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È accaduto talmente tanto nell’ultimo decennio…
Alcuni grandi giocatori hanno deciso di mettersi assieme per puntare al titolo, mentre altri team hanno costruito dinastie in modo più organico. Alcune squadre sono state in alto e poi nei bassifondi della classifica, alcune sono più o meno sempre state sul fondo.
Hornets, Hawks, Wizards, Suns, Pelicans sono solo alcune delle squadre che sono andate male negli ultimi anni. Ma sono loro le franchigie peggiori del decennio?
Entrando nella nuova decade 2020-30, diamo un’occhiata alla scorsa decade di NBA. Chi ha fatto peggio? Uno sguardo ai record complessivi dal 2009/10 fino al 2018/19.
New York Knicks (324-480)
Ah sì, certo, New York. Come poteva mancare? I Knicks sono stati l’oggetto principale di scherno dell’NBA, in questo decennio. Anche i fan stessi si rendono conto di quando sia faticoso tifare per questa franchigia.
Pur essendo una squadra localizzata in un enorme mercato e in grado (teoricamente) di attirare i giocatori migliori in free agency, il proprietario e il front office sembrano sbagliare ogni singola mossa…
Iniziamo dal Draft del 2009: i Knicks avevano l’ottava scelta ed erano talmente focalizzati sul chiamare Stephen Curry che quando gli Warriors lo hanno scelto alla n.7, New York si è lanciata su… Jordan Hill. Che non era poi tanto male, ma a disposizione c’erano ancora DeMar DeRozan, Brandon Jennings, Jrue Holiday, Jeff Teague, Taj Gibson e Danny Green. Hill poi non rese molto al suo primo anno, e i Knicks decisero di scambiarlo dopo sole 24 partite.
Una delle sconfitte più imbarazzanti fu contro i Mavs nel 2009/10, quando persero di 50 punti. E sempre in quella stagione i Knicks hanno perso di 44 punti contro i Bucks e di 37 contro i Nuggets, prima che il coach venisse sollevato dall’incarico. Niente male.
Attualmente, hanno ingaggiato molte ali forti, pur avendo scelto un’ala come Kevin Knox al draft dello scorso anno. Hanno anche scambiato l’All-Star Kristaps Porzingis, assieme a Tim Hardaway Jr, Courtney Lee e Trey Burke per Dennis Smith Jr, due scelte al primo giro e i contratti in scadenza di Wesley Matthews e DeAndre Jordan. In seguito, però, Matthews si è trasferito a Milwaukee e Jordan ha firmato con Brooklyn.
No, neanche in prospettiva si vedono grossi miglioramenti. Anzi.
Philadelphia 76ers (315-489)
I Sixers saranno anche pretendenti al titolo quest’anno, ma ciò deriva da sviluppi recenti dopo anni e anni fra le peggiori squadre della Lega. All’inizio del decennio, i Sixers rifirmarono Allen Iverson (novembre 2009) con un contratto al minimo non garantito. La leggenda dovette però lasciare la squadra per occuparsi della figlia malata e per dare priorità alla sua famiglia. Philadelphia, nel mentre, chiuse la stagione con un record di 27-55.
Nella stagione successiva Phila riuscì a qualificarsi per i Playoffs con una percentuale di vittorie del 50% (per poi perdere al primo turno), in una Eastern Conference davvero di basso livello. Conquistarono l’accesso alla post-season anche nella stagione successiva, quella del lockout, con un record di 35-31, eliminando poi i Bulls, martoriati dagli infortuni. Per qualche motivo, però, i Sixers non riuscirono a proseguire su quella strada e iniziarono a scendere in classifica, negli anni in cui, alla fine, prendeva vita “The Process”.
Iniziarono infatti a dar via i loro migliori giocatori in cambio di scelte, nella speranza di pescare il talento della prossima generazione. Fra il 2013/14 e il 2015/16, Philadelphia perse 63, 64 e 72 partite e nell’ultimo anno iniziarono con un incredibile record di 1-30, per poi quasi “pareggiare” (all’inverso) il record di 73 vittorie dei Warriors…
Ci furono anche varie vicissitudini nel management. Jerry Colangelo fu assunto in qualità di consulente speciale e direttore delle Basketball Operations., il quale assunse poi D’Antoni come vice-allenatore, con l’ottica di farlo poi diventare head coach. Insieme, i due forzarono la mano di Sam Hinkie, che finì per dimettersi da GM ed esssere sostituito dal figlio di Jerry Colangelo, con una decisione che non sorprese assolutamente nessuno.
Ma il vertice dei Sixers era appena iniziato.
Okafor venne tenuto fuori per moltissimo tempo, mentre i Sixers cercavano di scambiarlo. Brett Brown, tra molti rumors, mantenne il posto di capo allenatore dopo che D’Antoni venne assunto dai Rockets. Colangelo continuò ad affermare pubblicamente che non c’erano ragioni mediche per le quali Fultz non stesse giocando. Il figlio Bryan criticò Brown, mancò di rispetto a Embiid e rese pubbliche informazioni mediche riservate. Fortunatamente, finì per dimettersi, ma non prima che suo padre minacciasse di “danneggiare i rapporti dei Sixers con la NBA”…
Questa saga, oggi, è finalmente giunta al termine. Staremo a vedere se una squadra costruita attorno a un centro di altissimo livello come Embiid e a una “non-shooting guard” dalle straordinarie doti fisiche come Ben Simmons potrà risollevare il destino dei Sixers.
New Jersey/Brooklyn Nets (300-504)
I Nets potranno anche aver firmato nomi importanti quest’estate, ma la svolta che li ha portati qui è iniziata solamente tre anni fa. E preparatevi, perché il viaggio che andremo a ripercorrere è lungo e travagliato.
Il loro decennio inizia nel 2009/10 con il peggior inizio della storia dell’NBA (0-18). Proseguirono perdendo 40 delle loro prime 43 partite, per arrivare poi al record di 4-46, pareggiando il peggior record in 50 partite nella storia dei tre principali campionati sportivi americani (NBA, MLB e NHL). Chiusero la stagione con 12 vittorie.
Nel 2010 Mikhail Prokhorov acquistò una quota di maggioranza dei Nets e promise di portarli ai Playoffs entro un anno, e di arrivare al titolo entro cinque anni. Nonostante i proclami, i Nets non sono mai andati oltre il secondo turno in questo decennio. Oltretutto, pur avendo la più alta possibilità di ottenere la scelta numero 1 al Draft 2010, ebbero la sfortuna di pescare solamente alla 3, con cui chiamarono Derrick Favors.
Iniziarono la stagione successiva con un record di 17-40, mentre si vociferava di un loro interesse per Carmelo Anthony. Billy King non riuscì mai ad arrivare a Melo e allora imbastì uno scambio con i Jazz, ottenendo Deron Williams in cambio di Derrick Favors e una scelta al primo round. Per il disappunto dei tifosi, dopo la trade fecero registrare 7 vittorie e 18 sconfitte. Prima della fine della stagione, poi, scambiarono due giocatori e la prima scelta del 2012 (con cui Portland chiamò Damian Lillard…) per Gerald Wallace.
Appena prima dell’inizio della stagione 2012/13, invece, scambiarono cinque giocatori, la loro prima scelta al Draft 2013 e la scelta al secondo round del 2017 in cambio di Joe Johnson. Iniziarono la stagione con un record di 14-14 e chiaramente licenziarono l’allenatore.
Nella stagione successiva, ingaggiarono Jason Kidd, che non aveva alcuna esperienza da coach ma era un nome altisonante da accostare alla franchigia. Ed è allora che ebbe luogo la famose trade con i Boston Celtics.
I Nets diedero via cinque giocatori più tre scelte non protette (che diventarono Jayson Tatum, Jalen Brown e Collin Sexton) per Kevin Garnett, Jason Terry e un Paul Pierce ormai oltre il suo prime.
Per rendere l’idea di come andarono le cose in quel di Brooklyn, basta dire che nel 2014 “The Truth” sarebbe entrato in free agency, affermando pubblicamente quanto la franchigia fosse pessima…
I Nets iniziarono la stagione successiva con 18 vittorie e 28 sconfitte, prima di scambiare Garnett per Thad Young nel febbraio 2015. La debacle proseguì poi con i tentativi di scambiare Williams, continuamente vittima di infortuni – finirono per rescindergli il contratto a fine stagione.
I Nets iniziarono il 2015/16 con un record di 7-20, e a gennaio 2016 Lionel Hollins e Billy King vennero licenziati. Chiusero con un record di 21-61, mentre lasciavano a Boston la loro terza scelta.
Fortunatamente, dopo l’avvento di Seaun Marks e di logiche più lungimiranti nelle scelte del front office, ora i Nets sono messi decisamente meglio. Firmati Kevin Durant e Kyrie Irving, al fianco di un ottimo young core (Dinwiddie, Allen, LeVert e Harris) e guidati da coach Kenny Atkinson (che ha fatto un gran lavoro nel cambiare la cultura di squadra e portando i Nets ai Playoffs nella scorsa stagione), ora quella che era la “seconda squadra di NY” ha prospettive interessanti per il futuro. E sembra aver imparato dai propri errori.
Minnesota Timberwolves (288-516)
I Minnesota Timberwolves hanno il peggior record all-time dell’intera Lega, e l’ultimo decennio non è andato meglio.
Tanto per cominciare, nel Draft 2009 hanno chiamato ben due guardie prima di Stephen Curry. Scelsero infatti Ricky Rubio alla n.5 (decisione comprensibile, visto ciò che lo spagnolo aveva fatto vedere in Europa) e Johnny Flynn alla n.6 (ecco…). Avevano anche altre due scelte al primo giro e due al secondo, con cui però non hanno combinato granché, anzi – pur in un Draft in cui avrebbero potuto scegliere Curry, DeRozan, Jrue Holiday, Teague, Collison, Gibson, Carroll, Beverley e Mills, solo per citarne alcuni.
E non fu nemmeno l’ultima volta in cui si resero protagonisti di un pessimo Draft. Nell’anno seguente, infatti, scelsero Wesley Johnson alla n.4, prima di gente come Cousins, Hayward, Paul George e Bledsoe. Nel 2011, poi, chiamarono Derrick Williams con la seconda scelta, davanti a Valanciunas, Kemba Walker, Klay Thompson, Leonard, Vucevic, Tobias Harris, Butler e i gemelli Morris. Nel 2013 scelsero Trey Burke alla n.9, quando invece avrebbero potuto prendere McCollum, Adams, Antetokounmpo, Schröder o Gobert.
Quanti rimpianti…
Nel 2014 diedero via Kevin Love e ottennero la pick numero 1, Andrew Wiggins, che ancora oggi deve dimostrare di valere il contratto firmato con Minnesota. In quel Draft c’erano anche Embiid, Aaron Gordon, Smart, Randle, Gary Harris, Bogdanović e Jokić. Se non altro, alla 13 azzeccarono la scelta chiamando Zach LaVine.
Nel 2016 i Timberwolves scelsero invece Kris Dunn con la chiamata n.5. Certo, Dunn è stato straordinario in difesa nell’ultima stagione giocata con i Bulls, ma al suo posto Minnesota avrebbe potuto prendere gente come Buddy Hield, Jamal Murray, Domantas Sabonis, Caris LeVert, Pascal Siakam o Malcolm Brogdon.
Le peggiori stagioni del loro decennio, in ogni caso, sono state senz’altro nel 2009/10 (15 vittorie), nel 2010/11 (17 vittorie), e nel 2014/15 (16 vittorie). Sì, sono arrivati ai Playoffs nel 2018 con Jimmy Butler in squadra, ma quella è stata l’unica stagione negli ultimi 10 anni in cui hanno vinto più di 40 partite. E, a quanto sembra, questa stagione non andrà molto meglio…
Sacramento Kings (287-517)
I tifosi di Sacramento sono probabilmente fra i più leali della Lega, ma anche fra i più maltrattati. Molto spesso la loro squadra è sembrata promettente a inizio anno, ma, 82 partite dopo, i Kings finivano regolarmente per fallire la qualificazione ai Playoffs…
Se i T-Wolves sono famosi per le loro pessime scelte, i Kings nel complesso sono andati anche peggio per quanto riguarda le pick al Draft e lo sviluppo dei giocatori. E dire che non era cosa semplice… Ma andiamo per ordine, partendo da inizio decade.
Per cominciare, nel 2009 usarono le chiamate n.9 e n.23 per prendere Tyreke Evans e Omri Casspi. L’anno successivo, scelsero Bismarck Biyombo alla n.7 e riuscirono a ottenere la chiamata n.10 per poter scegliere… indovinate chi? Jimmer Fredette. Sappiamo tutti cos’è successo.
Nel 2012, con la quinta pick, chiamarono invece Thomas Robinson. Non l’avete mai sentito nominare? Eccovi spiegata quanto è stata pessima la scelta dei Kings.
Nel 2013, poi, presero Ben McLemore alla n.7, in un momento in cui avevano un frontcourt di basso livello e con parecchi ottimi lunghi a disposizione nel Draft. L’anno dopo, nel 2014, chiamarono Nik Stauskas alla n.8 – di nuovo una guardia, con un potenziale pure inferiore a quello di McLemore. Nel 2015, però, avevano di nuovo una scelta alta. Ebbene? Presero Willie Cauley-Stein, alla n.6. Anzi che, per fare dei nomi: Myles Turner, Devin Booker, Justice Winslow e Kelly Oubre Jr…
Nella stagione successiva presero Marquese Chriss alla n.8 e lo diedero ai Suns in cambio di Bogdan Bogdanovic, con una mossa sorprendentemente buona rispetto ai loro standard. Tuttavia, dai Suns ebbero anche la tredicesima scelta con cui scelsero Georgios Papagiannis, da molti previsto per la metà o la fine del secondo giro. Il greco ha lasciato l’NBA dopo poco più di due anni.
Nel 2017, infine, è stato il momento di Zach Collins (scelta n.10), poi scambiato, quando invece avrebbero potuto chiamare Donovan Mitchell, Bam Adebayo o Jarrett Allen.
Non c’è quindi da stupirsi se, nel corso dell’ultimo decennio, hanno vinto più di 30 partite solamente in tre stagioni, mentre nelle altre sette hanno vinto poco più di 20 partite su 82. Di recente, i Kings hanno licenziato l’head coach Dave Joerger, nonostante avesse portato la squadra a 39 vittorie, il risultato più alto dal 2005/06.
Pare che Vlade Divac avesse una predilezione per Luke Walton, visto che lo ha assunto solamente tre giorni dopo il suo licenziamento dai Lakers. Con cui era stato terribile, possiamo dirlo? E non solamente sul campo, visto che il tecnico è stato accusato di violenza sessuale dalla reporter Kelli Tennant.
E oggi i Kings hanno vinto solo 15 delle loro prime 38 partite stagionali, con una serie di 8 sconfitte in fila appena conclusa. Sembra improbabile, quindi, che non arrivi la 14esima stagione consecutiva senza partecipare ai Playoffs.
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Questo articolo, scritto da Krystelle Tobias per Sportskeeda e tradotto in italiano da Davide Corna per Around the Game, è stato pubblicato in data 5 gennaio 2020.