FOTO: Rockets Wire – USA Today

Questa stagione dei Houston Rockets si chiuderà con del sanissimo tanking selvaggio, come è giusto che sia quando si lotta per talenti “generazionali” come Scoot Henderson o Victor Wembanyama. Come però succede nel corso di qualsiasi rebuilding che si rispetti, però, le vere partite si giocano in offseason.

Da questo punto di vista, per i Houston Rockets le priorità sembrano al momento riguardare il ruolo di head coach e la free agency. Del “valzer delle panchine” abbiamo già parlato QUI, citando come (non autorevolissima) fonte Steve Bullpett di Heavy.com, il quale riportava che coach Stephen Silas fosse in uscita e che, al suo posto, potesse subentrare Nick Nurse, qualora fosse arrivato ai saluti con i Raptors, o Ime Udoka.


Il campo delle ipotesi sembrerebbe effettivamente potersi intersecare maggiormente con quello del reale tenendo però in considerazione gli ultimi report di Jake Fischer di Yahoo Sports, insider molto più affidabile. Quest’ultimo non solo confermerebbe tutti i rumors sul potenziale allontanamento anticipato (il suo contratto scade a termine 2023/24) di Nurse dal Canada, citando Toronto Star, ma anche le voci sulla partenza di Silas, all’ultimo anno di contratto.

Secondo le fonti di Fischer, i Houston Rockets difficilmente rinnoveranno l’accordo con l’attuale allenatore, andando in cerca di qualcosa di nuovo. Da questo punto di vista, i già citati Ime Udoka e Nick Nurse – che a Houston ha già allenato la squadra di G League, i Rio Grande Vipers – sarebbero in prima fila, ma la scelta dell’allenatore potrebbe passare da un secondo fattore non trascurabile a cui abbiamo accennato sopra: la free agency. Facciamo un totale cambio di rotta momentaneo.

Vi ricordate lo scherzetto di Natale di Adrian Wojnarowski? Quel report in cui si parlava di serie possibilità di James Harden ai Houston Rockets? No? Allora è giusto spolverarvi la memoria. Ricordiamo che The Beard si è accontentato di un rinnovo “scontato” con i Philadelphia 76ers l’estate scorsa, firmando un biennale di soli $68.6 milioni con player option nel 2023/24 che, in linea di massima, rifiuterà.

Dopo aver infatti concesso a Daryl Morey e soci di assemblare la squadra più competitiva possibile, Harden vorrà giustamente massimizzare i guadagni. E, sebbene i Philadelphia 76ers abbiano i pieni Bird Rights, anche i Texani si troverebbero in una posizione niente male da questo punto di vista sia grazie all’enorme spazio salariale, sia grazie alla over-38 rule – sempre che non venga modificata con il nuovo CBA.

Senza addentrarci troppo nella regola, citiamo un ottimo estratto da Libery Ballers per spiegare la situazione:

“A causa della over-38 rule, i Sixers possono offrire a Harden un max contract della durata di soli 4 anni anziché 5.

Trattandosi di un veterano con 10+ anni di esperienza, Harden potrà ricevere fino al 35% del cap della prossima stagione al primo anno, il che significa non più di $46.9 milioni nel 2023/24. Da qui, Philadelphia ha il solo vantaggio di poter offrire una crescita percentuale annuale dell’8%, mentre tutte le altre squadre saranno limitate al 5%.

Questo significa che, mentre in free agency Rockets e altre squadre saranno limitate a un quadriennale da $201.7 milioni, i Sixers potranno offrirne uno da $210.1 milioni. Praticamente noccioline quando si parla di estensioni così onerose.”

Per Spotrac, i Rockets saranno la squadra con maggior spazio salariale nella prossima stagione, con $59.7 milioni liberi stimati. Questo significa un margine di manovra infinito per quel che riguarda la free agency, tanto che un altro nome emerso di recente sarebbe stato quello di Jaylen Brown (ne abbiamo parlato QUI).

Inoltre, James Harden ha risposto aspramente alle indiscrezioni di Natale, ma il suo legame con il Texas resta indissolubile, come fatto notare anche a febbraio da Brian Windhorst (ESPN):

“Non che Houston voglia, ma semplicemente Houston crede che ci sia una legittima possibilità e non è un qualcosa che viene detto a caso. James Harden spende ancora un sacco di tempo a Houston: ci passa le estati, si allena regolarmente nelle strutture dei Rockets… è una possibilità molto seria. E Harden, a dire il vero, non ha mai negato, ha solo detto di non sapere da dove queste voci provenissero.”

– da QUESTO articolo

Insomma, se Harden tornasse, che relazione ci sarebbe con l’assunzione di un nuovo head coach? Quella che si può immaginare sia presente in ogni franchigia quando si decide di scegliere un nuovo allenatore, fra star e front office. Lo stesso Silas, al momento dell’assunzione nel 2020, ebbe un colloquio preliminare con The Beard e Russell Westbrook, per rendere l’idea – citando Fischer.

E, a proposito, quest’ultimo conferma il forte interesse per l’eventuale ritorno di Harden (etichettato come obiettivo principale ei Rockets) ma, in generale, per muoversi molto attivamente in free agency. L’insider di Yahoo Sports cita così diversi nomi che sarebbero connessi al Barba. Ad esempio, Scott Brooks, che ha allenato Harden a OKC nel 2012 prima della cessione a Houston, ma anche Rex Kalamian, parte dello staff dello stesso Brooks ai Thunder.

Un’estate movimentata, dunque, in caso di un ritorno di James Harden, che diventerebbe possibile solo in caso si presentasse la percezione di non poter combinare molto con i 76ers, i quali sembrano invece molto molto solidi al momento.

Estate potenzialmente movimentata, ma anche strana, dato che la versione di Harden non sarebbe più quella della superstar di un tempo, capace di creare vantaggio senza problemi dal palleggio tenendo volumi di scoring senza senso, ma un collante e un facilitatore offensivo per altri che agiscano da scorer. Di giovani che potrebbero beneficiarne ce ne sarebbero tanti, in primis Jalen Green, ma l’ambiente si prospetterebbe fin troppo acerbo per fornire a Harden più chance di vittoria di quante ne possa trovare restando a Philadelphia.

Sono discorsi preliminari tutti da scoprire, ma certamente non possiamo che prestare attenzione a quella che si prospetta una strana estate per i Houston Rockets.