Questo articolo, scritto da Justin Quinn e tradotto in italiano da Andrea La Scala per Around the Game, è stato pubblicato in data 1 dicembre 2019 su Double Clutch UK.
A dispetto dall’aver perduto buona parte della stagione in corso e del vedersi restringere il minutaggio al suo rientro, Enes Kanter, lungo dei Boston Celtics, si sente ancora a casa. La striscia vincente se n’è andata da un pezzo a Boston e i minuti del turco sono diminuiti, ma Enes non è particolarmente preoccupato.
A causa di una contusione al ginocchio subita nella partita inaugurale contro i Philadelphia 76ers, Kanter è rimasto seduto in panchina per quasi tutte le dieci partite comprese nella striscia di vittorie dei Celtics, tornando finalmente in azione per soli 5 minuti contro i Dallas Mavericks, dopo aver dovuto saltare sette partite di fila.
In alcune serate è tornato ad avere un minutaggio per lui abituale, come contro i Washington Wizards, quando ha messo a referto 13 punti e 9 rimbalzi in 25 minuti. In altre, invece, soli 5 minuti per lui senza praticamente avere un vero impatto sulla partita.
Dato che si tratta di un giocatore che ha di recente criticato pubblicamente il coaching staff riguardo il proprio minutaggio, sarebbe lecito vederlo come una fonte di problemi per i Celtics. Al contrario, sembra che il big man turco sia abbastanza felice di Boston come sua nuova casa, dove il suo approccio mediatico, tutt’altro che di basso profilo, non è passato inosservato ai media e ai politici locali. Che, anzi, lo hanno ben accolto.
Molto noto per il suo attivismo nel combattere gli abusi ai diritti umani perpetrati nella nativa Turchia e per essersi cimentato nel wrestling professionistico, Kanter è ora pronto ad essere riconosciuto come “Bostoniano”. E, auspicabilmente presto, come un cittadino statunitense.
Enes, per via del suo criticismo diretto all’autocratico leader della Turchia, ha subito una lunga lista di ritorsioni, di cui molte lo hanno colpito da vicino, come le minacce subite dalla sua famiglia ancora residente in Turchia. In alcuni casi, il nativo di Zurigo è stato bersagliato in modo diretto, come quando il governo turco ha provato a chiederne l’estradizione, giustificando la richiesta con i presunti legami di Kanter con i nemici politici del presidente Erdoğan.
Recentemente ha persino iniziato a produrre un proprio show sull’emittente televisiva locale NBC Boston. Ma più di ogni altra cosa, Kanter desidera aiutare il proprio team con il suo notevole carisma, anche quando la partita non è del tutto idonea alle caratteristiche del suo gioco.
“Non vinceremo di certo 82 partite di fila”, ha spiegato il centro tramite Thomas Stackpole di Boston.com. “Questo lo sanno tutti. Perciò quando le cose non andranno per il verso giusto, è molto importante che io sia quel tipo di persona che porta energia positiva all’interno dello spogliatoio, cosa che fa sempre bene. Devo essere inoltre colui che tira su gli animi e che dice alle persone che è importante imparare dai propri errori e andare sempre avanti”.
Ed in un team che annovera ben sette giocatori al primo anno, di errori ce ne saranno di certo, e parecchi. Cosa che non è sfuggita alla terza scelta assoluta del Draft 2011. “Ciò è importante specialmente con i rookie e noi ne abbiamo diversi in squadra. Sto cercando di aiutarli più che posso”.
Kanter si è stabilito nella sua nuova casa accanto ai rookie prendendosi la Greater Boston Area. Senza dimenticarsi di cercare qua e là piccoli frammenti della sua Turchia. “Ho sempre voluto venire a Boston. C’è gente proveniente da tutto il mondo e di tutte le culture, cibo tipico da ogni parte del mondo. E’ una città davvero internazionale”. La storia della città, infatti, la configura come una delle prime piattaforme di “attracco” da parte degli immigrati e Boston oggi tiene ancora fede alla sue origini, rendendo più facile, rispetto ad altre città della sfera NBA, trovare del comfort food turco.
La storia da attivista di Kanter ha reso più complicato il suo amore per il cibo del proprio Paese, sebbene abbia trovato modi per far fronte alle controversie che le sue posizioni politiche hanno suscitato. “Ovunque vada, anche quando siamo in trasferta, la prima cosa di cui vado alla ricerca sono i ristoranti turchi. Il problema è che non posso proprio andare in tutti i ristoranti, in quanto non so mai se saranno schierati con me oppure pro-Erdoğan. Perciò mando prima i miei amici in avanscoperta per capire se è il caso che io ci vada oppure se è meglio lasciar perdere…”
Kanter ha infatti avuto diversi scontri con i sostenitori di Erdoğan, che in alcuni casi lo hanno minacciato per le sue idee politiche. E lui, comprensibilmente, vorrebbe evitare ulteriori episodi del genere, laddove possibile. Il proliferare di manifestazioni di supporto da parte dei politici locali in risposta a questi incidenti non è tuttavia passata inosservata al centro turco.
“Joe Kenndy mi ha messaggiato ed Ed Markey ha twittato qualcosa. Sono stato contattato da senatori, deputati, compagni di squadra, allenatori e tifosi. Mi sono detto – wow, questo è speciale, perché io non sono di qui, sono turco. Ma tutto questo supporto mi fa sentire come se fossi a casa mia”.
Lo schietto centro dei Celtics si è già affezionato a Boston (a dispetto della carenza di minuti giocati). Ma questo non significa che dimenticherà le sue origini, o cesserà di combattere per tutti coloro che non possono lasciare la Turchia come lui ha potuto fare.
“Io ho una speranza, e con quella speranza vivo”, ha detto Kanter tramite Vox’ Jen Kirby, parlando delle possibilità di poter tornare in Turchia. “Non puoi mai perdere la speranza. So che un giorno potrò tornare nel mio Paese, rivedere la mia famiglia, mangiare il cibo cucinato da mia madre, il mio preferito… Non devo perdere la speranza. Ciò che sto cercando di fare è parlare dei problemi del mio Paese affinché un giorno le cose possano migliorare”.
Le possibilità che Enes metta o meno le radici nel Massachusetts potrebbero dipendere in larga parte dal suo rendimento con la maglia dei Celtics, perché la sua permanenza in città è fondamentale in tal senso. Nel frattempo, però, Kanter ha finalmente trovato un posto dove si sente bene e che non pone alcuna restrizione all’espressione del suo libero pensiero.
Questo articolo, scritto da Justin Quinn per Double Clutch e tradotto in italiano da Andrea La Scala per Around the Game, è stato pubblicato in data 1 dicembre 2019.