Il playmaker dei Washington Wizards è pronto per gli NBA Global Games di Londra. L’internazionale ceco, alla terza stagione Oltreoceano, ha risposto alle domande dei giornalisti di tutta Europa in occasione di una Conference Call organizzata dalla NBA.
Tomas Satoransky sta vivendo la sua terza stagione in NBA con i Washington Wizards. Il playmaker nato a Praga nel 1991 si era fatto conoscere in Europa grazie alle positive stagioni disputate in ACB ed Eurolega tra le file del FC Barcelona, dopo essere cresciuto cestisticamente nel CB Sevilla, assieme ad altri giovani continentali che stanno sfondando in NBA come Kristaps Porzingis e Willy Hernangómez.
Le tormentate condizioni fisiche di John Wall, che la scorsa stagione ha disputato solo 41 partite e quest’anno 32, hanno aperto le porte della titolarità e aumentato notevolmente il minutaggio di Satoransky, che sta cercando di approfittare al meglio di tutte le opportunità che gli si presentano. Il ceco è particolarmente emozionato in vista della sfida degli NBA London Games 2019, che si terrà alla O2 Arena giovedì 17 gennaio, tra i New York Knicks e gli Washington Wizards. Di questo ed altro ha parlato in occasione di una Conference Call organizzata da NBA Europe.
Quanto sarà speciale per te giocare a Londra con i Wizards, essendo tu della Repubblica Ceca e avendo parenti che verranno alla partita? Cosa provi per il fatto di giocare in Europa con la tua squadra NBA?
Sarà incredibile per me, in quanto europeo, tornare in Europa e poter giocare una partita NBA davanti ai miei familiari, amici e appassionati del continente. Sarò sicuramente molto emozionato e non vedo l’ora. Speriamo di riuscire a portare a casa la vittoria giocando una bella pallacanestro – come stiamo cercando di fare ultimamente nel corso della stagione.
I Wizards stanno soffrendo parecchi infortuni questa stagione, come li state prendendo come squadra? Sperate ancora di poter tornare in zona Playoffs? Che atmosfera si respira in spogliatoio?
Il nostro obiettivo è sempre lo stesso: cercare di migliorare ogni giorno come squadra e cercare di vincere tutte le partite possibili. Evidentemente non siamo partiti così bene come avremmo sperato, le nostre aspettative erano maggiori, ma le cose ora vanno così. Credo che recentemente abbiamo giocato meglio, soprattutto per quanto riguarda l’energia: siamo stati capaci di restare solidi durante tutta la durata degli incontri. Dobbiamo continuare così, e speriamo che questa sia la strada per conquistare più successi. In ogni caso, è ancora presto per noi per individuare degli obiettivi per la stagione, soprattutto considerano la posizione nella quale ci troviamo, anche se il campionato è sempre aperto e ci troviamo solo a tre vittorie dall’ottavo posto. Dobbiamo migliorare e speriamo di poter lottare per le posizioni che contano.
Questa è la tua terza stagione in NBA: qual è l’aspetto che ti manca di più della pallacanestro europea? E qual è la cosa migliore dell’NBA comparandola con l’Eurolega?
Domanda complicata. Ci sono parecchie differenze tra Eurolega ed NBA. L’importanza delle partite in Europa è sempre molto elevata e ogni posizione conta – un po’ come nei Playoffs in NBA – e credo che la maggior differenza è che lì prendi ogni partita come una questione di vita o morte. Forse l’atmosfera che trovi giocando in diverse nazioni con tifoserie differenti è quello che mi manca di più: andare a giocare in Seria o in Grecia, e trovarti in quello che possiamo definire “un inferno”. D’altro canto, l’NBA è un catalizzatore per gli appassionati, con giocate spettacolari e uno stile differente per i tifosi. Sto vivendo questa passione sulla mia pelle, e poi giocare contro i migliori del mondo è veramente indescrivibile.
I Wizards hanno perso recentemente John Wall per infortunio. Com’è cambiata la squadra senza di lui e nello specifico com’è cambiato il tuo ruolo in suo assenza?
È una defezione ingente per noi – e non abbiamo perso solo John, ma anche Markeiff Morris e Dwight Howard all’inizio della stagione. Dobbiamo trovare la maniera e imparare a giocare senza di loro. Comunque, ci siamo trovati nella stessa situazione anche l’anno scorso. Da parte mia, ho guadagnato fiducia grazie alle 30 partite giocate come titolare nel 2017/2018. Sono cambiate molte cose e vari giocatori hanno fatto un passo avanti. In questo momento stiamo cercando di dinamizzare maggiormente l’attacco, mantenendo in ogni caso la nostra durezza e solidità difensiva.
La tua prima partita in America era stata contro i Bulls e avevi segnato 35 punti. Avevi potuto giocare per gli infortuni di alcuni compagni, e questo succede spesso in NBA. Qual è quindi la differenza tra le opportunità offerte dall’NBA rispetto all’Eurolega?
Certo, c’è una grande differenza, soprattutto per i giocatori che vengono dall’Europa, perché devi sempre dimostrare qualcosa in America. Non importa quello che hai fatto prima in Eurolega. È la stessa cosa anche per Luka Doncic, ‘the special one’, che ha dimostrato il suo valore dalle prime partite. Ma per altri giocatori serve più tempo, ed è complicato dal punto di vista mentale, soprattutto perché eri abituato a giocare in Europa e sapevi quello che potevi fare. Per me non è stato facile, ma credo che il secondo anno mi sono fatto trovare pronto quando John si è fatto male e ho avuto la mia opportunità.
Ci sono differenze per i giovani giocatori che in Europa che sono abituati a stare più tempo in campo per mettere in mostra le proprie qualità?
In NBA, e soprattutto nella nostra squadra, c’è una differenza enorme tra i titolari e i giocatori che partono dalla panchina. Nel corso delle mie numerose stagioni europee ho avuto parecchie occasioni per giocare e dimostrare il mio valore, nonostante fossi molto giovane. Con il Barça, ad esempio, avevamo cambiato quintetto un sacco di volte e mi ero abituato.
Cosa ti aspetti dal pubblico della O2 Arena in occasione degli NBA Global Games? Hai già parlato con qualcuno che sarà a Londra?
Per me è tutto nuovo. Non ci ho mai giocato, e non ho mai parlato con qualcuno che l’abbia fatto. So che ci saranno parecchi calciatori della Premier League in prima fila, e poi contro i Knicks… È una squadra che ha fan dappertutto, quindi credo che loro giocheranno praticamente in casa in questo tipo di evento: si vedono magliette di NY un po’ ovunque. Mi aspetto una tifoseria completamente a loro favore – e a questo siamo abituati, quindi ci sta.
Cosa ne pensi dei vostri rivali della sfida di Londra? Ci sono dei tuoi ex compagni di squadra come Mario Hezonja (e l’infortunato Kristaps Porzingis). Sei emozionato per giocare proprio contro la loro squadra, rispetto a qualsiasi altra partita?
Per me è sempre speciale giocare contro i miei ex compagni europei. Parliamo spesso e usciamo sempre insieme prima delle partite, soprattutto contro Kristaps, che oltretutto è uno dei miei migliori amici. Purtroppo non credo proprio che sarà in grado di giocare, per via dell’infortunio che l’ha mantenuto fuori per tutta la stagione. Mario invece sta giocando molto bene con i Knicks, è un attaccante sempre pericoloso. Sarà sicuramente emozionante giocare contro giocatori con i quali ho convissuto in Europa, e che quindi sentiranno le mie stesse sensazioni riguardo a quest’incontro.
Ultimamente sei migliorato molto al tiro. Merito anche delle maggiori opportunità e della fiducia del coach? Come si migliorano le proprie capacità?
È importante avere sempre fiducia in se stessi quando si gioca in NBA, anche se è complicato quando non scendi in campo. Giocare di più e farlo come titolare mi ha aiutato in questo, e anche ad essere più aggressivo: sia i miei compagni che il coach mi spronano a tirare ogni volta che ne ho l’occasione, e le buone percentuali negli ultimi due anni mi hanno dato fiducia. Il rispetto dei compagni è chiave in questo senso, e spero di poter godere di maggiori responsabilità nei prossimi incontri.
Sembra che tu stia sviluppando un’ottima chimica con il centro Thomas Bryant, una delle rivelazioni dei Wizards di quest’anno. Con lui sembri giocare quasi come con Jan Vesely… come vedi Thomas in campo? Pensi che possa avere qualcosa in comune con Vesely?
Sarebbe fantastico se trovassi con lui la stessa connessione che ho con Jan, perché con Jan ho giocato assieme per talmente tanti anni… È facile, comunque, giocare con Thomas: sai sempre quello che può apportare, ovvero molta energia sia in attacco che in difesa. Oltretutto, è anche un ragazzo fantastico fuori dal campo, quindi credo che sia esattamente quello di cui avevamo bisogno.
Avete affrontato i Knicks già un paio di volte questa stagione, battendoli in entrambe le occasioni. Questo vi dà ottimismo o credi che la partita di Londra sarà completamente un’altra cosa?
Abbiamo un ottimo record contro i Knicks nell’ultimo paio di anni e abbiamo sempre affrontato le sfide contro di loro con fiducia. A Londra sarà comunque diverso: tutti saranno emozionati per il fatto di giocare per la prima volta in un ambiente così differente e con tifosi diversi. Non credo ci sia un favorito. Noi abbiamo vinto le sfide precedenti, ma dipende da come reagiremo davanti a un pubblico particolare e in un contesto diverso. Ovviamente, faremo tutto quando in nostro potere per poter vincere la partita.