Il due volte MVP ha rimesso in piedi i Bucks con una prestazione degna del miglior Abdul-Jabbar. Domani sera una “pivotal” Game 4.

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Questo articolo, scritto da Marc J. Spears per The Undefeated e tradotto in italiano da Marco Cavalletti per Around the Game, è stato pubblicato in data 12 luglio 2021.
Molto prima che Giannis Antetokounmpo nascesse, nel 1971 Kareem Abdul-Jabbar guidava i Milwaukee Bucks al loro primo e unico titolo NBA, esibendo un dominio del pitturato del tutto incontrastato. E se le speranze di tutto il Wisconsin di alzare un secondo stendardo sono ancora vive, è grazie ad un Antetokounmpo che in Gara 3 ha vestito i panni dell’uomo precedentemente noto come Lew Alcindor.
Nel tentativo di chiudere la serie agguantando un insormontabile 3-0, infatti, i Phoenix Suns si sono infranti contro un dio greco che, oltre a catturare 13 rimbalzi, ha rovesciato sulla testa di Phoenix 41 punti, non tirando mai da più lontano di un metro e mezzo dal canestro. In questa post-season, Antetokounmpo è ora a tre partite da almeno 40 punti e 10 rimbalzi, due delle quali sono arrivate nelle NBA Finals. Anzi, nelle ultime due gare.
Il record all-time per numero di partite con almeno 40 punti e 10 rimbalzi è 5, e appartiene ad Abdul Jabbar (1977) e a Shaquille O’Neal (2000).
“Guardare Giannis giocare mi fa pensare non solo a quello che è, ma a quello che potrebbe essere”, ha scritto una volta Abdul-Jabbar, parlando della star dei Bucks sul Time.
Nelle Finals del 1971, Abdul-Jabbar regalò il titolo a Milwaukee tenendo una media di 27 punti, con un 60.5% dal campo fatto di ganci, layup, schiacciate e uno-contro-uno dal post. I Bucks spazzarono via i Washington Bullets, e l’ex Alcindor conquistò gli onori di Finals MVP.
Nella sua prima e – finora – unica vittoria alle Finals del 2021, Antetokounmpo è diventato l’unico giocatore negli ultimi 25 anni a segnare 40 punti in una gara di finale senza alcun canestro da oltre un metro e mezzo dal ferro. I due che si sono avvicinati di più a questo traguardo sono stati LeBron James (due volte) e David Robinson, entrambi con 25 punti nella restricted area.
Antetokounmpo ha segnato tutti i 13 i tiri tentati nella RA (!), anche questo un record negli ultimi 25 anni.
“Quando è così in ritmo, come è stato nelle ultime due partite, devi solo dargli la palla, lasciargli spazio e farlo andare al lavoro”, ha detto Khris Middleton sulla prestazione del compagno.
In Gara 3 Antetokounmpo ha smazzato anche 6 assist (portando a 4.7 la media nelle Finals), aiutando a mettere in ritmo anche Middleton e Jrue Holiday.
Queste le parole nel post-game di Bobby Portis:
“Giannis può scendere in campo e segnarne 40 ogni sera, questo è ovvio. Ma se sono coinvolti anche tutti gli altri, per lui si aprono molte altre possibilità, si creano nuovi mismatch e la difesa non può permettersi di convergere completamente su di lui.”
Con la sua statuaria Gara 3, Antetokounmpo si è unito a Shaq (2000) nell’esclusivo club di giocatori in grado di segnare 40 punti con il 60% dal campo in due partite di finale consecutive.
In tutta la sua carriera, Kareem ha tentato un solo tiro da tre punti… e con tutto il rispetto, forse sarebbe meglio se Antetokounmpo – almeno per ora – seguisse il suo esempio. Nei primi tre round di questi Playoffs, Giannis ha segnato solo 10 delle 55 triple tentate (18%). Nelle Finals, 2 su 9.
In Gara 3, coach Budenholzer ha voluto che il greco giocasse più che mai vicino al ferro, come confermano i suoi 16 tocchi all’interno del pitturato (massimo in carriera). “Rende tutto molto più facile”, ha raccontato Middleton. “Con l’attenzione che attira ogni volta che è in possesso del pallone, il nostro lavoro diventa molto più semplice. Ci garantisce tiri comodi e spazi che altrimenti non avremmo.”
Un’altra cosa che accomuna Abdul-Jabbar e Antetokounmpo è l’imperfezione nei tiri liberi.
In carriera, la leggenda di UCLA ha tenuto una media del 72.1% dalla lunetta. Con i tifosi dell’intera costa orientale (e ora anche quelli dei Suns) a contare i secondi, Giannis ha avuto un rapporto difficile con la linea della carità per tutti i Playoffs. Nelle prime due gare delle Finals, il greco ha sbagliato 12 dei 30 tiri liberi tentati. Tornato a casa in Gara 3, però, Antetokounmpo ha finalmente trovato il suo ritmo, 13/17.
Oltre a tutto questo, Giannis ha costretto il centro titolare dei Suns, Deandre Ayton, a cinque falli, che lo hanno limitato a soli 24 minuti giocati nella partita di domenica. Chris Paul ha eloquentemente affermato a tal proposito: “Che dire? Non è facile giocare con Giannis che ti carica sempre alla massima velocità. (…) Dobbiamo trovare il modo di costruire un muro, e aiutare DA.”
Infine, ciò che avvicina la storica stella dei Bucks all’astro nascente di Sepolia è la team-first mentality.
Nonostante gli innumerevoli record personali, Abdul-Jabbar ha sempre e solo parlato di vittorie di squadra (dentro e fuori dal campo). “Cinque compagni uniti da un obiettivo comune possono ottenere molto di più rispetto a cinque individui di talento che rimangono individui”, disse una volta.
“In campo do tutto me stesso, e lo faccio cercando di fare sempre la cosa giusta per i miei compagni, cercando sempre di mettere la squadra nelle condizioni giuste per vincere.” (Giannis, post-Game 3)
Prima dell’inizio delle Finals, Kareem aveva pronosticato una vittoria dei Bucks per 4-2. Nonostante i Suns siano ora in vantaggio 2-1, l’autorità dimostrata da Giannis nel pitturato in Gara 3 assomigliava sinistramente al leggendario dominio di Abdul-Jabbar nel 1971, quando Kareem trascinò Milwaukee al suo storico, primo (e ad oggi unico) titolo NBA.
Domani sera Gara 4, sempre a Milwaukee. Un’altra “pivotal game”.