Risponde il General Manager dei Milwaukee Bucks, una della squadre più interessanti della Lega e attualmente una delle più in forma .
Milwaukee ha un roster giovane, che comprende anche l’ex campione NBA Matthew Dellavedova. Qual è il suo contributo, in questi Bucks? Sarà necessario un altro giocatore di esperienza come lui, o magari due, per raggiungere le Finals?
Il core del nostro roster – Giannis Antetokunmpo, Khris Middleton, Eric Bledsoe, John Henson e Malcolm Brogdon – ha giocato i Playoffs in tre delle ultime quattro stagioni. Abbiamo affrontato delle serie molto dure con Toronto Raptors, Boston Celtics e Chicago Bulls. Siamo cresciuti, tutti hanno maturato esperienze importanti, in post season e non. Credo che tutto questo ci dia delle chance di migliorare i nostri recenti risultati – il nostro obiettivo è raggiungere il secondo turno e poter essere competitivi; e oltretutto abbiamo aggiunto al roster personalità di grande importanza come Brook Lopez ed Ersan Ilyasova, che hanno disputato i Playoffs più volte in carriera. Poi è arrivato coach Mike Budnholzer, che ha fatto parte per 19 anni degli Spurs e vinto con questa organizzazione quattro titoli NBA; ha sempre portato gli Atlanta Hawks in post-season e addirittura ad un primo posto ad Est con una Regular Season da 60 vittorie.
Quanto è importante la nuova filosofia portata a Milwaukee da coach Budenholzer?
Il sistema portato dall’head coach si è dimostrato senza dubbio adatto al nostro roster, e viceversa. Ha infuso in molti giocatori maggiore sicurezza e libertà nel prendersi dei tiri, permettendo così ad Eric e Giannis di avere maggiore spazio e attaccare un solo difensore alla volta, non un’intera squadra. Nella metà campo difensiva siamo più disciplinati e consci dei nostri mezzi. Sappiamo cosa stiamo facendo e in che direzione stiamo andando. Questo è merito tanto dei giocatori quanto dello staff tecnico, e da qui partiamo per costruire una stagione importante.
L’ottimo inizio di Regular Season ha ridefinito gli obiettivi dei Bucks?
La risposta è: no. Il nostro obiettivo è sempre lo stesso, migliorarci rispetto all’anno scorso. In questa Lega siamo una squadra relativamente giovane e sarebbe da irresponsabili alzare l’asticella per un inizio stagionale positivo. Vogliamo portare a termine una stagione importante, fare più strada possibile nei Playoffs e continuare a seguire il nostro obiettivo, ovvero diventare una squadra di vertice per un periodo prolungato di tempo.
Qual è l’impatto della nuova arena sulla cultura dell’organizzazione?
Enorme. Dal primo all’ultimo membro della franchigia c’è un’energia giovane, fresca ed eccitante. Quando i proprietari Marc Lasry, Wes Edens, Jamie Dinan e Mike Fascitelli hanno rilevato la franchigia, hanno investito molto in tutto questo. Hanno affidato la presidenza a Peter Feigin – una figura dinamica, energica, creativa e piena di idee – e poi nominato me come General Manager. Hanno assunto come head coach Mike Budenholzer, che pur avendo una grande esperienza in NBA è ancora relativamente giovane, come tutti noi. E guardando al roster, poi, abbiamo una giovane superstar come Giannis, All-Star e All-NBA due volte di fila. La gente vede tutto questo. E in più abbiamo una nuova practice facility, una nuova sede commerciale, una nuovissima arena all’avanguardia: è impossibile venire ogni giorno a lavorare qui e non essere eccitati per quello che sta succendo nela città di Milwaukee, nello stato del Wisconsin. Il nostro obiettivo è rendere quello dei Bucks un brand globale e ho visto coi miei occhi cosa voglia dire. Ho viaggiato molto in Europa, in Africa e in altre regioni, e ho visto basket ovunque. Ho visto in giro una marea di maglie di Antetokounmpo, ad esempio. E qualche volta quella di giocatori come Ilyasova, o di altri Bucks, e questo è quello di cui abbiamo bisogno per diventare “globali”. E’ il nostro obettivo, e lo è forse più che mai per Milwaukee: come non esserne eccitati?
Poco più di un anno fa sei stato nominato GM. Deve essere stato un momento emozionante. Com’è stato questo primo anno?
Dodici mesi entusiasmanti, personalmente e professionalmente. Sentivo di essere pronto e preparato per l’occasione, ma soltanto un anno dopo credo che io e il mio team abbiamo imparato tanto, siamo migliorati molto e continueremo a farlo. Per me c’è ancora da imparare e per la franchigia molte aree in cui crescere, ma sono molto orgoglioso di quanto fatto fin qui. Orgoglioso del roster, dello staff tecnico, del modo in cui lavoriamo, del nostro scouting, delle nostre operazioni e dell’aria che si respira dentro l’organizzazione.
Anche dopo la partenza di LeBron, andato ai Lakers, si tende a parlare più di Celtics, Sixers e Raptors per la Eastern Conference, piuttosto che dei Bucks. Questo vi innervosisce o è uno stimolo in più per dimostrare che anche voi siete una legittima contender?
Sicuramente il trasferimento ad Ovest di LeBron James ha aperto una possibilità per tutti – Toronto, Boston, Philadelphia, Indiana e per come sta giocando anche Detroit. Tutti dentro alla nostra organizzazione, a partire dal roster e dallo staff tecnico, sono convinti che in questa corsa ci siamo anche noi. Magari non in prima fila, ma ci siamo. Non passiamo il tempo ad ascoltare quello che viene detto di noi e non ci infastidisce se non ci considerano al livello delle altre favorite. Ci preoccupiamo di migliorare continuamente il nostro gioco, di affrontare nel modo giusto la prossima partita e facciamo tutto con una mentalità “day-by-day”. Vogliamo essere la miglior versione possibile di noi stessi: se questo accadrà e se non avremo problemi di infortuni, credo che a fine anno saremmo soddisfatti.
State giocando un’ottima pallacanestro in attacco, ma il cambio di marcia è avvenuto in difesa. Oggi siete la miglior squadra della Lega per numero di tiri contestati. Cos’è cambiato rispetto all’anno scorso?
L’attacco funziona, non c’è dubbio. Tiriamo e segniamo tanto da tre, muoviamo la palla, riusciamo a finire spesso al ferro. Siamo uno dei migliori attacchi della Lega. Ma il vero cambiamento, il vero “pane con burro” che abbiamo oggi è la difesa, su cui dobbiamo continuare a lavorare come stiamo facendo. Oltre al numero di tiri contestati, siamo secondi nella NBA per Defensive Rating e questa è una cosa molto importante, così come lo è essere tra le prime due per steal percentage, percentuale al tiro (sia dal campo, sia da tre) degli avversari. Come mai siamo migliorati così tanto? In parte è merito dei nuovi innesti, Brook Lopez ed Ersan Ilyasova, due che non sono considerati difensori eccezionali… ma abbiamo studiato analytics avanzate e le loro qualità in questa metà campo emergono chiaramente. Sia a rimbalzo che per punti concessi, c’è differenza tra i momenti in cui i due sono in campo e quelli in cui siedono in panchina. A rimbalzo soprattutto abbiamo fatto enormi passi avanti. Tutto questo è stato frutto, ovviamente, anche del lavoro dello staff tecnico. Budenholzer parla ogni giorno della metà campo difensiva alla squadra ed è qui che assegna maggiori responsabilità ad ogni membro del roster. In attacco, ai giocatori è lasciata una certa indipendenza e libertà di scelta; in difesa, invece, ci sono principi, regole e meccanismi che devono essere sempre rispettati. Finora i ragazzi hanno svolto un lavoro eccezionale, come confermano i dati difensivi e il nostro andamento generale.