field goal% del 50.0%, sotto la media rispetto al 54.5% in Regular Season, chiusa in top 5 in questa fase di gioco.
Da sottolineare in particolare le prestazioni di Herbert Jones, rookie che quasi da solo tiene in piedi l’intera difesa di Nola.
La sua wingspan da oltre 213 cm, unita ad un corpo da oltre due metri di altezza e ad una mobilità fuori scala, ne fanno un profilo difensivo già d’élite, capace di contestare tiri al ferro, di restare accoppiato tanto con i piccoli sul perimetro, sia con alcuni tipi di lungo sotto canestro, e soprattutto di fungere anche da difensore point-of-attack.
Sommando Regular Season e Playoffs, Herb Jones ha difeso il ball handler sul pick&roll per il 39.1% dei suoi possessi difensivi, limitando gli avversari a 0.869 punti-per-possesso, sopra la media per Synergy Sports. La specialità della casa è quella di navigare sui blocchi, sfruttando la corporatura esile e le gambe veloci per trovarsi sempre con la giusta postura e angolazione.
Il rookie dei Pelicans è passato sopra i blocchi per il 43.9% delle volte in cui si è trovato a difendere il ball handler sul pick&roll, per la bellezza di 170 possessi (Playoffs inclusi), limitando gli avversari a 0.947 punti-per-possesso, decisamente sopra la media.
I demeriti dei Suns
Ai meriti di New Orleans bisogna contrapporre i demeriti di una Phoenix che in queste prime 5 partite di Playoffs sta deludendo le aspettative. Fin da Gara 1 i Suns hanno faticato in attacco, venendo salvati da un Chris Paul in versione ‘Point God’ che ha segnato o assistito ben 19 punti consecutivi nell’ultimo quarto.
Difensivamente, dopo il primo atto della serie, nel quale il duo Bridges-Ayton aveva tenuto i Pelicans ad un misero 4/36 dal campo, Phoenix ha mostrato diverse lacune che non si erano viste in stagione regolare.
Crowder non sta portando alcun contributo, Ayton sta trovando difficoltà a domare Valanciunas a rimbalzo e CP3 sta faticando a difendere on ball. L’attacco, in seguito all’infortunio di Booker in Gara 2 (quando era a quota 31 punti all’intervallo) si è inceppato, non riesce ad essere efficiente come in Regular Season e le percentuali dalla lunga distanza sono crollate ad un pessimo 30.8%, nonostante la qualità dei tiri sia rimasta più che discreta.
Con la promozione di Cam Johnson nel quintetto titolare per sostituire D-Book, dalla panchina l’unico giocatore che porta costantemente il proprio contributo a livello di punti è Javale McGee, con Cameron Payne che ha dato cenni di vita solamente in Gara 5.
Le buone notizie per Phoenix arrivano però da Mikal Bridges, che ha mantenuto un buon rendimento anche in questo inizio di Playoffs (soprattutto in difesa) ed è risultato decisivo in entrambe le metà campo per il successo di Gara 5, grazie ad un ottimo lavoro in marcatura sia su Ingram che su McCollum e ai 31 punti realizzati.
Magari la serie terminerà comunque stanotte con il successo finale dei Suns, ma aver mantenuto questa costanza fino a questo momento, partendo da netti sfavoriti contro la squadra con la miglior Regular Season della lega, non può che essere apprezzabile – e, soprattutto, futuribile. Waiting for Zion…