FOTO: Arizona Sports

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Edoardo Viglione per Around the Game.


Dopo undici stagioni nella capitale, a Bradley Beal mancavano solamente 161 punti per diventare il miglior marcatore nella storia dei Washington Wizards, quindi probabilmente gli sarebbero bastate sei o sette partite. Quest’estate, però, la franchigia della capitale ha capito l’esigenza di ripartire, di cominciare un nuovo ciclo e, dopo aver ceduto Porzingis a Boston, che fosse meglio anche separarsi dal suo giocatore di punta. Beal aveva anche una no trade clause nel contratto, ciò significa che avrebbe potuto rifiutare qualsiasi proposta di scambio, ma era consapevole anche lui che avesse bisogno di una nuova sfida.


Poco più di una settimana fa Bradley Beal si è raccontato ai microfoni di Andscape.

“Ho capito che era ora quando gli Wizards avevano un nuovo front office ed abbiamo avuto una conversazione chiara su che strada dovesse prendere la franchigia. Per la prima volta ho accettato pienamente che era ora di voltare pagina. Per quanto possa sembrare folle è stato come un pugno nello stomaco, ma anche edificante, perché lo è sentire l’organizzazione per la quale hai dato la tua carriera darti una pacca sulla spalla dicendo che va bene e che ti aiuterà a cercare una trade con la quale potrai competere. Ecco perché rispetto Washington, non sarei dove sono senza il loro aiuto. In un certo senso la decisione è stata presa per me ed ha facilitato il processo.”

Bradley Beal

Beal si è trasferito a Phoenix insieme a sua moglie Kamiah ed i loro tre figli Bradley “Deuce” II, Braylen e Braxton lo scorso giugno. Per il ragazzo di St.Louis è la prima volta che fa parte di una vera e propria contender e l’ha capito benissimo nel momento in cui si è unito a due star come Devin Booker e Kevin Durant. Nella scorsa offseason i Phoenix Suns si sono separati dopo quattro anni da Monty Williams e hanno assunto come head coach Frank Vogel nel tentativo di vincere il loro primo anello.

Durante questa stagione Bradley Beal racconterà cosa accade dentro e fuori dal campo in questo suo diario. Non è il primo a farlo, lo scorso anno lo fece Cade Cunningham e qualche anno fa lo fece anche un grandissimo what if della storia dei Phoenix Suns come Josh Jackson.

Di seguito quindi potrete leggere il primo “episodio” di questo viaggio di Beal raccontato al writer esperto NBA di Andscape Marc J. Spears in cui parla della sua legacy agli Wizards, come si sarebbe aspettato di giocare a Miami, ma anche perché Phoenix era il posto migliore per lui, com’è giocare con Durant e Booker e di come sia lui che la sua famiglia si stiano adattando all’Arizona.

“Il mio periodo a Washington è stato indimenticabile”

Il motivo per cui sto scrivendo questo diario direi che è quello di dare una visione più ampia a tutti di me stesso e del mio viaggio a Phoenix. Di fatto è il mio primo anno in una squadra differente e quindi è bello uscire dalla mia zona di comfort o uscire dal mio guscio perché so che sarà un viaggio indimenticabile. Sono entusiasta di formare questo fantastico team con Marc, è una storia fantastica quella che posso raccontare sia alla mia famiglia che ai miei compagni.

È difficile raccontare con una sola parola la mia storia agli Wizards, ma direi che è stata incredibile. Lì ho una famiglia, ho degli amici e per me è stata la base di partenza. Sono stato a Washington per 11 anni, quindi avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.

Il mio obiettivo sarebbe quello di poter vedere ritirata la mia maglia numero 3, mi mancano solo 161 punti per diventare il miglior marcatore nella storia della franchigia e quindi sarebbe bello poter tornare un giorno e finire quel compito. Solo il fatto di sentirlo dire è surreale, ma è anche una testimonianza di tutto ciò che ho fatto per Washington.

L’unica cosa che mi sembra di aver lasciato a DC è un lavoro non concluso. Avrei voluto vincere un titolo lì e fare tutto il necessario affinché accadesse, ma era comunque dura sapere di essere così vicini ad un obiettivo che solo altre trenta persone hanno in tutta la lega. Sto lasciando anche l’opportunità di vincere qualcosa a Washington, ma è un sentimento agrodolce perché so che dove sono ora giocherò per vincere ogni sera, ma è comunque difficile salutare un posto in cui son cresciuto.

Ho creato ogni giorno molti rapporti sia con le persone all’interno dell’organizzazione che con quelle esterne. Famiglia, amici e tifosi, persone con le quali interagisco quotidianamente, è questa la cosa che mi mancherà di più. Non cambierei nulla della mia carriera, dei miei anni a Washington e di tutto ciò che è arrivato oggi, non ho alcun rimpianto. Viviamo ogni momento, prendiamo ogni decisione con fiducia e viviamo con i risultati di quella decisione, che sia una vittoria, una sconfitta o un pareggio. Inoltre sono fermamente convinto che quei momenti e quei risultati che ottieni temprino il tuo carattere, costruiscano chi sei e soprattutto ti preparino per cose nella vita che potresti pensare di non essere in grado di affrontare.

Perdere è la sensazione peggiore del mondo. Ti fa dubitare di molte cose e ti mette in una brutta situazione. A nessuno piace perdere ed a nessuno piace essere definito un perdente. A nessuno piace appartenere a quella categoria, quindi è molto difficile riuscire a sopportare quei titoli oppure sentire la tua squadra essere etichettata in quel modo. Poi ovviamente non arrivano di risultati per la squadra o per l’organizzazione. Si, perdere fa schifo.

Dal nulla ho ricevuto una chiamata…

Perché Phoenix? L’ho sempre trovata divertente questa domanda perché a tutti è piaciuto molto speculare sulla no trade clause e su tutto il resto. Devo ringraziare il mio agente Mark Bartelstein per questo, ma a dire il vero è Phoenix che ha scelto me. Mi sentivo come se fossi di nuovo al college e venissi reclutato, ho sentito che sia Booker che Durant hanno spinto molto per farmi arrivare. I Suns sono stati come un “dark horse”, sono venuti fuori dal nulla. Inizialmente infatti non erano sulla mia mappa, ma poi Ishbia mi ha contattato e da lì è cambiato tutto.

Inizialmente la mia preferita era Miami, così io ed il mio agente ci mettiamo in contatto con Pat Riley e ci dice che sarebbe andato a parlare con il proprietario. Nel mentre sentiamo anche i Knicks, Sacramento, Brooklyn, Milwaukee ed anche un’altra grande squadra. Rispetto molto tutte le squadre, semplicemente per alcune il prezzo era troppo alto. Con il nuovo CBA e la luxury tax semplicemente molti proprietari non volevano sforare prendendomi, ma è una scelta rispettabile. Se fossi la proprietà e versassi miliardi di dollari vorrei essere sicuro di ricavarci un titolo. Quindi, dal nulla, ricevo una telefonata ed è Matt Ishbia, il nuovo owner di Phoenix. Inizio a pensare che vogliano scambiare Book o che non si possa trovare una quadra, non mi era nemmeno passato per la testa di andare ai Suns. Nel mentre loro continuano a pressare e pressare, allora io inizio a spingere con il mio agente.

Miami non stava insistendo e stava puntando i piedi, poi arrivò anche il momento in cui mi dissero che non potevano prendermi. Sicuramente questo mi ha aperto gli occhi ed è per questo che ho affrontato il tutto con una mentalità molto aperta. Phoenix era arrivata dal nulla e la loro aggressività mi ha convinto. C’era anche Milwaukee interessata, ma avrebbero fatto delle mosse nella trade che non mi avrebbero convinto. Quindi immagino che sia questo il bello di avere una no trade clause dato che puoi avere un po’ di voce in capitolo nelle trade. Comunque è sembrato che Phoenix avesse scelto me.

La cosa più difficile nel trasferirsi con la propria famiglia dall’altra parte del paese è che hai da spostare dieci anni di cose, il che è una seccatura. Sono ancora qui che regalo cose o che mi sbarazzo di altre. Per la mia famiglia è stato un grandissimo adattamento, siamo stati a Washington per dieci o undici anni ed ora siamo finiti in Arizona. Ora abbiamo esaurito lo spazio, ma abbiamo ancora diverse cose da regalare o da cui liberarci, ma abbiamo un ottimo team. La cosa bella è che perlomeno sono stato scambiato in offseason, se fosse stato durante la stagione sarebbe stato ancora più pesante. Sono stato fortunato, in questo modo abbiamo avuto il tempo di portare a termine i nostri compiti e di iniziare ad abituarci a Phoenix.

Direi che la mia famiglia ama Phoenix. I miei ragazzi l’adorano perché fa caldo ogni giorno e possono sempre andare a nuotare. Mia moglie per gli stessi motivi. Io ero abituato ai ritmi velocissimi di Washington ed al suo incessante traffico, qua è come se mi trovassi dalla parte opposta. Vivendo proprio a Phoenix sono anche più vicino alle strutture di allenamento e sicuramente è un punto a favore. Ho deciso che comunque abbraccerò tutto a braccia aperte e finora è stato un viaggio molto divertente. Adoro il caldo, sono un bambino estivo e preferisco avere caldo che freddo ogni giorno.

“Avere l’opportunità di vincere ogni notte fa la differenza”

La mia relazione con Booker e Durant è divertente. [Book] è competitivo, energico e ti ringiovanisce. Esattamente quello di cui avevo bisogno. Penso che sia quello di cui tutti abbiamo bisogno, quando hai ragazzi che la pensano allo stesso modo che vogliono essere il meglio possibile sia dentro che fuori dal campo, ragazzi molto altruisti e che vogliono competere ai massimi livelli. Questa è la cosa che più amo di Book. K ha uno spirito competitivo in tutto, sia che se Book giochi a carte o sia sulle auto che abbiamo. Tutto è super competitivo e questo è ciò che speriamo che ci porti al top. Fino ad ora il nostro rapporto è stato fantastico.

Mi sento già il benvenuto e non era qualcosa di cui ero preoccupato, ma sono piuttosto stupito nel vedere quanto velocemente sia successo e come tutti sono interessati al sostegno reciproco. Quando sono arrivato qui è stato pazzesco sentire semplicemente l’amore, senti l’energia e senti l’impegno verso l’obiettivo comune da parte di tutti. Farne parte diventa speciale.

Avere l’opportunità di vincere ogni sera è diverso, ma è qualcosa che ho chiesto ed è qualcosa che ora devo affrontare. Questa è un’incredibile opportunità che tutti noi abbiamo, ma abbiamo un obiettivo alle spalle ed è divertente farne parte. Qui emergerà lo spirito competitivo di tutti i membri della squadra. Abbiamo la semplice consapevolezza che ogni sera potremo trarre il meglio dalla nostra squadra e sappiamo che possiamo contare l’uno sull’altro grazie alla profondità e alla versatilità del nostro roster. Per questo son sicuro che sarà un viaggio divertente.

Sarò pazzo o ingenuo, ma avrò sempre la sensazione di poter vincere un titolo ogni volta che comincia la nuova stagione. So che ho l’opportunità di competere ogni sera per un championship anche prima della palla a due. È motivante, decisamente motivante. Negli ultimi anni son sempre stato seduto sul divano a guardare le partite dei Playoffs e ora sono decisamente entusiasta di ritornare a giocarli. Sappiamo che il nostro obiettivo è il titolo: non è arrivare al primo turno, al secondo, qualificarci ai Playoffs oppure al Play-In. Vogliamo il Larry O’Brien Trophy e questo sicuramente influirà sulla tua mentalità.

Indossare per la prima volta la divisa dei Suns, quella viola e arancione, è stato fantastico. Son sempre stato abituato al rosso, al bianco e al blu, ma il viola e l’arancione son meravigliosi. Tifosi dei Suns, sarà un anno divertente. Sono più che impegnato per questa squadra e per quest’organizzazione nell’aiutare in ogni modo possibile. Sarò un gran lavoratore ed un bravo ragazzo per la comunità, non lo darò mai per scontato dato che giochiamo per vincere ogni sera.

La cosa più importante per me è che il passaggio da Washington e Phoenix è stato incredibile. Intendo proprio in termini di come tutti hanno reso facili le cose per me e la mia famiglia, che si tratti di K e Book, aiutandomi con le proprietà immobiliari, con il cibo o per acclimatarmi al meglio con la città, con la palestra e poi con il campo. Poi ho imparato anche che cosa piace a loro e cosa no, come funzionano. Sono emozionato, è difficile da esprimere a parole, ma la mia mentalità è cambiata in un modo nuovo tanto che sento di avere diversi livelli da cui prendere spunto. Essere circondato poi da questi ragazzi è una gioia ed un piacere, sono cose che non accadono ogni giorno o ogni anno e quindi approfitteremo di ogni opportunità che avremo quest’anno.

Mi sento emotivamente e spiritualmente alla grande, era da tempo che non mi sentivo così. Non mi sono mai sentito così preparato, così pronto a cominciare. La mia mente è a posto, il mio corpo anche e semplicemente ogni cosa fa clic nel modo in cui deve. La mia mentalità è come se fosse in un regno nuovo. Non mi sono mai sentito così, ma sono decisamente entusiasta di vedere le opportunità che abbiamo davanti a noi e di vedere dove porterà il mio viaggio.