Nelle concitate ore della trade deadline, si muovono anche i Boston Celtics.

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La prima piazza ad Est e le oliate rotazioni di coach Mazzulla sembravano due fattori sufficienti a relegare i Boston Celtics al ruolo di comprimari in questa già (sorprendentemente) agitata trade deadline. Nelle ultime ore, invece, anche il front office guidato da Brad Stevens sembrerebbe iniziare a muoversi per colmare quella che è (non da oggi) la più grande lacuna del roster: l’assenza di centimetri sotto canestro all’interno della second unit.

Se al momento la soluzione del coaching staff sembrerebbe quella di far partire Robert Williams dalla panchina, come candidamente ammesso anche da Mazzulla in una recente conferenza stampa, nei Playoffs presentarsi con i soli Time Lord ed Horford potrebbe rivelarsi rischioso, soprattutto considerando come i due si ritroverebbero a giocare affiancati ad un Grant Williams decisamente sotto-taglia per matchup con quintetti particolarmente alti.


L’attenzione della dirigenza bianco-verde si è perciò rivolta a due profili in particolare: Mo Bamba e Jakob Poeltl (recentemente sfumato a causa del suo ritorno ai Toronto Raptors).

L’insider Jake L. Fischer riporta di come, per far spazio a un lungo, sarebbero destinati a partire Payton Pritchard e Danilo Gallinari. I loro salari (rispettivamente 2.2 e 6.4 milioni per l’anno in corso, 4 e 6.8 milioni per il successivo) sono infatti facilmente matchabili con quelli da 10.3 milioni di Mo.

Nonostante questa apparente uguaglianza, molti nell’ambiente Celtics non sembrano favorevoli ad un eventuale scambio in questo senso. Tra le voci più critiche si staglia sicuramente quella del collaboratore di Spotrac e Celticsblog, Keith Smith, che ha spiegato nella serata europea in una serie di tweet le criticità dell’aggiunta tanto di Bamba quanto dell’austriaco. Per il centro degli Orlando Magic le motivazioni sono di natura tecnica, di insperienza ai Playoffs e di overpricing.

Nonostante il mancato affare-Poeltl, tuttavia, è importante ricordare come Gallinari possa “tornare” in Texas, un’eventualità che alcuni analisti smentivano a livello regolamentare. Passato virtualmente dagli Spurs durante la scorsa offseason, nello scambio che ha portato Dejounte Murray ad Atlanta, si è accordato presto per un buyout ed è diventato free agent. Dopo l’accordo di rescissione, non avrebbe potuto firmare per San Antonio a cifre inferiori del suo precedente contratto, ma può – se acquisito da un altro team – essere scambiato ai texani una volta passata la deadline del 15 dicembre.

Esattamente la (strana) situazione che potrebbe delinearsi in queste ore, anche in assenza dell’austriaco come contropartita.