Questo contenuto è tratto da un articolo di Divij Kulkarni per Fadeaway World, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Steven Adams si sta apprestando a entrare, a 30 anni suonati, nella sua 11esima stagione NBA con la canotta dei Memphis Grizzlies. Sebbene non sia mai stato nulla di più di un role player, il giocatore neozelandese sta avendo una buonissima carriera. Ironico, considerando cosa abbia raccontato a JJ Redick su ‘The Old Man And The Three’ podcast un paio di anni fa, nel corso di un’intervista uscita di recente con una clip virale:
“Non avevo il sogno di arrivare in NBA o cose del genere. Giocavo semplicemente a pallacanestro e un tizio mi ha offerto una borsa di studio, il vecchio Jamie Dixon, perciò ho pensato: ‘Oh, carino, andrà alla grande’. Il massimo dell’hype per me era pensare di andare al college.
Poi ho buttato il mio nome fra quelli eleggibili per il Draft, ho avuto una media di 6 punti e 6 rimbalzi e sono stato pescato con la 12 – non vorrei dirlo, ma è stato il Draft di Anthony Bennett *ehm, ehm*. Carlisle è stato l’unico brutalmente onesto con me: tutti cercavano di essere accondiscendenti durante la combine, mi dicevano ‘oh sì, vai alla grande, con quella taglia bla bla bla’ cercando di essere positivi; lui mi ha chiesto: ‘Avevi una media di 6 e 6, perché diavolo sei uscito dal college?’. Gli ho risposto balbettando che pensavo di fare una prova, lui ha risposto: ‘Ok, non va bene, non sono buoni numeri’.
Ero al Draft solo per godermi lo spettacolo. Non sapevo nemmeno se sarei stato scelto, non avevo alcuna aspettativa di farcela ad arrivare in NBA, a essere onesto. Ho semplicemente buttato il mio nome nella mischia e qualunque workout potessi fare, l’ho fatto, mi sembra per circa 14 squadre. Mi stavo semplicemente divertendo tantissimo: cibo gratis, interagisci con i GM e i giocatori, pagano tutto loro e stai in degli alberghi belli – allora sembravano davvero davvero belli a uno come me, anche se quelli in cui sto adesso mi hanno fatto capire che sbagliassi. Ho tutte le cose dei workout a casa, erano gratis, e io ero solo lì con i miei fratelli a ridere e divertirmi.”
Steven Adams è senza dubbio uno dei giocatori più amati e umili della Lega, come prova questa intervista. In carriera sta viaggiando a 9 punti e 8 rimbalzi di media in NBA, più che al college, e sembra assurdo pensare che la sua esperienza sia iniziata così, decidendo di iscriversi al Draft dal nulla. I Thunder ci hanno visto lungo, nonostante le statistiche non entusiasmanti al college, pescando un affidabile role player finito addirittura nell’All-Rookie second team 2013/14. La storia del neozelandese si presenta come una delle più uniche della NBA.