In un’annata particolarmente ricca di talento, San Antonio riesce a sbancare ancora una volta il tavolo e a portarsi a casa il miglior giocatore disponibile. Ecco a voi la rilettura del Draft 2011.

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“Cerchiamo di assicurarci giocatori che si possano integrare al meglio, che capiscano la nostra cultura; persone che non debbano essere al centro dell’attenzione. Se riusciamo a trovare ragazzi con la giusta mentalità, per i quali il concetto di squadra venga di gran lunga prima del singolo, siamo a buon punto”.

Parole e musica di Gregg Popovich, rilasciate ad una recente intervista per ESPN, che verteva sulle “non convenzionali” strategie che guidano il Front Office degli Spurs la sera del Draft. D’altronde, se la tua ultima pick in Lottery risale al lontano 1997 – Tim Duncan con la prima scelta assoluta nella fattispecie – un modo per adattarti lo devi trovare. E R.C. Buford, il GM di San Antonio, ha ampiamente dimostrato in questi anni di essere secondo a pochi nello scoprire talenti. Nell’estate del 2011, l’ennesimo colpo da maestro di colui che a breve assumerà il ruolo di CEO della Spurs Sports and Entertainment.

All’epoca San Antonio si trovava in una situazione alquanto complicata dal punto di vista salariale e doveva muovere per forza uno dei suoi migliori giocatori. La scelta ricadde a malincuore su George Hill, vero pupillo di Coach Pop. Sfruttando l’alto gradimento di cui il giocatore godeva nell’Indiana, una volta che i Pacers si assicurarono Kawhi alla 15, venne imbastita la trade… e il resto è storia.

Senza ulteriori indugi, ecco quindi la riscrittura del primo giro del Draft 2011.

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1: Kawhi Leonard

L’ala piccola in uscita da San Diego State all’epoca non convinceva tutti e la più grande macchia sul suo curriculum era rappresentata dal 29% al tiro dalla lunga distanza. Chi però aveva fatto svolgere dei workout privati al ragazzo si era subito accorto dell’esemplare etica del lavoro. Del resto, non si vincono due anelli e due titoli di MVP delle Finals per caso.

GP: 467

PPG: 17.7

RPG: 6.3

APG: 2.4

2: Kyrie Irving

Allora non vi erano dubbi, il miglior giocatore disponibile era senza dubbio la point guard di Duke University – e non si può dire che i Cavs abbiano sbagliato a selezionarlo, anzi. Il tiro che ha deciso le Finals 2016 e regalato l’unico titolo nella storia dei Cavaliers è partito dalle sue mani.

GP: 508

PPG: 22.2

RPG: 3.6

APG: 5.7

3: Klay Thompson

Nel 2009 Stephen Curry scelto alla 7, due anni dopo Klay Thompson alla 11 e l’anno dopo ancora Draymond Green al secondo giro. Il segreto di una delle dinastie più forti di sempre risiede nelle grandi abilità di scouting del Front Office. Cercate qualcuno che abbia fatto di meglio in questo arco di tempo? Non lo troverete.

GP: 615

PPG: 19.5

RPG: 3.5

APG: 2.3

4: Jimmy Butler

Non fosse stato per Isaiah Thomas scelto alla 60, il buon Jimmy sarebbe stato sicuramente la “steal of the Draft”. Più che delle sue qualità, in sede di analisi pre-Draft si sottolineava la travagliata storia personale, di cui abbiamo parlato qui. Selezionato con la trentesima scelta assoluta dai Bulls del neo MVP Derrick Rose, il texano ci ha messo poco ad imporsi come uno dei migliori two-way player della Lega.

GP: 523

PPG: 16.7

RPG: 4.9

APG: 3.5

5: Kemba Walker

Dopo aver trascinato UConn al titolo NCAA, il playmaker cresciuto nel Bronx venne selezionato con la nona scelta assoluta dagli allora Charlotte Bobcats. Ben presto, considerata anche la penuria di talento attorno a lui, ne è diventato l’uomo franchigia. Purtroppo per gli attuali Hornets, Kemba è l’ultimo vero talento pescato dal Draft. Dopo di lui, una poco invidiabile sequela di scelte sbagliate.

GP: 605

PPG: 19.8

RPG: 3.8

APG: 5.5