FOTO: USA Today Sports

Questo articolo, scritto da Trevor Booth per Bright Side of the Sun e tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game, è stato pubblicato in data 23 giugno 2021.


Nelle prime due partite della serie tra Phoenix Suns e Los Angeles Clippers, Cameron Payne ha mantenuto un approccio mentale molto solido.


“Onestamente, si tratta solamente di rimpiazzare al meglio Chris Paul. Cerco solo di provare a sostituirlo come meglio riesco”.

In queste due gare Payne, però, è andato decisamente oltre: ha infatti messo a referto un career-high di punti, 29, con un 12/24 al tiro condito da 9 assist. Numeri fatali per i Clippers, ora sotto – ancora – 0-2 e, con grande probabilità, destinati a dover fare in conti anche con CP3 in Gara 3.

Payne ha segnato 16 punti nel primo tempo, colmando le mancanze provvisorie di Devin Booker e Mikal Bridges, che insieme avevano iniziato la gara con un 3/13 dal campo. Poi, 7 dei punti di Payne, con 3/4 dal campo, si sono visti nel terzo quarto, dove Phoenix ha toccato un vantaggio di 8 punti. Negli ultimi 12′, infine, son arrivati 5 dei suoi 9 assist.

Nella post-game press conference (QUI il racconto completo) coach Monty Williams si è detto molto soddisfatto di questa prestazione: “Payne è stato incredibile, la sua abilità di penetrare e segnare è stata cruciale per noi”.

Insieme a Booker ed Ayton, Cam ha avuto il miglior plus/minus di squadra e ha concretizzato al meglio le transizioni – 17 punti “off turnovers” su 10 palle perse dei Clippers – e le conclusioni nel pitturato, dove Phoenix ha segnato il doppio dei punti di LA in Game 2 (60-30).

Il numero #15, dopo una nottata memorabile, ha anche parlato dell’azione che ha portato alla schiacciata decisiva di Deandre Ayton a pochi decimi di secondo (0.9) dalla fine:

“Non credevo ai miei occhi, dopo quella schiacciata. Booker è stato molto altruista, sacrificandosi e portandogli un blocco cruciale. Molti altri non avrebbero fatto solo stesso, quindi giù il cappello per Devin”.

Cosa vuol dire fare le veci di un gocatore e un leader come Chris Paul?

“Se mi viene chiesto di essere molto aggessivo e attaccare spesso il ferro, ci provo. Se invece devo far girare maggiormente la palla, penso di più a non perdere palloni. Cerco di acquisire l’identità di CP3 quando la squadra ne ha bisogno.”

La Phoenix di oggi è anche questo: sacrificio e comunicazione. Anche fuori dal campo:

“Parlo con CP3 ogni giorno, è uno che comunica costantemente, come pochi altri. E questo è un fattore importantissimo per il nostro gruppo”.