Alla prima sfida Playoffs tra CP3 e LeBron, il Re si presenta con il settimo seed. Nonostante ciò, i Lakers sembrano partire avanti.


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Sono servite 15 stagioni, ma ora finalmente vedremo una serie Playoffs tra LeBron James e Chris Paul, due volti dell’NBA, i due veterani per eccellenza.

Stagione diametralmente opposta per i due.


Chris Paul ha preso in consegna le chiavi dei Phoenix Suns, reduci da un nono posto, appena ad inizio stagione, e ha centrato il secondo seed, sopra ogni più rosea aspettativa. E come premio per questa cavalcata incontreranno… i Los Angeles Lakers campioni in carica. LeBron e compagni hanno avuto a che fare con decine di ostacoli nel corso della stagione, finendo per rischiare persino il posto ai Playoffs, ma alla fine sono in corsa, alla ricerca del repeat.

Le chances dei Suns sono ben più ampie rispetto a quanto potesse essere ipotizzabile a dicembre, ma non ancora abbastanza per far pendere la bilancia dalla loro parte. Nonostante le difficoltà prevedibili e confermate solo qualche giorno fa contro i Warriors, i Lakers restano i favoriti, su sette partite.

Vediamo perché.

Esperienza

Il primo fattore non appartiene apparentemente agli aspetti tattici, ma in realtà li influenza.

In breve: da una parte ci sono i campioni in carica, dall’altra una squadra che, esclusi CP3 e Crowder, è nuova allo scenario dei Playoffs. Devin Booker e DeAndre Ayton, piuttosto importanti nei meccanismi di coach Monty Williams, sono al primissimo assaggio.

LeBron non è al 100%, non ci è nemmeno vicino, questo non è certo un segreto. La sua autonomia ad alta intensità è limitata, e finchè sarà così aspetterà la partita, per poi essere decisivo verso la fine. Ne sanno qualcosa i Warriors, che nella sfida di Play-In hanno affrontato due versioni diverse del numero 23, che si sono date il cambio tra secondo e terzo quarto.

Non sappiamo quando LeBron potrà aumentare i giri del motore, ma probabilmente andrà a migliorare gara dopo gara. Per questo motivo, le prime partite della serie dovrebbero essere “must win” per un avversario con le ambizioni dei Suns. Per Phoenix, però, proprio queste partite coincideranno con il debutto ai Playoffs della maggior parte del roster, compresi due dei tre giocatori più importanti. Non l’ideale.

Ai Lakers basterebbe probabilmente vincere, in qualche modo, almeno una delle due gare di apertura alla Talking Stick Resort Arena per piazzare mezzo piede al secondo turno, se davvero LeBron dovesse tornare sempre più vicino a quello che conosciamo. Il gap di esperienza potrebbe fare la differenza a partire dal quinto capitolo della serie, quando la palla peserà di più.

Persistono inoltre dubbi sulla tenuta mentale di Booker e Ayton: il primo spesso preda del nervosismo, il secondo alle prese con problemi di concentrazione. In questo senso, Chris Paul dovrà fare un enorme lavoro di leadership.

Doppio lungo

E’ stato detto e ripetuto in tutte le salse: i Lakers giocano meglio con Anthony Davis da 5, soprattutto in attacco, dove le soluzioni in post-up di AD e LeBron perdono efficacia con Andre Drummond o Montrezl Harrell in campo. Anche in questa stagione la differenza è risultata lampante: le lineup con Davis da 5 segnano 5.4 punti in più ogni 100 possessi e ne subiscono 3 in meno. Nel Play-In, contro i Warriors, i giallo-viola hanno fatto la differenza nel secondo tempo, con AD nelle vesti di centro.

Contro i Suns, però, cavalcare la soluzione del doppio lungo potrebbe non essere una cattiva idea. La ragione è semplice: taglia.

Il quintetto-tipo dei Suns (Paul-Booker-Bridges-Crowder-Ayton) è tanto equilibrato quanto chiaramente sottodimensionato rispetto a dei Lakers con LeBron, Davis e Drummond insieme in campo. In qualsiasi modo si provi a sistemarla, si creano comunque uno o due mismatch in favore dei californiani, essendo Mikal Bridges un po’ troppo leggero per difendere su James.

Ancora più di Drummond potrebbe giocare Marc Gasol. Lo spagnolo, rimasto a guardare dalla panchina per l’intera partita contro Golden State, rimane il miglior fit per LeBron e Davis nella metà campo offensiva, per capacità di allargare il campo e di lettura del gioco ben superiori rispetto a Drummond.

Con questo non si vuole dire che Gasol e Drummond diventano sostenibili per parecchi minuti solo per il matchup favorevole, anzi. In difesa, a lungo, rimangono un problema. Ma sicuramente in questa serie potrebbero avere un impatto che con altri accoppiamenti non sarebbe possibile.

Come sempre, per coach Vogel, è fondamentale la ricerca del limite.

Difesa

I due primi violini offensivi dei Suns – Booker e CP3 – rappresentano l’emblema del punto di forza realizzativo della squadra: il mid-range. Il tiro dalla media è per Phoenix la fonte principale di canestri, con Booker che conclude con il 50% e Paul con il 53% (93esimo e 97esimo percentile). In alternativa, risultano molto efficienti anche con le triple dall’angolo, le meglio costruite in assoluto, segnate con il 44% di squadra (secondi nella lega).

Ironia della sorte: proprio le zone del campo dove i Lakers, numeri alla mano, difendono meglio. I campioni in carica hanno tenuto gli avversari appena al 39% dal mid-range (secondi) e al 35% nelle triple dagli angoli (terzi). Concedono un po’ di più al ferro – 65%, 16esimo posto – e potrebbero andare ulteriormente in difficoltà se a proteggere il pitturato è Drummond, che nonostante la stazza non è un intimidatore di livello. E’ qui però che si trova il tallone d’Achille delle due star dei Suns: solo l’8% dei tentativi di Paul sono al ferro, dato tra i più bassi della lega nel suo ruolo, mentre Booker è appena al 24%. La lineup titolare è nel quinto percentile in penetrazione, per Basketball Index.

In generale, i ragazzi di coach Vogel si accoppiano bene contro i Suns: Alex Caruso ha le caratteristiche per marcare CP3, Kentavious Caldwel-Pope per limitare Booker (soprattutto per la capacità di passare sui blocchi), Anthony Davis può mettere in seria difficoltà Ayton.

Nei finali di partita, i Lakers potranno optare per la strategia difensiva che, fin qui, si è dimostrata la più remunerativa contro i Suns: cambiare su tutti i blocchi. Il quintetto finale dei giallo-viola ha il materiale difensivo per farlo, e CP3 e compagni potrebbero trovarsi davanti un grattacapo enorme, proprio nei momenti più importanti.

Incognite

In conclusione, LeBron e compagni hanno tutte le carte in regola per vincere la serie prima di un’ipotetica e mai consigliabile Gara 7. Ma le incognite non mancano.

La prima non può che essere la domanda che tutti si fanno da settimane: qual è e quale sarà nel tempo la condizione della caviglia di LeBron? E quella della schiena di Davis?

La seconda non può che riguardare Dennis Schroder, solita mina vagante. Per lui 12 punti, 3/14 dal campo e -20 di plus/minus contro Golden State, motivo per cui non era nel quintetto con cui Vogel ha finito (e vinto) la partita. Sarebbe forse necessario toglierlo dal quintetto e ridurgli il minutaggio?

La rotazione dei lunghi, di cui prima abbiamo parlato come un possibile vantaggio, è ancora in realtà una grande ipotesi, un dubbio che verrà sciolto probabilmente solo dopo due o tre partite, nel pieno della serie.

E poi ci sono gli avversari. E se Ayton e Booker invece che trovarsi in difficoltà si esaltassero? E soprattutto, dopo una Regular Season giocata col pilota automatico inserito, quante marce può ingranare Chris Paul?

L’unica certezza è che Suns-Lakers rappresenta uno dei primi turni più belli e affascinanti che si siano mai visti. La verità sul risultato, il bandolo della matassa, si scoprirà solo verso la fine.