Dopo l’eliminazione alle Western Conference Finals, i Mavs faranno di tutto per rendere il nucleo attorno a Doncic il più competitivo possibile.

Non è un segreto che Zach LaVine sia uno dei nomi da monitorare con più attenzione per questa Free Agency, sia che si parli della ri-firma da parte dei Chicago Bulls, sia che si tirino in ballo altre squadre. Fra queste, i Dallas Mavericks sembrerebbero essere emersi recentemente, aggiungendosi – secondo Marc Stein – ad una lunga di squadre note come Atlanta Hawks, San Antonio Spurs e Portland Trail Blazers (che avevamo citato QUI).
Reduci dalla cavalcata alle Western Conference Finals, i Mavs non hanno lo spazio salariale per firmare LaVine, che sarà Unrestricted Free Agent in questa offseason. Questo, però, non significa che non si possano trovare alternative. La star dei Bulls ha già rinunciato in passato a un bel po’ di soldi, e avrà certamente intenzione di massimizzare i propri guadagni.
La max extension con i Chicago Bulls, stando a Keith Smith di Spotrac, dovrebbe presentarsi così:
- 2022-23: $36,600,000
- 2023-24: $38,430,000
- 2024-25: $40,260,000
- 2025-26: $42,090,000
Totale: 4 anni / $157,380,000
Queste cifre rappresentano il punto di partenza, per i Dallas Mavericks, in caso si volesse procedere con una sign&trade, riguardo alla quale servono delle premesse.
Mark Cuban si troverà a flirtare con la Luxury Tax in questa offseason, chiudendo probabilmente al di sopra di essa. Tra le priorità, la firma di Jalen Brunson sembra svettare su tutte le altre (ne abbiamo parlato QUI), con i Texani che potrebbero decidere di non badare a spese, visti gli ottimi risultati raggiunti in questa stagione.
Il General Manager di Dallas, Nico Harrison, ha esplicitamente dichiarato che “potranno pagarlo più di chiunque altro”, ponendo l’accento sulla questione finanziaria e facendo intendere i piani per il futuro. Lo stesso Luka Doncic, parlando del compagno, ha dichiarato che “merita tutti i soldi che prenderà”, girando ancora il focus della conversazione sulla questione economica.
Con Brunson che andrà incontro a questa conferma, le cifre per un quadriennale – secondo Keith Smith – dovrebbero variare fra gli 80 e i 90 milioni di dollari, con uno stipendio di partenza sui $18/21 milioni – base da cui eventualmente andare a salire, per i Mavs.
In conclusione, tornando anche a Zach LaVine, la via migliore per effettuare la sign&trade sarebbe quella di muovere, in primis, qualche membro del back court, ponendo che Brunson venga confermato e resti intoccabile. Ecco che, eventualmente, il nome di Spencer Dinwiddie cadrebbe subito sul piatto come portata principale, contornato da eventuali nomi utili al salary matching come Tim Hardaway Jr. o Davis Bertans.
Lato Chicago, questo sembra comunque un pacchetto abbastanza povero e, probabilmente, lo stesso Brunson dovrebbe finire fra le eventuali richieste. Ecco perché risulta difficile delineare, per adesso, l’aspetto preciso di un’offerta. I Bulls vogliono certamente rinforzare questo core, e faranno carte false per accontentare LaVine e invogliarlo a rimanere.
Se le cose si mettessero male, però, l’opzione di perdere un max player a zero non sarebbe contemplata, e l’idea di contrattare con un team già ricco di role player competitivi come Dallas potrebbe rappresentare un’ottima alternativa per rinforzare un nucleo più attento al presente, che non al futuro – sebbene la richiesta di un ingente Draft capital risulterebbe indispensabile.
Certo è che, se a Chicago si dovesse entrare in panic mode e si aprisse una breccia molto realistica, i Dallas Mavericks tentennerebbero difficilmente e, pur di arrivare a Zach LaVine, All-Star caliber player e teoricamente un ottimo fit per Doncic, l’opzione Jalen Brunson per un’eventuale pacchetto verrebbe probabilmente contemplata.
Ancora è forse un po’ presto per lasciarsi andare a speculazioni precise e mirate, ma quella di LaVine ai Mavs emerge come un’opzione estremamente intrigante in vista dell’offseason.