Draymond Green ha ospitato nel suo podcast Joel Embiid, mettendo parecchi argomenti sul piatto.

Spesso i giocatori sono restii a parlare a ruota libera, preferendo utilizzare frasi “standardizzate” e concetti semplici e spesso ovvii. Quando però parlano tra di loro, la dinamica può cambiare, sbloccandoli e offrendoci un po’ di verità.
Chi meglio di Draymond Green, dunque, per un podcast che prevede ospiti in orbita NBA?
Qualche giorno fa è stato il turno di Joel Embiid, uno dei personaggi più in vista del momento e candidato al premio di MVP della stagione corrente.
Nella chiacchierata non sono mancati gli argomenti da affrontare.
- Le origini
Pensando al giocatore pieno di fiducia in se stesso attuale, è difficile pensare ad un Embiid insicuro. Eppure anche lui lo è stato.
Prima di tutto, Green ha voluto concentrarsi sulle origini dell’Embiid cestista, per capire come ha acquisito quel tipo di sicurezza:
“Quando sono venuto in America il mio unico obiettivo era usare l’opportunità datami dalla pallacanestro per provare a laurearmi, fare qualcosa nella mia vita e tornare a casa con un po’ di soldi per aiutare la mia famiglia. Non pensavo che avrei avuto chances nel basket. Quando andai dal coach al college e gli dissi ‘non posso farlo, non riesco’, lui mi rispose che sarei diventato la prima scelta al draft in due anni. Ero convinto che mentisse.
La prima volta che ho pensato di avere possibilità è stata quando sono entrato in un campo NBA, ho segnato il mio primo canestro e ho pensato subito ‘oh, è facile‘…”
- Il trash talking
Andando avanti alla parte della sua vita e carriera che conosciamo meglio, uno degli aspetti caratterizzanti del suo personaggio è il trash talking, il modo in cui sfida gli avversari, dentro e fuori dal campo. Celebri, per esempio, gli screzi con Andre Drummond, Hassan Whiteside e Karl-Anthony Towns.
“Quando faccio trash talking, anche quando lo facevo moltissimo in passato contro Whiteside o Drummond, per me non è mai stata una cosa seria, non odio nessuno, cerco solo di divertirmi. Se ci rimangono male, sono affari loro, per me è parte del gioco”.
- Ben Simmons
L’argomento più spinoso era sicuramente quello che riguarda Ben Simmons. L’ormai ex compagno non ha più voluto saperne dei Philadelphia 76ers e di Embiid dalla Gara 7 persa contro gli Atlanta Hawks, e il camerunense è comunemente ritenuto uno dei responsabili della rottura.
“Non abbiamo vinto un titolo ma in Regular Season siamo sempre stati dominanti. Ho sempre pensato che avevamo la chance di vincere un titolo insieme, ed è per questo che non capisco cosa sia successo.
Non penso che le mie dichiarazioni dopo Gara 7 l’abbiano influenzato. Tutti sappiamo che la stampa cerca di ingigantire tutto: se guardi tutta la conferenza, quando mi hanno chiesto i motivi della sconfitta ho menzionato tantissime ragioni. Non ho nemmeno menzionato quell’evento in particolare, ho detto che avevamo perso un’opportunità perché Matisse ha sbagliato il libero, poi abbiamo fatto fallo su un tiro da tre punti, e ho menzionato anche la mia palla persa quando eravamo sotto di 4 e hanno segnato in contropiede. Ho menzionato tutte queste cose. I media hanno preso quella piccola parte su Ben che ha passato un layup, per far passare che volessi dare la colpa a lui; ma non è quello che volevo fare, stavo solo parlando della sequenza di cose che sono successe in quel finale”.
E ancora, sempre a proposito del rapporto con i suoi compagni di squadra:
“Non ho mai vinto, ma ho un’idea su come vincere. Ma non posso vincere da solo, nessuno può farlo, ho bisogno dei miei compagni. Quando parlo con Matisse o Tyrese o chiunque sia, loro sanno che non è nulla di personale, sanno che è perché ho tantissima voglia di vincere, e lo capiscono”.
Questi sono solamente alcuni passaggi della chiacchierata. Qui sotto potete trovare il video dell’intervista completa: