Alla vigilia delle Western Conference Semifinals fra Denver Nuggets e Phoenix Suns, ecco una preview con le chiavi principali della Serie.
Cominciamo col dire, un po’ provocatoriamente, che le NBA Conference Semifinals fra Denver Nuggets e Phoenix Suns sono la serie che non avrebbe dovuto esserci. Cosa significa?
Che questo secondo turno, in queste condizioni, è qualcosa che fino a qualche mese fa non sarebbe stato immaginabile. E no, non si intende far riferimento all’upset verificatosi al First Round fra i Suns e i Los Angeles Lakers, nonostante la maggior parte dell’opinione pubblica e i modelli previsionali più avanzati ritenessero la win probability molto più propendente per i Lakers.
Direi che i colpi di scena, sia ipotetici che fattuali, si basano su due eventi ben definiti, oggettivi, da cui è impossibile prescindere e con due date ben precise:
- 12 aprile, sponda Nuggets
- 23 maggio, per i Suns
Il primo evento riguarda Jamal Murray. La point guard titolare dei Nuggets ha sofferto una rottura del legamento crociato anteriore, per cui avrà bisogno di una lunga riabilitazione. Tutto ciò ha completamente cambiato le sorti della squadra del Colorado, la quale sembrava potesse imporsi come una serissima contender nel selvaggio Ovest. Purtroppo, i piani della dea bendata sono stati ben diversi per i Nuggets, che sono comunque riusciti a concludere la stagione al terzo posto della Western Conference e a superare un Primo Turno ostico contro i Portland Trail Blazers.
Ma quello di Murray non è l’unico infortunio di rilievo per questa serie. Certo, le entità sono differenti, ma anche i problemi alla spalla di Chris Paul sofferti in Gara 1 del First Round saranno una possibile variabile.
CP3 ha dimostrato di poter convivere con il problema, ma Monty Williams e il resto del coaching staff dovranno stare ben attenti a centellinare l’utilizzo del veterano. Un ulteriore riaggravarsi dell’infortunio metterebbe in seria crisi l’intero sistema di Phoenix e un contesto che, al momento, li vede fra i favoriti per la loro personale “corsa all’oro” verso il titolo NBA, la quale passerà, ironia della sorte, dal Colorado.
Prima di dedicare uno sguardo approfondito alle due squadre e alle chiavi della serie, serve una precisazione: le partite disputate in Regular Season, una ad inizio gennaio e due, in back-to-back, alla fine dello stesso mese, possono fungere da esempio per alcune situazioni particolari, ma non possono fornire un’idea valida e generale dell’approccio che avrà ciascuna squadra.
Uno dei motivi è, senza dubbio, l’assenza di Murray, ma ad una perdita corrisponde anche un’aggiunta: Aaron Gordon, che si è unito all’organico di coach Malone alla deadline del 25 marzo e che sembrava davvero aver aggiunto il tassello mancante per il salto di qualità. Su questo torneremo dopo.
Fatte le premesse, vediamo come arrivino entrambe le squadre, con uno sguardo sia generale sia sulle chiavi particolari, alla palla a due di questa sera.
Overview
Denver Nuggets
Offensive Rating: 117.1 (7°); Playoffs: 123.4
Defensive Rating: 112.1 (12°); Playoffs: 122.1
Net Rating: +5.0 (6°)
Le gare giocate in stagione si sono chiuse con un 2-1 a favore di Denver.
Di seguito la starting lineup utilizzata nel First Round, chiuso con un 4-2 contro i Blazers:
- Facundo Campazzo
- Austin Rivers
- Michael Porter Jr
- Aaron Gordon
- Nikola Jokic
Questo quintetto ha giocato insieme 205 possessi, uno sproposito considerando che la seconda lineup per frequenza ne ha gestiti solamente 67. Il punto è che proprio quest’ultima (Monte Morris – Markus Howard – Porter Jr. – JaMychal Green – Paul Millsap) ha prodotto ben 144.8 punti per possesso, concedendone solo 110.6, per un differenziale di +34.2.
Come detto, il campione è molto ridotto e il “rumore” nel tracking rischia di essere molto, ma l’impatto avuto dai “cambi” non è trascurabile. Monte Morris in particolare ha avuto un minutaggio crescente, direttamente proporzionale al suo impatto, positivo su entrambe le metà campo (anche qui, torneremo dopo). Da segnalare l’aggiunta di Austin Rivers, che ha chiuso il Primo Turno con il 48.4% da tre punti su 5.2 tentativi a partita.
Fra gli infortuni rilevanti, oltre a Murray, rientrano PJ Dozier e Will Barton, che hanno saltato il primo turno ma sembrano in procinto di tornare a calcare il parquet.
PHOENIX SUNS
Offensive rating: 117.2 (5°); Playoffs: 111.9
Defensive Rating: 111.3 (9°); Playoffs: 104.9
Net Rating: +5.9 (3°)
La starting lineup di Phoenix nella serie contro i Lakers:
- Chris Paul
- Devin Booker
- Mikal Bridges
- Jae Crowder
- DeAndre Ayton
I 98.4 punti per possesso concessi al Primo Turno pongono la lineup titolare al 91esimo percentile di Cleaning The Glass, tenendo i losangelini ad una effective field goal% del 50%, costringendoli al 32% da tre punti e al 20% dal mid-range.
Abdel Nader è fuori per un infortunio al ginocchio destro, mentre sarà da monitorare la condizione della spalla di Chris Paul andando avanti con la Serie.
KEY FACTORS
Michael Porter Jr.
Non tutto il male vien per nuocere, dopo tutto. Dall’infortunio di Jamal Murray, come pronosticabile, Michael Porter Jr. ha addirittura migliorato le proprie cifre.
Al di là dell’aumento di produzione, passato da 17.3 punti a 23.5 punti per partita, con un incremento di minutaggio (+2.9) e tiri tentati a partita (da 12.4 a 15.7), quello che stupisce concerne le percentuali, che hanno inserito la sua Regular Season nella storia.
Questi numeri arrivano principalmente da conclusioni senza palleggio, che costituiscono il 54.9% dei tiri del prodotto dei Missouri Tigers, il tutto convertito con 73.6% di effective field goal, sempre dal post-Murray.
Ai Playoffs non c’è stato un cambiamento percentuale degno di nota, ma si è notato più volte quanta differenza faccia per Porter Jr. poter tirare un jump shot direttamente dalla ricezione, possibilmente in uscita dai blocchi e da dribble handoff, o su taglio, anziché doversi costruire il vantaggio dal palleggio, situazione in cui non si trova particolarmente a suo agio.
Quello che davvero è impressionante, al di là del jumper incontestabile, è la sua capacità di chiudere al ferro. Nonostante il suo rendimento sia frutto anche di una reazione a catena degli aggiustamenti su Jokic, Porter Jr. sta comunque viaggiando sul 79% at the rim, con una effective field goal del 64.4& (90esimo percentile, Cleaning The Glass).
Come limitare tutto questo? Il difensore dei Suns che ha trascorso più tempo sul giocatore di Denver è stato Abdel Nader, che sarà fuori per infortunio e ha affrontato dei Nuggets diversi nelle rotazioni. L’altro matchup frequente, più realistico, è Jae Crowder, seguito da Mikal Bridges. Ma questo dipenderà molto dalle scelte difensive prese da Phoenix, di cui parleremo al prossimo punto.
Come si ferma un MVP?
La risposta è: chiedetelo a DeAndre Ayton.
Il matchup più caldo della serie sarà sicuramente quello fra i due lunghi. Ayton è uno dei difensori più versatili ed efficienti della NBA, che ha difeso su Nikola Jokic più che su chiunque altro in stagione. In questi oltre 22 minuti di matchup, il serbo ha generato sì 13 assist con il 50% da tre punti, ma è stato anche costretto ad un pessimo 38.2% dal campo. Percentuali inusuali a dir poco.
Ayton è sembrato l’unico in grado di contestare davvero Jokic. Quest’ultimo è stato più volte dissuaso dal mettere palla per terra o attaccare dal post basso. La forza del lungo di Phoenix nella parte superiore del corpo, la velocità laterale e l’agilità eccezionale per il ruolo fanno di lui un vero e proprio stopper.
Ovviamente, si sono create le eccezioni. Il lavoro di piedi di Jokic, l’uso dei fondamentali in post up e il tocco vellutato lo rendono quasi incontestabile, per non parlare delle doti da passatore. Sarà un bel duello.
Ma c’è un’alternativa per i Suns? Frank Kaminsky non ha visto molto il campo contro i Lakers, così come Saric. Le scelte di Monty Williams si sono estremizzate, e sembra inevitabile che si cristallizzeranno per il matchup contro Jokic. Nessun lungo o esterno è sembrato in grado di contestare il candidato al titolo di MVP dei Denver Nuggets, in particolar modo proprio “Frank the Tank”.
Ci sono inoltre varie situazioni su cui i Suns dovranno focalizzare particolarmente l’attenzione.
Sul pick&roll, quel che si potrebbe mettere in atto è una difesa show o stunt&recover per cercare quantomeno di complicare la ricezione di Jokic. In questo Mikal Bridges e Jae Crowder potranno rivelarsi utili, anche nel caso in cui si decidesse di andare per il raddoppio. I tempi dovranno essere perfetti, però, o il rischio diventerà insostenibile.
Le letture di Jokic non si scoprono certo oggi, e il tipo di difesa applicata farà la differenza anche sul rendimento di squadra. Sul post up il serbo è fra l’élite della Lega nel trovare i compagni smarcati, ed è proprio a questo che ci riferiamo quando si afferma che, dalla gestione dei possessi di Jokic, passerà il rendimento di Porter Jr. e soci. In caso di raddoppio mal effettuato, si aprirebbero praterie per tiri spot-up o tagli a canestro.
Come detto, in ogni caso, il rimpianto per l’assenza di Jamal Murray sarà immenso. Il pick&roll o pick&pop fra i due sarebbe stata un’arma eccezionale contro Phoenix.
In primis avrebbe permesso di sfruttare la gravity da rollante di Jokic per creare vantaggio a favore di Murray. I Suns avrebbero dovuto abbandonare l’idea di una drop coverage, costringendo ad uscire dall’area, dopo lo switch, Ayton. Quest’ultimo non ha comunque dimostrato problemi a cambiare su giocatori più rapidi o piccoli, ma anche in caso di tiro contestato, e sbagliato, si sarebbe aperta la strada per un rimbalzo offensivo facile del lungo dei Nuggets. Una vera e propria arma a doppio taglio per qualunque difesa.
In aggiunta, i Suns avrebbero dovuto occuparsi di difendere sullo short roll, da cui Jokic è mortifero nel trovare il passaggio in angolo o per il tagliante.
Nonostante l’assenza di Murray, Phoenix sarà comunque costretta a prendere delle scelte. Quella predefinita, nonché la più immediata, dovrebbe coinvolgere proprio il solo Ayton. Ciò che si cercherà di fare sarà isolare Jokic anziché permettergli di mettere in ritmo i compagni e “costringendolo” a segnare. Vista la qualità difensiva dimostrata da Ayton, nei matchup diretti e anche contro i Lakers, non dovrebbe essere un problema accettare la sfida per Phoenix.
Da monitorare saranno, però, i falli. Nella Serie contro Portland, Jusuf Nurkic si è più volte occupato personalmente di Jokic, raccogliendo anche buoni risultati, a tratti. Ma qualora subentrassero foul trouble che possano escludere prematuramente il lungo titolare, allora i problemi non tarderebbero ad arrivare.
Underdogs: Monte Morris e Cameron Payne
Il primo lo abbiamo introdotto prima. Al di là del minutaggio elevato (29.5 minuti dalla panchina), del 41.7% da tre punti e dei 15.3 punti di media ai Playoffs, quel che sarà più importante è la sua dimensione da portatore di palla secondario.
I 5.8 assist racimolati nel Primo Turno fanno di lui il giocatore con l’Assist% più elevata di squadra dopo Jokic (28.2%, 92esimo percentile di Cleaning The Glass), con un rapporto di assist-to-usage rate di 1.13 (83esimo percentile). Contro Portland non solo ha gestito molto bene il pick&roll o il pick&pop con Jokic, o chi per lui, ma ha anche dimostrato di saper prendere ottime scelte in transizione e di sfruttare il vantaggio creato per servire i compagni sul lato debole.
Cameron Payne, invece, si è fatto notare soprattutto per la produzione punti in uscita dalla panchina. In una serie dal basso punteggio contro i Los Angeles Lakers, e in un contesto non facile in quanto backup dell’infortunato Paul, Payne ha prodotto ben 12.5 punti a partita con oltre il 42% da tre punti, dietro solo a Booker e Ayton. La sua Usage%, secondo Cleaning The Glass, è stata del 28%, seconda solo a D-Book. Dalle dichiarazioni prima di Gara 6, inoltre, è sembrato molto agguerrito.
La debolezza di Denver
L’ultima chiave è un po’ particolare, in quanto è unilaterale e può aprire serrature solo da un lato: quello di Denver.
Le difficoltà enormi della squadra allenata da coach Mike Malone risiederanno nella difesa del quintetto small dei Nuggets, con particolari interrogativi riguardo gli accoppiamenti contro Devin Booker o Chris Paul.
La partenza di Gary Harris, da questo punto di vista, potrebbe pesare. Coinvolto nella trade che ha portato Aaron Gordon ai Nuggets, Harris è quello che aveva avuto più minuti contro il backcourt dei Suns, raccogliendo anche ottimi risultati:
- vs Devin Booker: 13.35 minuti; 4/11 dal campo; 1/6 da tre punti; 8 palle perse forzate
- vs Chris Paul: 10.20 minuti; 5/12 dal campo; 1/5 da tre; 2 palle perse forzate
Considerando anche le assenze di un giocatore versatile come Dozier e di Barton, oltre che del solito Murray, ci si accorge immediatamente delle defezioni dei Nuggets in ambito di difesa point-of-attack.
Contro un Chris Paul da 46 assist e solo 9 palle perse al Primo Turno, con un assist-to-usage rate di 1.46 (86esimo percentile), e un Devin Booker da 29.7 punti a partita con percentuali surreali ai suoi primi NBA Playoffs, coach Malone avrà di che preoccuparsi.
In particolare, Ayton ha banchettato contro la difesa di Denver in stagione. Oltre a poter essere usato sul pick&roll come bloccante, il lungo di Phoenix ha anche delle mani eccellenti, che gli permettono di segnare perfino in allontanamento.
Ovvio, comunque, che se ne voglia sfruttare la gravity da rollante. Sia Booker che Paul sono bravissimi a sfruttarne lo screening per delle “serpentine” a centro area, che permettano loro di raggiungere lo spot ideale per un pull-up, attaccando un eventuale drop coverage, o di interpretare la situazione e servire il rollante o il taglio sulla linea di fondo.
Le contromisure al pick&roll potrebbero basarsi sul raddoppio del portatore, su una difesa trap, ma soprattutto effettuando rapidi show, anche se non sempre i risultati in Regular Season si sono rivelati efficienti.
Ayton ha concluso con il 70% al tiro nelle tre sfide contro Denver, con 22 punti e più di 12 rimbalzi di media, mentre nel matchup contro Jokic ha mantenuto il 59.1% dal campo.
Per risolvere, invece, i problemi di switch sui piccoli, sul pick&roll e non, potrebbe essere preso in considerazione Aaron Gordon, che avrebbe l’incarico di compensare l’assenza di Harris. La struttura fisica dell’ex Magic non è certo quella di un “piccolo”, ma nella serie contro Portland si è spesso trovato a fronteggiare Lillard, McCollum e altri giocatori non proprio proporzionali alla sua stazza:
- vs Lillard: 12.28 minuti; 9/22 dal campo; 4/13 da tre punti
- vs McCollum: 11.19 minuti; 9/16 dal campo; 2/6 da tre punti
- vs Powell: 9.47 minuti; 2/6 dal campo; 2/4 da tre punti
A minuti limitati, infine, in attesa dei recuperi, anche Shaquille Harrison e Markus Howard potrebbero trovare spazio per sopperire alle mancanze nel backcourt, nonostante nessuno dei due sia candidato ad avere continuità nel minutaggio.
Conclusioni
I Suns partono favoriti. Jamal Murray è un’assenza troppo grande, che non può essere in alcun modo compensata da Austin Rivers o da un aumento di minuti e prestazioni di Morris.
La variabile Jokic, autore di una stagione straordinaria, da MVP caliber, e di un Primo Turno da cifre stratosferiche, è sempre in agguato, ma sembra non essere abbastanza. Anche ponendo un dominio su Ayton, prolungando le tendenze del Primo Turno, Phoenix è predisposta a poter difendere sugli altri 4/5 di squadra senza problemi.
Pur ipotizzando il migliore degli scenari, l’avere a roster Mikal Bridges, Jae Crowder e Cameron Johnson è già un buon lasciapassare per uno spazio sconfinato di aggiustamenti difensivi sugli esterni, Gordon e Porter Jr. su tutti.
Al contrario, come visto, Denver dovrà impazzire per trovare soluzioni sul pick&roll gestito da Booker o Paul, con il primo in particolare che è sembrato “caldo”, in linea di massima. Sarà importante che D-Book mantenga questa efficienza con questo volume, in modo da compensare l’assenza di CP3 o da alleggerirlo di una certa mole di tiri che possa influire sulla spalla, situazione da cui è sembrato volersi discostare.
In conclusione, per usare una metafora originale e per nulla stereotipata, l’alba sembra splendere più che mai nella Valley, mentre i Nuggets si troveranno davanti un ripido e scosceso percorso per risalire le ardue montagne del Colorado.