Intervistato dall’ex-compagno JJ Redick, Luka Doncic ha parlato di sé, del suo gioco e della pallacanestro europea.

Il podcast di JJ Redick “The Old Man and the Three” ospita settimanalmente giocatori e personaggi in ottica NBA. La scorsa settimana è arrivato il turno di Luka Doncic, compagno di JJ in una breve parentesi della stagione passata.
L’ex tiratore si è dimostrato incuriosito soprattutto a proposito del basket europeo, da cui Doncic proviene, e di alcuni aspetti dello skillset offensivo dello sloveno
- Differenza Eurolega – NBA
La discussione è apertissima tra gli appassionati, e pochi meglio di Doncic possono esprimere un’opinione valida sulla differenza tra il contesto FIBA e quello statunitense:
“In Europa si gioca più pallacanestro di squadra, c’è più tattica. In NBA ci sono giocatori che sono impossibili da difendere, ed ecco perché è così tanto più difficile giocarci. Dico solamente che segnare è più facile in NBA, per le regole diverse, c’è più spazio e più tempo.
So che ci sono giocatori parecchio più forti qua, lo dico solo per le regole. Con quelle regole un difensore come Rudy Gobert potrebbe rimanere in area quanto vuole, mentre in NBA non più di tre secondi: solo grazie a questo qui puoi avere 10 punti in più a partita”.
- Gli esempi
Nonostante i traguardi già raggiunti, Doncic è un ragazzo appena 22enne, e anche per questo Redick gli chiede se ci siano giocatori-guida che si sono rivelati importanti nello sviluppo del suo gioco:
“Ho sempre ammirato Spanoulis, è stato una leggenda in Europa, un grande leader, e uno dei giocatori più clutch di sempre. Poi Sergio Llull, che era il miglior giocatore quando giocavo a Madrid e mi ha aiutato molto.
Qui in NBA LeBron, per tutto quello che ha fatto e per le abilità di passing”.
- Il tiro in step-back
La discussione si è concentrata molto anche su determinate peculiarità nel gioco offensivo di Doncic, quelle che contribuiscono a renderlo uno dei migliori attaccanti della lega. Ad esempio, il tiro con step-back verso sinistra è ormai un suo marchio di fabbrica, una mossa praticamente immarcabile.
“Non usavo lo step-back in Europa, non l’ho mai allenato, poi ad un certo punto l’ho fatto in una partita del mio primo anno contro Houston, mi sono accorto di poterlo fare e da quel momento ho cominciato ad allenarlo”.
- Mismatch hunting e isolamenti
Il motivo principale per cui Luka viene spesso accomunato a James Harden è la sua abilità in isolamento contro il marcatore avversario. Redick gli chiede dunque in che modo approccia alle situazioni di isolamento e come le gestisce:
“La prima cosa che guardo è chi c’è sotto al canestro, se è un lungo o un piccolo. Poi guardo se è nel pitturato e deve uscire, o se è fuori e può entrare per aiutare. Per il resto dipende molto da come reagisce la difesa: spesso provano a mandarmi a destra, quindi provo a penetrare per far collassare la difesa e creare un buon tiro per qualcun altro”.
La stella dei Dallas Mavericks ha inoltre l’intelligenza di cercare il mismatch con il giocatore che preferisce attaccare nei momenti delicati delle partite. JJ gli fa esempi di partite recenti, in cui Doncic aveva fatto in modo di poter attaccare Rudy Gobert, LeBron James e Stephen Curry.
“L’obiettivo è far lavorare i migliori giocatori avversari anche in difesa, per farli stancare. Ma poi diventa anche una questione di orgoglio: quando hai davanti il miglior giocatore dell’altra squadra, vuoi segnare a tutti i costi”.
Questi erano solamente alcuni passaggi della chiacchierata fra JJ Redick e Luka Doncic. Qui sotto potete trovare il video dell’intervista completa: