I numeri sono chiari: i quintetti con tre guardie schierati da Steve Kerr non funzionano

Ormai quasi un anno fa, durante la serie contro i Denver Nuggets, nasceva il mito della lineup dei fast-five dei Golden State Warriors, con Stephen Curry, Klay Thompson e Jordan Poole insieme in campo a dare spettacolo.

I buoni benefici di quella scelta drastica finirono presto, già a partire dalla serie successiva, ma in questa stagione Steve Kerr ha continuato a cavalcarla.

I numeri sono tuttavia fin troppo chiari: i quintetti così piccoli sono stati una delle cause della turbolenta (e ancora in bilico) stagione dei campioni in carica.


Net RatingOffensive RatingDefensive Rating
Curry + Thompson + Poole ON-4.6 (25esimo percentile)112.6 (33esimo percentile)117.1 (29esimo percentile)
Poole + Thompson ON, Curry OFF-0.5 (47esimo percentile)114.0 (45esimo percentile)114.5 (55esimo percentile)
Curry + Poole ON, Thompson OFF+5.9 (86esimo percentile)116.7 (70esimo percentile)110.7 (87esimo percentile)
Curry + Thompson ON, Poole OFF+10.3 (96esimo percentile)123.0 (97esimo percentile)112.7 (73esimo percentile)

Le lineup che schierano Curry e Thompson circondati da difensori, come praticamente sempre successo negli ultimi anni, funzionano alla grande. Ma anche con Poole in campo al posto di uno dei due, nonostante la stagione altalenante del 23enne, la squadra rimane abbondantemente in carreggiata.

Semplicemente, dati alla mano, i tre non possono condividere il campo.

Il motivo principale è, ovviamente, la tenuta difensiva. Gli Warriors, giocando già con taglia ridotta nella batteria dei lunghi (su cui mettono una pezza le straordinarie abilità di Draymond Green), non possono sopperire a uno schieramento a tre guardie. La difesa perimetrale è la prima a collassare, e a ruota quella in aiuto.

E per il modo in cui sono stati abituati a giocare – e vincere – negli anni dell’era Kerr, i Dubs non possono funzionare con una fase difensiva mediocre. Oltre a subire una marea di punti, l’attacco va meno facilmente in ritmo. Tutto questo si traduce in più sconfitte del previsto, specialmente in trasferta.

Il sistema offensivo si alimenta con l’efficacia difensiva, e non può prescindere da quella. Un attacco da 33esimo percentile con i tre migliori realizzatori contemporaneamente in campo lo dimostra.

L’assenza di Andrew Wiggins, ovviamente, peggiora ulteriormente gli effetti collaterali della scelta “super-small” di Kerr.

Ora che però la stagione è agli sgoccioli e gli Warriors rischiano grosso, continuare a scommettere su una soluzione che non ha dato alcun tipo di frutto per più di 70 partite significherebbe giocare con il fuoco.